Il termine architettura, dal latino architectura, deriva dalla parola architechtus (architetto), parola di origine greca composta dai sostantivi àrche (principio) e tecton (costruttore): primo costruttore o ideatore. Dal punto di vista cristiano, primo “architetto” è stato Dio, ideatore e creatore del cielo e della terra.
Continuamente l’uomo ha realizzato spazi per vivere e svilupparsi; non solo dividendo accuratamente gli ambienti in base alle varie funzioni del vivere quotidiano – mangiare, dormire, lavorare, giocare, pregare – ma anche sperimentando i materiali disponibili e sviluppando diversi stili artistici.
La primigenia architettura è stata donata all’umanità da Dio quando, dopo aver plasmato l’uomo, creato a sua immagine (cfr Gen 1,27), lo collocò in un giardino in Eden (cfr Gen 2,8).
Da sempre il genere umano si è posto domande sulla sua genesi e ha cercato un contatto con il suo Creatore; ciò ha comportato una ricerca continua di spazi, al fine di creare luoghi sacri che permettessero di avvertire la presenza divina: dall’architettura classica, con i suoi templi, al romanico con le sue basiliche; dal gotico, con le grandi cattedrali, al barocco, con i suoi ornamenti e forme scenografiche, e così continuando fino ai giorni nostri.
L’architettura religiosa, di matrice musulmana, ebraica, cristiana o appartenente ad altri credo, ha avuto perennemente il compito di instaurare un incontro tra Dio e l’uomo tramite il rito, la liturgia.
La realizzazione di un edificio sacro è la massima aspirazione per un architetto credente, il quale ha il dovere di ideare e realizzare uno spazio d’incontro tra il trascendente e il terreno, tra l’invisibile e il visibile, tra il Creatore e la sua creatura.
Il mondo dell’arte ha scandito la nostra storia con la sua bellezza, i vari stili e i maestri artigiani.
E la Chiesa è stata la committente più generosa di opere d’arte e la più astuta nell’individuare maestri come Michelangelo, Raffaello, Brunelleschi, Borromini, Bernini, solo per citarne alcuni. Essi hanno creato veri e propri simboli dell’architettura sacra, come Santa Maria del Fiore a Firenze o San Pietro in Vaticano. Sculture, tele e affreschi adornano le nostre chiese e raccontano storie dall’Antico al Nuovo Testamento, la vita di Cristo e dei Santi; una biblia pauperum leggibile da tutti.
Anche il nostro territorio diocesano conserva un patrimonio architettonico e artistico notevole: basta menzionare il Battistero paleocristiano di Nocera Superiore o la splendida facciata in bugnato quattrocentesco della chiesa di San Giovanni ad Angri, i monasteri e conventi millenari presenti nelle nostre città, le architetture e i dipinti dei Solimena.
Dal ‘500 al contemporaneo: la metamorfosi dell’architettura ecclesiastica
Il ‘500 è stato segnato dalla Riforma protestante (1517), dal Concilio di Trento (1545-1563) e quindi della Controriforma cattolica; eventi che hanno molto condizionato l’architettura e il mondo dell’arte.
Lo stile artistico che ha contrassegnato il XVI e il XVII secolo è il barocco; esso ha ridisegnato le piazze delle città, le facciate dei palazzi e stravolto l’architettura ecclesiastica. Il fascino delle figure geometriche permise agli architetti di sviluppare nuovi progetti e sperimentare differenti impostazioni planimetriche. Il barocco è dunque la massima espressione del connubio tra scultura e architettura.
L’architettura barocca considerava gli elementi strutturali – facciate, copertura, colonne – come piani da decorare.
La scultura, tramite elementi e ornamenti, aveva il compito di creare scenografie facendo emergere in maniera evidente il contrasto tra chiaro e scuro. Le chiese in quei secoli presentavano impasti di marmo e materiali preziosi che davano vita a delle vere e proprie macchine scenografiche.
Il barocco si è imposto in maniera decisa sul territorio campano: con la presenza, fra gli altri, di artisti del calibro di Cosimo Fanzago, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice, Angelo e Francesco Solimena, ed edifici come la chiesa del Gesù e la certosa di San Martino a Napoli o San Giorgio a Salerno. Questi illustri personaggi hanno lasciato tracce delle loro espressioni artistiche anche nella zona dell’Agro nocerino-sarnese, anche se la maggior parte degli edifici sacri sono stati ricostruiti o ristrutturati perdendo così lo stile originario.
Nonostante questo molte delle nostre chiese presentano ancora i segni del loro tempo: San Benedetto ad Angri; le chiese del Corpo di Cristo, di Santa Maria del Carmine e di Santa Maria della Purità a Pagani; il Corpo di Cristo, San Matteo e la cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore, quest’ultima ricostruita nel XVII secolo sull’antica chiesa del XI secolo; San Biagio a San Marzano sul Sarno, la Concattedrale di San Michele Arcangelo a Sarno.
Il barocco raggiungerà il suo culmine nel XVIII secolo; per lasciare poi il testimone al neoclassicismo sette-ottocentesco, secoli segnati dai primi scavi archeologici quando viene riscoperta l’arte classica. Vengono progettati numerosi edifici ispirati all’architettura greca-romanica riproponendo così gli impianti e le decorazioni dei templi antichi.
La nostra Diocesi è colma di strutture realizzate, ricostruite o ampliate in questo periodo.
Di notevole interesse sono la basilica di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Pagani, la chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo a San Valentino Torio, San Giovanni a Striano dove si può ravvisare chiaramente l’influenza neoclassica nei prospetti principali, marcati da enormi colonne o paraste sovrastate dal timpano triangolare che richiamo i templi greci, l’interno della chiesa di San Giovanni (1761) a Roccapiemonte.
Il novecento è stato il secolo del Concilio Vaticano II (1962-1965), con una vera e propria riforma liturgica che ha sconvolto il mondo dell’architettura ecclesiastica. Numerosi interventi di adeguamento liturgico nelle chiese antiche hanno ridisegnato la struttura presbiterale.
Le nuove chiese dovevano essere progettate secondo i dettami della Sacrosanctum Concilium e delle Note pastorali per la progettazione delle nuove chiese della Conferenza Episcopale Italiana. Inoltre c’è stato un impegno concreto nell’indire concorsi che potessero dare risposte all’esigenza liturgica, artistica e architettonica richiesta dalle nuove istanze conciliari.
Si passa dall’assistere al partecipare alla Celebrazione della comunità. Vengono proposte strutture secondo forme simboliche nuove come la tenda o la barca.
La nostra Diocesi, nell’ultimo secolo, ha visto la realizzazione di alcuni edifici che sono stati progettati secondo questi concetti. La chiesa di Maria Immacolata e quella di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore, le chiese di San Sisto II e di Gesù Risorto a Pagani, la chiesa di Maria SS.ma in Costantinopoli ad Angri, San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, le chiese di Sant’Alfredo e di Santa Maria delle Grazie a Sarno.
Un’architettura ritenuta fredda e non ospitale. Strutture che, purtroppo, nonostante la loro giovane età, presentano già problematiche di degrado.
Prospettive future
A 60 anni dal Concilio Vaticano II, nonostante i numerosi sforzi delle diocesi e delle comunità parrocchiali, si hanno ancora difficoltà nell’interpretare al meglio le indicazioni consegnateci per la realizzazione di nuovi edifici.
La formazione di figure professionali esperte nel settore, le tecnologie e i nuovi materiali potrebbero aiutare a donare alla comunità ecclesiale strutture che possano far raggiungere il vero e unico scopo a cui un edificio sacro deve rispondere: pregare e avvertire la presenza dell’Altro per poi incontrare e accogliere l’altro.
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