Una Pasqua con il Papa. L’esperienza di don Fabio

DOn Fabio regge il cero pasquale durante la Veglia presieduta da papa Francesco (Foto Siciliani-Gennari/Sir)

Una Pasqua con il Papa. L’esperienza di don Fabio Senatore, il diacono di Nocera Superiore che ha vissuto il Triduo pasquale nella Basilica di San Pietro. È stato diacono della Parola durante le celebrazioni con papa Francesco. La sua testimonianza alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

“Noi abbiamo paura delle sorprese di Dio; di solito siamo paurosi che Dio ci sorprenda. E oggi il Signore ci invita a lasciarci sorprendere. Andiamo in Galilea a scoprire che Dio non può essere sistemato tra i ricordi dell’infanzia ma è vivo, sorprende sempre. Risorto, non finisce mai di stupirci”.

Quando ho ascoltato queste parole di papa Francesco, pronunciate nella grandiosa Basilica di San Pietro durante l’omelia nella Veglia Pasquale della notte, il mio cuore ha sobbalzato. Non avrei potuto trovare espressione più adatta per descrivere l’esperienza umana e spirituale che avevo avuto la grazia di vivere in quei giorni.

Tutto è cominciato mentre ero impegnato, come molti altri studenti, a seguire le lezioni universitarie in DAD. Una telefonata, una proposta inattesa: servire come diacono durante le celebrazioni del Triduo pasquale presiedute dal Santo Padre in San Pietro.

In quel momento l’incredulità ha ben presto lasciato spazio al timore, come spesso accade quando ci troviamo di fronte a qualcosa di inatteso e che sembra essere al di sopra delle nostre capacità. “Io? Proclamare il Vangelo cantato davanti al Papa? Per tutto il Triduo? Servire all’altare di Pietro?”. Davvero sembrava qualcosa al di sopra delle mie possibilità nonché lontana da ogni mia aspirazione. La prima risposta è stata perciò un timoroso rifiuto.

Veglia pasquale in San Pietro (Foto Siciliani-Gennari/Sir)

La chiamata

Ma come si fa a dire di no al Papa? Soprattutto ho riflettuto su quante volte nella mia vita avessi già fatto l’esperienza di come il Signore chiami a compiti spesso inaspettati non perché ne abbiamo le capacità o il desiderio, ma perché è Lui a vedere in noi qualcosa che a noi stessi sfugge e attraverso la sua opera ci rende capaci e adatti ad ogni compito a cui ci chiama, nonostante noi. Ecco allora nascere la decisione di accettare, accettare di essere sorpresi da Lui, ancora una volta!

Solo pochi giorni prima, insieme al vescovo mons. Giuseppe Giudice, ci era sembrato opportuno rimandare la mia ordinazione sacerdotale prevista per il giovedì in Albis a causa del dilagare dei contagi da Covid-19. Una decisione giusta ma, come si può immaginare, sicuramente dolorosa. Ma il Signore non smette mai di stupire e subito ho intravisto in questa “chiamata”, non solo telefonica, il suo operare sorprendente che lascia sempre stupiti e che se accolto apre a nuove meraviglie di grazia nella nostra vita.

Tuttavia ogni chiamata, oltre all’azione della Grazia, esige una risposta ed un impegno personale che non possono mancare. Per questo decisi di prepararmi al meglio delle mie possibilità contando sul prezioso aiuto del maestro e amico Pietro Russo, direttore del coro polifonico “San Biagio” di San Marzano sul Sarno. Con pazienza ed entusiasmo mi ha aiutato nella preparazione tecnica dei testi da dover proclamare con il canto: i Vangeli della Messa Crismale, la Messa in Coena Domini, della Veglia Pasquale e la preghiera universale del Venerdì Santo.

Il clima di accoglienza

La stessa gentilezza e disponibilità che mi è stata dimostrata fin da subito da parte di tutti i componenti dell’Ufficio liturgico del Santo Padre, dal gruppo dei cerimonieri pontifici, dal maestro delle celebrazioni mons. Guido Marini e dal direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, mons. Marco Pavan.

Un clima di grande professionalità e precisione unita ad altrettanta disponibilità, gentilezza e direi “umanità”, caratteristica che non ti aspetteresti di trovare in certi ambienti dove si ha l’impressione, e il pregiudizio, che tutto sia formale.

Quando in tanti mi chiedono che cosa abbia provato o pensato nello stare lì, nella maestosità della Basilica vaticana con il Papa, i cerimonieri pontifici e numerosi cardinali nella solennità delle liturgie del Triduo, la mia risposta sincera è: “Avevo l’impressione di trovarmi nella mia parrocchia, con il mio parroco, tra i miei ministranti”. Ed è questo che mi ha dato tanta serenità, ha spento ogni ansia e timore, ha fatto sì che potessi gustare spiritualmente ogni momento di quelle celebrazioni così ricche di grazia.

Ciò è stato possibile dal clima direi fraterno e di collaborazione che si è creato tra noi tutti, impegnati per molte ore nella preparazione delle liturgie e nelle prove, ma anche dalla preghiera comune che accompagnava e precedeva ogni nostro incontro.

Veglia pasquale in San Pietro (Foto Siciliani-Gennari/Sir)

Il Papa

E poi la personalità del Santo Padre. La sua umiltà, il suo sguardo di tenerezza in un corpo che risente la stanchezza dell’età e del peso della sua missione, un uomo anziano sì, non diverso dai tanti che conosciamo nelle nostre famiglie e parrocchie, eppure con una straordinaria forza spirituale e umana.

Ha accolto con serietà le tante preghiere che mi erano state affidate e che gli ho consegnato e che, con semplici battute di spirito, è stato in grado di creare una empatia durata ed accresciuta durante quei giorni grazia. È facile dire preghiamo per il Papa, ma da quei giorni pregare per il Papa significa per me pregare per un uomo il cui sguardo si è approfondito nel mio, la cui mano si è posata sulla mia, che mi ha nutrito di Pane e Parola durante i giorni più santi dell’anno.

Il Signore sorprende sempre! Ed io ne sono stato ancora una volta testimone. Racconto questa mia storia perché tutti noi possiamo convincerci di questo, che Dio non si ferma davanti alle nostre delusioni, sconfitte, cadute e timori ma apre sempre strade nuove, a noi chiede solamente di non aver paura delle Sue sorprese.

La Messa del Crisma (Foto Siciliani-Gennari/Sir)

Per questo concludo ancora con le parole del Santo Padre: “Sorella, fratello se in questa notte porti nel cuore un’ora buia, un giorno che non è ancora spuntato, una luce sepolta, un sogno infranto, vai, apri il cuore con stupore all’annuncio della Pasqua: Non avere paura, è risorto! Ti attende in Galilea. Le tue attese non resteranno incompiute, le tue lacrime saranno asciugate, le tue paure saranno vinte dalla speranza. Perché, sai, il Signore ti precede sempre, cammina sempre davanti a te. E, con Lui, sempre la vita ricomincia”.

Don Fabio Senatore

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