Etty Hillesum, il miracolo della memoria

Un racconto prezioso di una giovane che sceglie di confrontarsi con il dolore proprio e altrui, facendosi testimone delle miserie e delle ricchezze dell’esperienza del campo di concentramento. Una scelta di resistenza esistenziale di fronte agli orrori del suo tempo, oltre l’odio.
Foto di Peter Tóth da Pixabay

Diario   1941-1943. Queste pagine sono miracolose: scritte ad Aushwitz e passate da una mano all’altra fino alla pubblicazione, nel 1981. Etty, una ragazza ebraica olandese deportata il 7 settembre 1943 dopo una resistenza alla fame, al freddo, a leggi spietate e violenze, scrive otto quaderni riempendo tutti gli spazi a disposizione.

Questo diario non è una cronaca di soprusi, violenza, morte e disperazione; è un inno alla vita, alla gioventù, ai sogni, ad un mondo giusto. Infatti inizia a raccontare la sua vita due anni prima della deportazione, con un discorso intimo e gioioso, nonostante il mondo fosse devastato da nazismo e leggi antisemitiche.

Etty studia, lavora, combatte per la sua vita e i suoi sogni e soprattutto ringrazia Dio per la forza e il coraggio di affrontare un nuovo giorno.

Nonostante tutto quello che la circonda sia intriso di disperazione, morte, inspiegabile crudeltà, lei trova sempre, in ogni piccolissima cosa, la forza di rialzarsi e combattere, non cedendo mai alla disperazione; perfino quando viene costretta a salire sul treno che la porterà ad Aushwitz insieme alla sua famiglia, lancia dal finestrino una cartolina, raccolta da contadini, dove scrive “abbiamo lasciato il campo cantando”.

 Definita dalla critica letteraria “un cuore pensante nella baracca”, Etty Hillesum è una delle più coraggiose ed emozionanti testimonianze di una pagina troppo crudele e devastante della nostra storia. Con lei si può vedere la vita e l’amore per essa nonostante intorno ci siano forni crematori, catene, pigiami a righe, fame e morte.

Per non dimenticare che tra quei cancelli e quelle reti metalliche battevano cuori e sogni, intrappolati in baracche e neve.

Anna Senatore

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