La personalità ossessivo-compulsiva

I soggetti che hanno una personalità ossessiva-compulsiva non riescono a padroneggiare un’ansia di fondo che impedisce loro di affrontare la realtà con la giusta tensione. Qualche consiglio per gli educatori.

La personalità ossessivo-compulsiva non sa padroneggiare un’ansia di fondo che le impedisce di affrontare la realtà con la giusta tensione e di gustare gli aspetti di riposo e di piacere, necessari per mantenere un buon equilibrio. L’ansia deriva dal bisogno di avere tutto sotto controllo e si associa a sensi di colpa sproporzionati e ad atteggiamenti spesso autopunitivi. Tanto più forte è questa ansia, tanto più la persona sviluppa atteggiamenti ad essa proporzionali: dall’apprensione al senso di responsabilità, all’impegno fino al perfezionismo, alla scrupolosità, o addirittura ad una «quasi paralisi» che porta all’incapacità di decidere.

Queste persone, anche quando ottengono qualche buon risultato, non riescono a provare gusto e soddisfazione per i loro successi, magari conseguiti con sforzo e dedizione. Tendono, invece, a viverli come qualcosa di dovuto, a sentirsi sempre inadeguati, a considerarsi non meritevoli dei complimenti o della gratitudine degli altri. 

L’obiettivo di fondo dovrebbe essere quello di ampliare la visione del mondo e di sé abbastanza costrittiva e limitata che questo tipo di personalità mostra di avere. 

Attorno a questo obiettivo ruotano i seguenti suggerimenti per un educatore: 

  • attenzione a non approfittare delle persone con questo tipo di personalità, che possono ritornare utili per la realizzazione di programmi e attività. 
  • Aiutare il soggetto a prendere contatto con le proprie emozioni, attenuando l’ansia o la negazione di essa. A causa del bisogno eccessivo di controllo, dirà di non sentire niente perché non può permettersi di esporsi al pericolo o alla inutilità di sentire. Quelle emozioni possono essere recuperate aiutando la persona ad osservare il suo modo di comportarsi, stimolando la curiosità di sapere cosa c’è. 
  • In tema di affetti, particolarmente delicati sono la colpa e l’aggressività. Si tratta di educare al rispetto della totalità della vita: proprio perché la vita è vita, essa è fatta anche di colpa e di rabbia, prudenza e perdita di controllo, calcolo e rischi.
  • Conviene riflettere insieme sul fatto che la perfezione non è legata all’impeccabilità o al bisogno di non sbagliare mai, che tollerare l’ambivalenza insita nell’esperienza umana è un obiettivo degno della maturità. È importante il modo in cui l’educatore svolge quest’opera di allargamento: non con lo spirito di chi si accinge a demolire una stupida precomprensione, prodotta da una mente infantile (ricordiamoci che la persona con personalità ossessivo-compulsiva è sempre un po’ permalosa). Meglio farlo prendendo sul serio la precomprensione stessa. È importante che la persona stessa impari ad essere più indulgente verso se stessa. 
  • La persona potrà capire che la visione che aveva di sé era troppo limitata e permettersi di essere più coraggioso (e meno ansioso) nell’affrontare la vita quando sarà nel momento della debolezza e del peccato. Rivivere quel momento alla presenza dell’educatore, anziché riattivare la testardaggine del controllo, può innescare la voglia di invocazione e affidamento. 
  • La persona ossessivo-compulsiva ha bisogno di una calda cordialità che non sia tuttavia né invadente né eccessivamente «vicina». 

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