Verso il basso

Al di là di complottismi, di cui tutti possiamo fare a meno perché ne sperimentiamo i danni, alimentati da social network senza controllo, ci rendiamo conto che la situazione sta sfuggendo di mano.

In queste settimane ho sentito almeno due persone, molto attente alle evoluzioni socioeconomiche del Paese perché studiose dei sistemi sociali, affermare che è in atto un disegno di impoverimento della classe media. 

Al di là di complottismi, di cui tutti possiamo fare a meno perché ne sperimentiamo i danni, alimentati da social network senza controllo, ci rendiamo conto che la situazione sta sfuggendo di mano.

La revisione del Reddito di cittadinanza rischia di creare ripercussioni laddove il sussidio era l’unica àncora di salvezza. In città, regioni, dove il lavoro non esiste e non si fa nulla di concreto per crearlo, è utopistico pensare che lo si possa trovare da un giorno all’altro. Almeno quello legale. E così, dove hanno fallito i navigator, rischia di riuscire la criminalità ingrossando le proprie fila con manovalanza a buon prezzo.

Non vorrei essere nei panni del governo, alle prese con una legge di Bilancio che richiederà i salti mortali per far quadrare i conti. 

La riduzione del cuneo fiscale, ovvero le tasse sul lavoro dipendente, attiva da luglio a dicembre 2023, attende di sortire gli effetti sperati. La Fondazione Studi ha simulato che, nel migliore dei casi, il provvedimento introdotto dal Decreto Calderone, compreso il possibile bonus sulla tredicesima, potrebbe portare nelle tasche dei lavoratori dipendenti fino a 1.800 euro in più in un anno. Ci sperano in molti, ma di concreto molto poco.

La proroga per il 2024 richiederà dei correttivi a cascata, anche sull’IRPEF. Al Ministero dell’Economia e delle Finanze ci stanno lavorando. «Se do più soldi col cuneo, poi vengono mangiati dall’aliquota fiscale al 23% del primo scaglione», ha spiegato all’ANSA il viceministro Maurizio Leo. «Allora – ha aggiunto – devo aumentare anche la soglia del primo scaglione di reddito, che arriva ora fino a 15.000 euro, altrimenti quello che ti do in parte me lo riprendo». Così sarà, sembra.

Capitolo bonus. La carta solidale INPS ha elargito 382,50 euro per l’acquisto di prodotti alimentari di prima necessità a nuclei familiari con un ISEE che non supera i 15.000 euro. Una soglia nemmeno poi così bassa, se si considera che il valore medio dell’ISEE italiano va dai 17.015 euro del Nord agli 11.730 euro delle regioni del Sud e delle Isole. 

A far da cornice c’è l’inflazione che si mantiene alta, nonostante segnali di decremento. Con i prezzi dei carburanti alle stelle. Tutti pagano dazio: famiglie, singoli, anziani. Nulla sembra bastare per invertire la rotta. Mi chiedo: gli 80 euro che dovrebbero essere caricati sulle social card come contributo per i carburanti, perché non vengono utilizzati per tagliare le accise e consentire a tutti di risparmiare?

Nel frattempo, qualche partito comincia a prendersela con i migranti e con l’Europa (la campagna per le elezioni Europee è alle porte), mentre la collettività si divide per una pesca. Ma il frutto del peccato non era una mela?

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