La nostra architettura, viaggio nel patrimonio sacro

Un viaggio nei secoli per comprendere com’è cambiata l’architettura e la costruzione degli edifici sacri, anche nella nostra Diocesi .
Il campanile della Cattedrale di Nocera Inferiore, realizzato su disegno di Francesco Solimena (foto Salvatore Alfano)

Il termine architettura, dal latino architectura, deriva dalla parola architechtus (architetto), parola di origine greca composta dai sostantivi àrche (principio) e tecton (costruttore): primo costruttore o ideatore. Dal punto di vista cristiano, primo “architetto” è stato Dio, ideatore e creatore del cielo e della terra.

Continuamente l’uomo ha realizzato spazi per vivere e svilupparsi; non solo dividendo accuratamente gli ambienti in base alle varie funzioni del vivere quotidiano – mangiare, dormire, lavorare, giocare, pregare – ma anche sperimentando i materiali disponibili e sviluppando diversi stili artistici.

La primigenia architettura è stata donata all’umanità da Dio quando, dopo aver plasmato l’uomo, creato a sua immagine (cfr Gen 1,27), lo collocò in un giardino in Eden (cfr Gen 2,8).

Da sempre il genere umano si è posto domande sulla sua genesi e ha cercato un contatto con il suo Creatore; ciò ha comportato una ricerca continua di spazi, al fine di creare luoghi sacri che permettessero di avvertire la presenza divina: dall’architettura classica, con i suoi templi, al romanico con le sue basiliche; dal gotico, con le grandi cattedrali, al barocco, con i suoi ornamenti e forme scenografiche, e così continuando fino ai giorni nostri.

L’architettura religiosa, di matrice musulmana, ebraica, cristiana o appartenente ad altri credo, ha avuto perennemente il compito di instaurare un incontro tra Dio e l’uomo tramite il rito, la liturgia.

La realizzazione di un edificio sacro è la massima aspirazione per un architetto credente, il quale ha il dovere di ideare e realizzare uno spazio d’incontro tra il trascendente e il terreno, tra l’invisibile e il visibile, tra il Creatore e la sua creatura.

Il mondo dell’arte ha scandito la nostra storia con la sua bellezza, i vari stili e i maestri artigiani.

E la Chiesa è stata la committente più generosa di opere d’arte e la più astuta nell’individuare maestri come Michelangelo, Raffaello, Brunelleschi, Borromini, Bernini, solo per citarne alcuni. Essi hanno creato veri e propri simboli dell’architettura sacra, come Santa Maria del Fiore a Firenze o San Pietro in Vaticano. Sculture, tele e affreschi adornano le nostre chiese e raccontano storie dall’Antico al Nuovo Testamento, la vita di Cristo e dei Santi; una biblia pauperum leggibile da tutti.

Anche il nostro territorio diocesano conserva un patrimonio architettonico e artistico notevole: basta menzionare il Battistero paleocristiano di Nocera Superiore o la splendida facciata in bugnato quattrocentesco della chiesa di San Giovanni ad Angri, i monasteri e conventi millenari presenti nelle nostre città, le architetture e i dipinti dei Solimena.

La pietà di Angelo Solimena – 1678, Museo diocesano

Dal ‘500 al contemporaneo: la metamorfosi dell’architettura ecclesiastica

Il ‘500 è stato segnato dalla Riforma protestante (1517), dal Concilio di Trento (1545-1563) e quindi della Controriforma cattolica; eventi che hanno molto condizionato l’architettura e il mondo dell’arte.

Lo stile artistico che ha contrassegnato il XVI e il XVII secolo è il barocco; esso ha ridisegnato le piazze delle città, le facciate dei palazzi e stravolto l’architettura ecclesiastica. Il fascino delle figure geometriche permise agli architetti di sviluppare nuovi progetti e sperimentare differenti impostazioni planimetriche. Il barocco è dunque la massima espressione del connubio tra scultura e architettura.

L’architettura barocca considerava gli elementi strutturali – facciate, copertura, colonne – come piani da decorare.

La scultura, tramite elementi e ornamenti, aveva il compito di creare scenografie facendo emergere in maniera evidente il contrasto tra chiaro e scuro. Le chiese in quei secoli presentavano impasti di marmo e materiali preziosi che davano vita a delle vere e proprie macchine scenografiche.

Il barocco si è imposto in maniera decisa sul territorio campano: con la presenza, fra gli altri, di artisti del calibro di Cosimo Fanzago, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice, Angelo e Francesco Solimena, ed edifici come la chiesa del Gesù e la certosa di San Martino a Napoli o San Giorgio a Salerno. Questi illustri personaggi hanno lasciato tracce delle loro espressioni artistiche anche nella zona dell’Agro nocerino-sarnese, anche se la maggior parte degli edifici sacri sono stati ricostruiti o ristrutturati perdendo così lo stile originario.

Nonostante questo molte delle nostre chiese presentano ancora i segni del loro tempo: San Benedetto ad Angri; le chiese del Corpo di Cristo, di Santa Maria del Carmine e di Santa Maria della Purità a Pagani; il Corpo di Cristo, San Matteo e la cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore, quest’ultima ricostruita nel XVII secolo sull’antica chiesa del XI secolo; San Biagio a San Marzano sul Sarno, la Concattedrale di San Michele Arcangelo a Sarno.

Il prospetto frontale della chiesa di San Giovanni Battista
a Striano

Il barocco raggiungerà il suo culmine nel XVIII secolo; per lasciare poi il testimone al neoclassicismo sette-ottocentesco, secoli segnati dai primi scavi archeologici quando viene riscoperta l’arte classica. Vengono progettati numerosi edifici ispirati all’architettura greca-romanica riproponendo così gli impianti e le decorazioni dei templi antichi.

La nostra Diocesi è colma di strutture realizzate, ricostruite o ampliate in questo periodo.

Di notevole interesse sono la basilica di Sant’Alfonso Maria de Liguori a Pagani, la chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo a San Valentino Torio, San Giovanni a Striano dove si può ravvisare chiaramente l’influenza neoclassica nei prospetti principali, marcati da enormi colonne o paraste sovrastate dal timpano triangolare che richiamo i templi greci, l’interno della chiesa di San Giovanni (1761) a Roccapiemonte.

Il novecento è stato il secolo del Concilio Vaticano II (1962-1965), con una vera e propria riforma liturgica che ha sconvolto il mondo dell’architettura ecclesiastica. Numerosi interventi di adeguamento liturgico nelle chiese antiche hanno ridisegnato la struttura presbiterale.

Le nuove chiese dovevano essere progettate secondo i dettami della Sacrosanctum Concilium e delle Note pastorali per la progettazione delle nuove chiese della Conferenza Episcopale Italiana. Inoltre c’è stato un impegno concreto nell’indire concorsi che potessero dare risposte all’esigenza liturgica, artistica e architettonica richiesta dalle nuove istanze conciliari.

Si passa dall’assistere al partecipare alla Celebrazione della comunità. Vengono proposte strutture secondo forme simboliche nuove come la tenda o la barca.

La nostra Diocesi, nell’ultimo secolo, ha visto la realizzazione di alcuni edifici che sono stati progettati secondo questi concetti. La chiesa di Maria Immacolata e quella di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore, le chiese di San Sisto II e di Gesù Risorto a Pagani, la chiesa di Maria SS.ma in Costantinopoli ad Angri, San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, le chiese di Sant’Alfredo e di Santa Maria delle Grazie a Sarno.

Un’architettura ritenuta fredda e non ospitale. Strutture che, purtroppo, nonostante la loro giovane età, presentano già problematiche di degrado.

Prospettive future

A 60 anni dal Concilio Vaticano II, nonostante i numerosi sforzi delle diocesi e delle comunità parrocchiali, si hanno ancora difficoltà nell’interpretare al meglio le indicazioni consegnateci per la realizzazione di nuovi edifici.

La formazione di figure professionali esperte nel settore, le tecnologie e i nuovi materiali potrebbero aiutare a donare alla comunità ecclesiale strutture che possano far raggiungere il vero e unico scopo a cui un edificio sacro deve rispondere: pregare e avvertire la presenza dell’Altro per poi incontrare e accogliere l’altro.

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