E se l’omelia la scrivesse la macchina?

La macchina sarà pure intelligente, ma raccoglie freddamente dati e non può parlare al cuore dell’uomo.
ChatGpt

E se l’omelia la scrivesse la macchina ovvero “ChatGpt”? In fondo è semplice. Si inseriscono alcune richieste sul chatbot, un software basato sull’intelligenza artificiale, e se ne ottiene un testo. Più definite saranno le richieste, meglio allenata sarà la macchina, e più il documento che ne verrà fuori sarà approfondito. ChatGpt non inventa nulla, ma semplicemente, grazie a un algoritmo, va a “pescare” tra l’immane documentazione sul tema proposto che si trova sul Web. È in pratica un lavoro di ricerca, di sintesi e di elaborazione che dura nemmeno il tempo di un caffè.

E già qui viene il primo dubbio: non si andrà mai oltre il già detto e il già sentito, limitando la libertà creativa della persona, in questo caso il sacerdote che prepara l’omelia? Allo stato attuale, ChatGpt non è esente da errori, ma nell’ambito delle nuove tecnologie il perfezionamento è continuo e certamente si arriverà a breve a testi accuratissimi. Ma sarà un bene?

Il Vangelo è per noi come il lievito che, per sua natura, è vivo, creativo, capace di dire, nella sua apparente immutabilità, cose sempre nuove all’uomo di ogni tempo. La macchina sarà pure intelligente, ma raccoglie freddamente dati e non può parlare al cuore dell’uomo.

Senza dimenticare che ChatGpt ha una bella falla: non distingue il bene dal male, in buona sostanza i frutti buoni dall’erbaccia. Prende quello che c’è.

Un bel problema per i credenti (di ogni confessione religiosa) che su quella differenza tra bene e male fondano la propria fede. Inoltre, il rapporto con il Vangelo, la Parola, è sempre personalissimo e l’omelia del sacerdote è un aiuto a viverlo, a scoprirne la bellezza sempre nuova. Ed è prezioso sapere che, dall’altra parte, chi tiene un’omelia è un uomo come noi, che cammina verso Dio, qualche volta cadendo, altre volte con il passo sicuro, altre ancora correndo entusiasta.

Ma dall’altra parte c’è un uomo e già questo rafforza le sue parole, delle quali si può quasi toccare la sincerità vedendo la testimonianza di vita di colui che le pronuncia. ChatGpt trova facilmente testi di riferimento, propone citazioni, e fin qui non sarebbe un male, ma si ferma laddove serve il cuore e cioè parole intrise nel proprio vissuto personale.

A giugno, nella chiesa evangelica di San Pietro e Paolo, a Furth, nel nord della Baviera, in Germania, ha predicato un avatar con il testo scritto al 98% dall’intelligenza artificiale. Risultato finale dell’esperimento? Il commento più diffuso è che l’omelia fosse stata “solida, ma senza cuore”. Hai detto niente. E il cuore non manca certo ai bravi sacerdoti delle nostre diocesi, che sanno rendere sempre nuova la Parola, intingendola nell’umanità del loro vissuto. Che è anche il nostro. 

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