«Abbiamo imparato ad essere famiglia insieme». È una delle frasi più significative pronunciate da Nadia Bassano nel corso della nostra intervista. Lei e il marito Domenico Gramazio da febbraio sono i genitori di Peter, che di anni ne ha otto ed è nato in Zambia.
La coppia salernitana è la prima italiana ad adottare un bambino in questo Paese africano. Lo Zambia, infatti, solo nel 2022 ha approvato una legge che regola alcuni diritti dei minori, tra cui le adozioni, adeguandosi alla Convenzione dell’Aja.
L’aneddoto più divertente di quando è arrivato in Italia è stato l’incontro con il mare di Salerno, la città che lo ha accolto. Era la prima volta che vedeva, toccava e “assaggiava” il mare: «Come tutte le prime volte insieme, è stata un’emozione – racconta Nadia –. Sapevo fosse una novità e gli ho detto di assaggiare l’acqua. Che faccia quando si è accorto che era salata!».
Questo è solo l’ultimo atto di un iter cominciato nel 2019: «Per una coppia non è facile decidere di avviare le pratiche per l’adozione». Nadia non ha mai avuto dubbi e l’ha condiviso con il marito: «Da ragazzina avevo letto alcuni libri con storie di adozione. Mi sono sempre vista come una mamma adottiva e mio marito mi ha appoggiata».
Si avviano lungo questo cammino dopo il matrimonio. Li attendono colloqui e approfondimenti, prima di gruppo e poi personali, con esperti e psicologi: «Sono importanti perché ti preparano, ti mettono a confronto con varie dinamiche che si possono presentare prima, durante e dopo l’adozione. Ci sono delle coppie che rinunciano», sottolinea Nadia.
Lei era totalmente proiettata verso questa dimensione: «Domenico diceva che ero la “secchiona della situazione”. Adottare significa accogliere un bambino con tutto il suo dolore, quindi, devi capire anche quanto sei in grado di sostenere queste ferite. L’adozione è per tutti, ma non per tutti. Soprattutto, non è un piano B», affermano.
Dopo un anno, è dicembre 2020, ricevono l’idoneità dal Tribunale per i minorenni di Salerno. Davanti a loro il bivio dell’adozione nazionale o internazionale. Optano per la seconda ed entrano in contatto con uno degli enti italiani accreditati. Erano consapevoli che sarebbero andati incontro a dei costi e prendono un poco di tempo. Danno mandato all’associazione nell’ottobre 2021, che nel frattempo ha aperto un canale con lo Zambia. È la strada che Nadia e Domenico decidono di seguire istintivamente ed istantaneamente nonostante sapessero che sarebbero stati dei pionieri.
A luglio 2022 arrivano le prime notizie: il ministero dell’Infanzia zambiano stava definendo l’abbinamento. Nel frattempo, a novembre 2022, il Paese dell’Africa meridionale ratifica una legge che disciplina le adozioni internazionali: «Sicuramente più burocrazia, ma anche più controlli e procedure nell’interesse supremo del minore».
A febbraio 2023 sono abbinati a Peter: «Pensavamo di partire subito, ma ci danno solo alcune indicazioni sul bambino come l’età e il nome, perché ci chiedono di temporeggiare un altro poco». Nadia e Domenico conoscono il figlio in foto e lo seguono indirettamente consultando la pagina Facebook della fondazione Kasisi, l’ente polacco che gestisce l’istituto di Lusaka che ospita il bambino. «È uno dei migliori dello Zambia, questo ha fatto sì che nostro figlio avesse un buono sviluppo psicofisico. Peter è stato trattato con grande amore dalle tate e dalle suore».
Mamma e papà partono per abbracciarlo il 18 novembre del 2023, il giorno dopo l’arrivo c’è il primo incontro. Lo frequentano per un mese due ore al giorno: «È stato bello e fondamentale perché ci siamo conosciuti, abbiamo cominciato a creare un legame, abbiamo imparato ad essere famiglia», racconta Nadia. Il 19 dicembre gli viene accordata la convivenza, che inizialmente avrebbe dovuto essere solo di 60 giorni. I Gramazio resteranno in Africa 4 mesi e 10 giorni. Lì trascorrono Natale e Capodanno, fino alla Domenica delle Palme, il giorno dell’ultima Messa a cui hanno partecipato presso la fondazione Kasisi: «Ogni domenica tornavamo in istituto per la celebrazione e per stare un’oretta con i compagni di Peter».
Settimane di prime volte e tante emozioni, come «il bagno in piscina il 6 di gennaio» o la vacanza alle cascate Victoria. Ma anche di difficoltà per la burocrazia e per l’epidemia di colera: «Noi eravamo privilegiati, ma lì ci sono stati molti morti. Avvertivamo che intorno a noi c’erano problemi, ci sembrava di essere tornati ai tempi del Covid-19». Un periodo che è servito a consolidare la nuova famiglia, tra un discorso in inglese e uno in lingua locale.
La partenza non è stata facile, ma ha segnato una svolta: «Come abbiamo messo piede in aeroporto ha cominciato a parlare in italiano, è come se avesse voltato pagina». All’arrivo in Italia per Peter è cominciata una nuova vita, senza tagliare le radici: «Ascoltiamo musica e abbiamo libri zambiani. Siamo in contatto con la comunità zambiana di Salerno perché possa continuare a parlare la sua lingua locale». Un tempo ricco di giochi e nuove conoscenze. Da una settimana il piccolo ha cominciato il calcetto e l’inserimento scolastico, ma prima ha dovuto recuperare i vaccini perché «non risultavano».
Ora è il tempo della bellezza della normalità, è il momento di «continuare a viverci, tutti e tre insieme».
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