Vieri Galli, un uomo oltre i cliché

Jacopo Galli ricorda suo padre Vieri, famoso otorino e professore universitario di Nocera Inferiore, insignito della Noce d’oro alla memoria a due anni dalla morte.
La consegna della Noce d’oro (da sinistra) Jacopo, Alessandra ed Emma Galli, la signora Liliana Morlicchio, Alfonso Andria e Gino D’Angelo (foto Ciro Paolillo)

È sabato sera, le strade del centro di Nocera Inferiore sono piene di persone. Il professor Jacopo Galli è ancora nel suo ambulatorio di via Barbarulo. Ci ritorna a settimane alterne. Vive, insegna e lavora a Roma: è docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, insegna alla facoltà di Medicina e chirurgia nel dipartimento Testa-collo e organi di senso; è otorino al policlinico Gemelli nel reparto di Otorinolaringoiatria. 

È dietro la scrivania che è stata di suo padre, il professore Vieri Galli, e prima ancora di suo nonno, il dottore Mario Galli che aveva iniziato la professione nel 1930. Lo incontro per parlare del papà, scomparso il 9 febbraio 2019, ma la cui memoria è ancora viva. Lo scorso 9 ottobre è stato insignito della Noce d’oro alla memoria, premio voluto dalla Pro Loco Nuceria Alfaterna, in special modo da Gino D’Angelo e Pietro Lanzara.

«Ci sono pazienti che vengono in questo studio da tre generazioni. Non ricordano solo la visita o la diagnosi, ma il rapporto che papà aveva con ognuno», rivela. Nella libreria spicca la copertina di Oggi con la notizia della morte di Aldo Moro: «Non l’ho tolta perché papà ci teneva molto, credo si ispirasse a quella figura». 

Il premio e il libro “Vieri Galli – Qual che resta del giorno” sono il frutto di una riflessione familiare fatta da Jacopo Galli insieme a mamma Liliana Morlicchio e alle sorelle Emma e Alessandra: «Non abbiamo sempre compreso la sua capacità di entrare in relazione con le persone. Lo abbiamo scoperto quando è morto. Ci ha quasi “sorpreso” l’abbraccio che abbiamo ricevuto. Abbiamo voluto ricambiare così».

Un marito e un padre che seppur «preso dal lavoro, è stato sempre molto presente». Stupendo il rapporto con i nipoti: «Non ci giocava, però con ognuno ha stabilito una relazione forte, indipendente. Quando mio figlio Vieri è stato in Canada a studiare, papà lo chiamava ogni notte. Non ho mai saputo cosa si dicessero. Però quando è morto, ho scoperto che mio figlio aveva colto dei particolari che non aveva raccontato a nessuno».

Di Vieri Galli si ricorda anche l’impegno politico, tra cui la candidatura al Senato per l’Ulivo: «Papà non aveva il carattere del politico. Era una persona di mediazione. Capiva le situazioni al volo. Non era convenzionale e non diplomatico. Per la mancata elezione non ha mai portato rancore. Ha ripreso il suo lavoro anche più di prima».
Ma è stato, e continua ad esserlo grazie all’impegno della famiglia, molto impegnato nel sociale e nella beneficenza: «Non lo ritengo un filantropo, una parola che non mi piace. Papà faceva del bene e lo sapeva fare senza clamori».
Chiedo al professore come il padre avrebbe vissuto questo tempo pandemico: «Con il solito spirito di servizio e senso del dovere, anteponendo le esigenze degli altri alle sue». Infine, cosa si aspetta da questa territorio? «Mio padre ha dato molto ed ha ricevuto altrettanto. Mi farebbe piacere che la sua testimonianza non vada persa».

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