#ParoleBuone: in quattro anni dai social ai laboratori di resilienza

L’iniziativa voleva invitare a lottare e reagire, condividere e provare ad attraversare insieme la crisi e l’emergenza della pandemia

#ParoleBuone ha compiuto quattro anni, aveva mosso i primi passi nella primavera del 2020.

La palestra di resilienza debuttò il 20 marzo 2020, agli inizi del primo lockdown Covid-19. Un periodo in cui tutto era avvolto nel mistero. Una incognita che abbiamo imparato a scoprire e a gestire per almeno un triennio.

Il progetto editoriale si avvalse – e continua ad avvalersi – del sito www.parolebuone.org e degli account Facebook e Instagram “Parole buone”.

I frutti di quell’esperimento si raccolgono tuttora, perché l’esperienza di resilienza e speranza non è andata in soffitta con la fine dell’emergenza pandemica.

Un’esperienza, quella di #ParoleBuone, che abbiamo conosciuto e apprezzato da vicino, ospitando prima online e poi in presenza il fondatore: Sergio Astori.

Un esperto del tema in quanto medico e psicoterapeuta, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e autore di diversi saggi per San Paolo.

L’iniziativa voleva invitare a lottare e reagire, condividere e provare ad attraversare insieme la crisi e l’emergenza della pandemia, con il contributo e il sostegno del Pio Istituto dei Sordi di Milano.

Le Parole Buone nacquero come “pillole di resilienza”, piccoli racconti da leggere e su cui riflettere.

I “laboratori di resilienza”

Con il passare del tempo, il radicamento nei territori e l’incontro diretto con le persone hanno contribuito alla nascita dei “laboratori di resilienza”.

Si tratta di luoghi dove incontrarsi, entrare in relazione con sé stessi e gli altri, lasciarsi guidare e sperimentare nuove forme di resilienza individuale e collettiva a partire dalle Parole Buone.

Una crescita costante e condivisa in rete, in radio e in incontri di gruppo quella del progetto Parole Buone, che oggi conta all’attivo oltre novanta racconti, grazie al prezioso supporto di Natur& Onlus (Seveso).

Uno dei principi ispiratori del progetto e quello dell’accessibilità: i contributi sono stati accompagnati da immagini e video, versioni del testo semplificato ETR e in simboli CAA, video in lingua dei segni italiana (LIS) per i non udenti.

I contributi si focalizzano su elementi di speranza realistica e vogliono essere testi per tutti, non solo per gli specialisti, quindi di facile decodifica e intellegibilità.

Le parole del professor Astori

Sergio Astori

«La pandemia ha lasciato molti e significativi strascichi emotivi e sociali. Una volta usciti dall’emergenza, l’attualità ci ha consegnato immediatamente altri eventi drammatici che hanno scosso tutti noi, come le guerre, prima in Ucraina e poi in Medio Oriente. La storia e la vita ci pongono davanti continuamente a fatti difficili da metabolizzare. Questo e il motivo che ci ha spinto a proseguire il lavoro di pubblicazione di Parole Buone, per continuare a sostenere, accompagnare e condividere la costruzione di anticorpi verbali, brevi contenuti di carattere positivo diffusi in rete», spiega Sergio Astori.

Per il quarto compleanno la squadra che cura la diffusione del progetto lancia un appello ai lettori affezionati e a quanti hanno incrociato il percorso di Parole Buone: «Superiamo 100 insieme».

L’obiettivo è arrivare al traguardo delle cento Parole Buone e superarlo insieme, nello spirito di condivisione che connota la sfida digitale nata nel 2020.

«Quale parola ti piacerebbe suggerire? Hai un termine a cuore che pensi possa essere utile condividere con gli altri?», questa la domanda a cui tutti potrebbero dare una risposta per «continuare a scrivere pagine di speranza», sollecitano i promotori.

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