In Campania sono 247 i comuni ricicloni che superano il 65% di raccolta differenziata. Perché allora paghiamo in media 100 euro in più di TARI rispetto alle altre regioni? E perché ancora non trasformiamo i nostri rifiuti in ricchezza? Su raccolta differenziata, impianto biogas di Sarno e dissesto idrogeologico Risponde Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania.
Aumenta – seppur di poco – il numero dei Comuni ricicloni in Campania: 247 che superano il 65% di raccolta differenziata, ma la Tari non si abbassa. I nostri rifiuti rappresentano ancora un costo per i bilanci delle amministrazioni pubbliche e non una risorsa economica. Il fiume Sarno continua ad inquinare nonostante sia in crescita la sensibilità dei cittadini sul tema ambientale attraverso la costituzione di comitati civici e la loro attiva mobilitazione. La questione dell’impianto Biogas di Sarno, che contrappone cittadini e istituzioni, il dissesto idrogeologico: alle apparenti contraddizioni che riguardano il nostro territorio risponde la presidente di Legambiente Campania, Maria Teresa Imparato.
Presidente, i Comuni campani cominciano a lavorare bene in tema di raccolta differenziata. Perché allora paghiamo in media 419 euro di tassa sui rifiuti contro i 319 delle altre regioni?
«Sono 85 i Comuni rifiuti free in Campania: la provincia di Benevento la più virtuosa, seguita da Salerno. Si tratta delle città dove la raccolta differenziata funziona correttamente ma soprattutto dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 Kg di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento. In Campania però manca una governance autorevole del ciclo integrato dei rifiuti. La raccolta differenziata è soltanto il primo passo».
Dove s’inceppa l’ingranaggio?
«La gestione dei rifiuti, prevenzione, raccolta, recupero e smaltimento ha un importante potenziale che però stenta a decollare. Un ciclo poco circolare e ancora troppo intrappolato in scarse capacità gestionali, affari al limite della legalità, mancanza di trasparenza. Ancora non si procede alla realizzazione di impianti industriali di trattamento della frazione organica con compostaggio, digestione anaerobica e produzione di biometano».
Se la raccolta differenziata comincia a funzionare significa che ragioniamo su numeri importanti di collocazione di frazione organica.
«Secondo i dati dell’Osservatorio regionale, la metà dei rifiuti urbani del 2018 era composto da organico. Su 2,6 tonnellate di spazzatura complessiva, 682.132 erano di frazione umida, di cui il 90% continua ad essere trasportata fuori regione (con un aumento di emissioni di CO2), a causa della mancanza di impianti sul territorio. Inoltre, è paradossale nell’era del necessario passaggio da fonti fossili a fonti rinnovabili finanziare prevalentemente impianti aerobici e non puntare maggiormente su processi anaerobici per la produzione di biometano. Un’occasione di transizione ecologica persa, forse l’ennesima, che non possiamo più permetterci».
A Sarno l’impianto Biogas genera odori insopportabili e contrappone cittadini, istituzioni e aziende. Cosa ne pensa della questione tuttora aperta?
«Gli impianti che non funzionano devono essere chiusi. È evidente che gli impianti di Sarno e di Eboli non lavorano correttamente, sversano nei fiumi e provocano miasmi. Si tratta di strutture di vecchia impostazione che, causando disagi, non fanno altro che aumentare i pregiudizi nell’opinione pubblica sulla grande opportunità di dotarsi di impianti di trattamento della frazione organica».
Lei ha definito la Campania “dai piedi d’argilla”. Alle prime piogge il nostro territorio si sgretola, causando danni e disagi. Dove ritrovare il bandolo della matassa?
«La questione della messa in sicurezza del territorio è cruciale: i cambiamenti climatici determinano lunghi periodi di siccità e improvvise piogge di forte intensità che mettono in ginocchio i nostri Comuni. Mancano del tutto i piani del verde. Dovremmo comprendere quanto sia urgente imparare ad accedere a fondi ministeriali ed europei attraverso un’adeguata progettazione. Nelle amministrazioni locali mancano figure professionali preparate e il blocco delle assunzioni sta indebolendo la macchina amministrativa».
Se vogliamo arrivare preparati ad affrontare la complessità, è necessario impegnarsi. Alla Campania dai piedi d’argilla e dal cuore di cicala canterina, sarebbe più opportuno consigliare di prendere a modello l’operosità delle formiche.