Passi sinodali tra rumore e canto

C’è tanto rumore intorno a noi, il rumore della guerra, della violenza, del malcontento, delle lamentele. Ma il vero cristiano, educato alla scuola edificante del silenzio, sa percepire il canto sottile che a fatica si eleva in mezzo ai rumori.

Come può essere qualificato questo nostro tempo?

C’è intorno a noi, e forse anche dentro di noi, un forte rumore.

Il rumore della guerra che ancora oggi, in tante parti del mondo, semina morte e distruzione.

Il rumore dei popoli ancora sottomessi che anelano alla libertà e al benessere.

Il rumore della violenza, degli abusi e dei disastri che disegnano una geografia della disperazione.

Il rumore della rabbia, del malcontento, delle lamentele, degli insulti che scrivono continue pagine quotidiane.

Il rumore del chiasso, della baldoria, dello sfruttamento, delle movide, che vengono vendute come feste.

Il rumore della terra sfruttata, deturpata, inquinata, assassinata che ha dimenticato la bellezza del giardino.

Quanto rumore anche nelle nostre famiglie e comunità che si perdono nel vortice delle chiacchiere che allontanano e feriscono.

Solo rumore? 

Ma il vero cristiano, educato alla scuola edificante del silenzio, sa percepire il canto sottile che, anche a fatica, si eleva in mezzo ai tanti rumori.

È il canto della vita che nasce, che cresce, matura e si fa vocazione.

È il canto dei bimbi che giocano e sorridono in mezzo ai tanti rumori.

È il canto degli adolescenti e dei giovani che, alla scuola dei veri grandi, imparano e suonano amandosi le note della vita.

È il canto sottile che si innalza dai letti della sofferenza e della malattia, che molti non vorrebbero ascoltare, e sconfigge il pianto e la disperazione.

È il canto di tanti piccoli nella fede che, giorno dopo giorno, fanno le prove per il concerto della vita.

È il canto di chi accoglie, apprezza, lavora, disegna, costruisce, edifica nella trama dei giorni lo spartito della speranza, perché altri possano continuare il cammino.

È il canto appassionato di chi, nonostante tutto, continua a camminare per indicare la strada, la meta, l’oltre.

È il canto che si leva dalle nostre liturgie, semplici e nobili, e che bando alle ciance e ai rumori, intonano il canto dell’Alleluia, il canto della Pasqua, per lasciare i tanti rumori nei sepolcri ed innalzare l’unico canto alla vita che non muore.

Buon cammino pasquale, tra rumori assordanti che uccidono e canti sottili che fanno risorgere nel silenzio adorante.

+ Giuseppe, Vescovo

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