Manu Squillante, talento generazionale

Il successo al Premio De André, l’esempio della madre, gli insegnamenti del padre, la vita nelle canzoni.
Dori Ghezzi premia Manu Squillante sul parco della XXII edizione del Premio Fabrizio De André – foto Max P. (Premio Fabrizio De André)

«Mia madre l’hanno scelta per armare il cielo e, come una rotta, mi segnala qual è il mio Nord. Mentre fermo il nemico che avanza, lei mi insegna cos’è la libertà».

Sono i versi di Un certo paradiso, la canzone con la quale Manu Squillante ha conquistato la XXII edizione del Premio Fabrizio De André. Con lui sul palco Cristian Rago alla batteria, Claudio Turner alla chitarra e Luca Masi al contrabbasso.

Un brano che richiama sua madre, Carmela Milone, scomparsa prematuramente per un tumore, artista poliedrica che insieme al papà Salvatore gli ha instillato il sacro fuoco dell’arte.

«La famiglia è stata predominante nelle mie scelte. Mamma era pittrice e cantante, papà è un restauratore con la passione per le percussioni. Fu lui a regalarmi la prima batteria giocattolo, avevo 4 anni. Il mio primo disco fu quello di Tullio De Piscopo», racconta il musicista di Sarno. Sin da bambino ascolta i cantautori Luigi Tenco, Fabrizio De André, Pino Daniele; il percussionista Billy Cobham

Un enfant prodige che ha trasformato il potenziale in professione. La esprime sul palcoscenico e nelle accademie: quella del musical di Baronissi di Gaetano e Serena Stella, quella del Teatro Augusteo di Napoli, nelle palestre per performer all’Accademia del Brancaccio di Roma sotto la guida di Andrea Palotto.

Un artista poliedrico: «C’era chi mi diceva di scegliere un filone e dedicarmi a quello. Fortunatamente oggi abbiamo rotto questo schema e vediamo sempre più polistrumentisti».

Uno stile che confluisce nei suoi spettacoli: «La mia strada maestra è la voce, la scrittura delle canzoni, ma negli spettacoli inserisco la batteria e il recitato».

La sua è stata una lunga gavetta, ripagata con il premio che porta il nome di Fabrizio De André. «Ci avevamo già provato. Finalmente quest’anno siamo stati inseriti tra i 25 semifinalisti. Ci siamo esibiti dinanzi alla giuria nel teatro a porte chiuse. Ci hanno applaudito tutti, un ottimo segno ma non volevamo crederci. Dopo una settimana, siamo entrati tra gli 11 finalisti e ci siamo esibiti al Parco della Musica di Roma».

Un’esperienza indimenticabile. A premiarlo è stata Dori Ghezzi: «Mi ha abbracciato e mi ha detto “Mai come quest’anno eravamo tutti d’accordo sul vincitore”. Sono rimasto senza parole, inerme. Un’esperienza stupenda che sta portando cose stupende».

L’edizione 2024 ha assegnato la Targa Faber a Samuele Bersani e la Targa Quelli che cantano De André a Madame.

Il 2 marzo è cominciato “Un certo paradiso tour” dal teatro De Lise di Sarno, con date fissate in Sicilia, a Milano e a Roma. È in tutti gli store con l’album “Da dentro. Parole in musica”, a giugno è in programma un nuovo lavoro discografico. Un talento di cui sentiremo ancora parlare.

Il Premio

Il Premio Fabrizio De André nasce nel 2002 ed ha come scopo quello di stimolare una creatività libera e scevra da tendenze legate alle mode, ai generi e ai concetti di commerciabilità, al fine di favorire l’originalità e la vitalità delle nuove produzioni artistiche.

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