Federazione “One of us” a Bruxelles, per ricordare valore della vita dal concepimento

Ogni vita umana ha dignità fin dal concepimento. Mentre le leggi cercano di mettere questo tra parentesi, non mancano annunciatori della vita, che con coraggio si sottraggono alla cultura della morte. La Federazione “One of us” fa sentire la sua voce nel Parlamento Europeo per i diritti del nascituro.
foto tratta dal sito di Punto Famiglia.net

Lunedì 4 marzo, mentre in Francia si esultava e si piangeva dalla gioia per l’inserimento dell’aborto come diritto costituzionale, a Bruxelles si sono incontrati 60 rappresentanti di 24 Paesi europei per l’Assemblea annuale della Federazione “One of us” per i diritti del concepito nel grembo materno presso il Parlamento Europeo.

“Entriamo come Federazione Progetto Famiglia in questa importante realtà fondata dal grande deputato europarlamentare e storico presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini. – Spiega Giovanna Abbagnara, Presidente della Federazione Progetto Famiglia da maggio 2023 – Una coincidenza che, per noi, diventa segno visibile della lotta tra il bene e il male. Lì dove la coscienza è completamente annebbiata e oscurata, un piccolo gruppo di intrepidi e coraggiosi hanno ricordato la dignità del bambino nel grembo materno”.

Mentre in Francia, ora, è la legge a decidere come e quando la donna possa esercitare la sua “libertà” di interrompere una gravidanza – rendendo quindi difficile l’obiezione di coscienza – “One of us” continua il suo lavoro di sensibilizzazione sulla dignità della vita in ogni stadio di sviluppo.

“Annunceremo la Vita fino ai confini del mondo. – continua la Presidente – Lo facciamo per le donne, tutte, per i nostri figli. Lo facciamo per un futuro che abbia il sapore e il suono dei vagiti dei bambini di tutto il mondo. Notte oscura, non ti temiamo! Ti affronteremo in ginocchio, con la nostra ragione e seminando parole di speranza”.

L’aborto entra nella Costituzione francese: nascituro e padre fuori dal dibattito

L’aborto diviene “diritto” garantito per Costituzione in Francia. Lunedì 4 marzo i parlamentari hanno iscritto nella Costituzione una “libertà garantita”: è la prima volta che un Paese democratico compie questo passo. La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza.

A chiedere che l’aborto fosse costituzionalizzato è stato il presidente Emmanuel Macron, per assicurare che non vi sarà più un “ritorno indietro”, quasi a scongiurare ciò che è avvenuto in America con la sentenza che ha abolito la Roe v. Wade.

A destare sorpresa per la riuscita della manovra, il fatto che l’esecutivo in Francia sia guidato dal centrodestra.

Eppure, il 30 gennaio tra i deputati all’Assemblea Nazionale si sono riscontrati 493 voti favorevoli e 30 contrari. Mercoledì scorso, tra i senatori, 267 erano pro e 50 contro: un dato inatteso dall’opposizione definita come “conservatrice” rispetto a Macron. Quest’ultimo, probabilmente in difficoltà sui molti temi e in pensiero per il prossimo scrutinio europeo, ha deciso di puntare tutto sull’aborto, dove sapeva che avrebbe ottenuto consensi.

Non era difficile per lui sperare in un risultato soddisfacente: anno dopo anno, infatti, si è smesso sempre di più in Francia di dibattere sull’aborto, cancellando ogni possibile problema etico ad esso connesso. Nell’opinione pubblica è sempre più difficile parlare delle dolorose ferite che possono vivere le donne a causa di questa scelta irreversibile.

Molte volte, si cerca persino di impedire che qualcuno raggiunga queste donne – prima e dopo la scelta – per dialogare su ciò che vivono: il semplice fatto che si tenti di avvicinarle è visto come un gesto di invadenza, inopportuno e insensibile. La legge si innesta in questa visione ben precisa sul tema dell’aborto: esso riguarda la donna. Lei sola. E sola deve essere lasciata. Coi suoi dubbi, con le sue fatiche, coi suoi eventuali sensi di colpa. Per rispetto, dicono… ma è davvero il bene della donna essere isolata?

La Conferenza dei vescovi francesi (Cef) ha dichiarato tristezza per la scelta del governo francese. “Volgendosi verso chi pensa di ricorrere all’aborto, in particolare alle donne in situazione di malessere, la Cef ribadisce che l’aborto, che attenta alla vita fin dal suo inizio, non può essere visto sotto l’unica angolazione del diritto delle donne”.

La Cef deplora anche che “il dibattito intrapreso non abbia evocato i dispositivi di aiuto a chi vorrebbe tenere il bambino”.

A preoccupare è non solo che siano ignorati i diritti del nascituro, ma anche che sia stata completamente omessa la figura del padre in questo dibattito, in quanto la vita cresce nel corpo della donna ed è lei l’unica ad aver voce in capitolo nella scelta.

L’opera di banalizzazione dell’aborto sta portando, in Francia, conseguenze tragiche già da un po’ di tempo. Cresce, infatti, un indicatore statistico – rilevato da associazioni a difesa della vita – che rivela il rapporto fra gli aborti e il numero di nascite, ovvero 234.300 aborti su 726mila nascite nel 2022, un aborto ogni 3 nascite, questo dato è cresciuto di oltre il 10% rispetto al 2021. Si cerca di annullare ogni differenza morale ed etica tra l’accogliere o il rifiutare la vita: l’unica cosa che conta, l’unico elemento di discrimine, è ciò che vuole la donna.

Mentre inorridiamo, guardano i telegiornali, per le stragi che avvengono nelle guerre di tutto il mondo, dovremmo interrogarci se non siamo ingannati anche noi, in Occidente. Dovremmo chiederci se davvero noi siamo liberi dalla violenza, dalla cultura della morte, dall’idea che il più debole possa essere soppresso dal più forte, o si è semplicemente spostato il campo di battaglia.

Noi di Punto Famiglia, sgomenti, eppure fiduciosi che il cuore umano possa sempre tornare al bene, concludiamo questa riflessione con l’esortazione dei vescovi francesi a interrogare la propria la coscienza: “Come potremmo vedere questa realtà drammatica come il solo esercizio di un diritto per le donne, o ancora come un progresso? Non è forse soprattutto il segno del fallimento di tutta la società nell’educare e accompagnare, nel sostenere a livello sociale, economico e umano quelli che ne hanno bisogno?”.

La macabra danza sotto la Torre Eiffel

4 marzo 2024 in Francia l’aborto non solo viene depenalizzato e consentito, come avviene ormai da tempo in gran parte delle democrazie occidentali, ma viene addirittura elevato a diritto fondamentale, cioè nessuna legge ordinaria da questo momento lo potrà più revocare.

Ancora Giovanni Paolo II scriveva: “Siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata? (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno di studio su “Il diritto alla vita e l’Europa”, 18 dicembre 1987). Quando si verificano queste condizioni si sono già innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di un’autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale”.

È assurdo pensare che oggi, con le tecniche scientifiche a nostra disposizione, si possa negare la verità che il concepito non è un grumo di cellule ma una vita umana, una persona con un cuore che batte, una sua insostituibile dignità. Siamo di fronte ad un palese e tragico occultamento della realtà. È la volontà di una parte che ha la prevalenza su una realtà oggettiva, razionale, scientifica, morale.

La ragione cede il passo all’ideologia e diventa tirannia. Non ho altra definizione per questa pagina così buia della storia dell’umanità. Ancora una volta è il più forte a vincere contro il più indifeso, il “più povero tra i poveri” come definiva Madre Teresa il bambino nel grembo materno. Perché non si ha il coraggio di riconoscere che questo atto è la più grande forma di ingiustizia e di diseguaglianza sociale mai perpetrata contro milioni di persone? È così evidente con il solo utilizzo dello strumento della ragione, che il solo fatto di scriverlo mi sembra un’offesa all’intelligenza umana. 

La legge umana “se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge” scriveva Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae.

L’approvazione del Parlamento francese all’aborto come diritto costituzionale non solo crea un precedente irreversibile ma decreta anche la fine del principio su cui si fonda il diritto. Non più la verità ma l’autorità di qualcuno. Il sistema giuridico delle leggi dipende da una Carta fondamentale che è stata scritta dai fondatori su una precisa visione dell’uomo, su un’antropologia e un’etica che rispetta la dignità di tutti. Si tradisce la storia, si ignorano le lotte per la definizione di questi riferimenti essenziali per la società e il vivere comune.

Le immagini di coloro che esultavano sotto una Torre Eiffel su cui campeggiava la scritta My body, my choice mi ha fatto pensare ad una macabra danza sui corpi dilaniati di tutti i bambini abortiti nel mondo. C’è poco da esultare: morte della democrazia, della coscienza, della libertà. Altro che Stato libero e democratico! Anche i media partecipano alla danza in modo inopportuno. Ci sono quelli schierati ma anche coloro che tentano di esercitare un minimo di cronaca super partes, presentano la questione come la lotta tra la democrazia e la Chiesa ostativa. Non capiscono che la difesa della vita non è appannaggio della fede cattolica, non è una questione di natura confessionale.

Lunedì 4 marzo, in questa pagina oscura dell’umanità, una piccola luce si accendeva a Bruxelles nella città dove si cerca di tradurre in realtà il sogno europeo. I rappresentanti di 59 associazioni provenienti da 24 Paesi europei si riunivano sotto il nome di One of us, la Federazione fondata ufficialmente a Bruxelles, il 4 settembre 2014. Uno dei fondatori è stato l’on. Carlo Casini, storico presidente del Movimento per la Vita che ha speso tutta la sua esistenza per il riconoscimento del concepito come uno di noi.

La Federazione One of us è nata in seguito all’iniziativa dei cittadini europei, denominata “Uno di noi” che si svolse nel 2013, anno proclamato della “cittadinanza europea”. Con questa iniziativa i cittadini europei chiedevano alle istituzioni UE di interrompere i finanziamenti per le attività distruttive di esseri umani allo stadio embrionale. Tale iniziativa si fondava sul trattato di Lisbona che ha voluto introdurre questo istituto per realizzare una nuova forma di democrazia partecipativa.

Per la validità della richiesta il trattato prevedeva la partecipazione di almeno sette Paesi dell’UE e il raggiungimento di almeno un milione di adesioni. Ebbene, l’iniziativa “Uno di noi” ha superato di gran lunga entrambi i requisiti.

I Paesi che parteciparono furono 27 cui si aggiunse la Croazia entrata nell’Unione successivamente, e le firme validate furono 1.896.852.

È significativo che l’assemblea annuale dei soci si sia svolta proprio in questi giorni. È l’unica rete europea pro-life, che persegue sia il riconoscimento incondizionato della dignità umana intrinseca e inalienabile come fonte delle libertà umane e dei diritti dei cittadini: sia lo sviluppo di una cultura della vita in Europa, attraverso la promozione e il sostegno di attività che coinvolgano la tutela della vita umana, in particolare nelle sue fasi di sviluppo più vulnerabili (concepimento e gestazione, infanzia, maternità, malattia, disabilità, vecchiaia).

Dopo i fatti francesi la sua attività diventa ancora più urgente. Bisogna “rompere il silenzio”; “favorire la maternità”; “rimuovere gli ostacoli culturali e sociali”. Questi sono alcuni degli slogan risuonati nell’incontro assembleare di One of us. Dobbiamo annunciare la vita. Nella notte restiamo vigili, facciamolo per le donne e i loro figli. Non possiamo rinunciare. È il tempo della responsabilità, è il tempo di risvegliare la coscienza del popolo della vita.

Giovanna Abbagnara, direttrice Punto Famiglia.net

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