In Sala: due film di qualità provenienti da Argentina e Ungheria

L’appuntamento con “In Sala” questo mese è dedicato al grande cinema d’autore, con due opere di qualità “I delinquenti” e “Una spiegazione per tutto”.
Foto di Devon Breen da Pixabay

L’appuntamento con “In Sala” questo mese è dedicato al grande cinema d’autore, con due opere di qualità provenienti da Argentina e Ungheria, due Paesi magari fuori dai radar consueti per quanto riguarda il cinema ma ormai presenza fissa nei festival maggiori del pianeta.

È in sala dall’11 aprile “I delinquenti” di Rodrigo Moreno, cineasta cinquantunenne che alla quarta regia di lungometraggio trova la sua definitiva consacrazione. Due impiegati di banca mettono in discussione la loro routine e la loro vita quotidiana.

Uno di loro trova una soluzione: commettere un crimine. In qualche modo, ci riesce ed estende il destino al suo collega e questo li porta a cambiare radicalmente le loro vite nella speranza di un’esistenza migliore.

Di che crimine si parla? Rubare esattamente la cifra che avrebbero percepito come stipendio fino alla pensione e riprendere così possesso esclusivo delle loro esistenze. Ritmo incalzante, pluralità di punti di vista, grande musica a commento, una sorpresa assoluta.

Arriva il primo di maggio, invece, “Una spiegazione per tutto” del giovane Gabor Reisz, perfetto per questi tempi dove la nostra connazionale Ilaria Salis si trova detenuta a Budapest in condizioni molto discutibili.

Il film utilizza la reiterazione e i diversi punti di vista delle parti in causa per comporre una riflessione articolata sulla fallacità degli sguardi (troppo) personali e limitati sul mondo, sull’importanza del confronto, sul primato assoluto di istinti e sentimenti anche rispetto alle ideologie, ormai materia di tifo acefalo senza più vero costrutto.

Il racconto si compone di tre macrosegmenti, nello spazio di una settimana: tutto si apre sulle immagini della festa nazionale ungherese, che celebra la vittoria della Guerra d’Indipendenza del 1848, e per l’occasione l’invito è di apporsi addosso una coccarda tricolore, una pratica nata per unire ed affratellare il popolo, poi finita per appropriazione (vi ricorda qualcosa?) ad indicare l’appartenenza a una precisa parte politica. Imperdibile.

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