Dodici canestri

La moltiplicazione dei pani è uno dei segni operati da Gesù che non smette di riempirci di stupore. Guidati da mons. Giuseppe Giudice, approfondiamo il mistero eucaristico in dodici punti che richiamano i canestri riempiti con i pezzi avanzati.

Gesù ha compiuto un segno – non un miracolo! – con i cinque pani d’orzo e i due pesci posseduti dal ragazzo indicato da Andrea, il fratello di Simon Pietro. Segno che manifesta la compassione di Gesù per la folla e l’eccedenza del dono di Dio. In questo senso possiamo parlare di miracolo eucaristico, cioè di una moltiplicazione che non smette di riempirci di stupore.

Da quella sera il pane eucaristico non è mai venuto meno, anzi si è moltiplicato ed è stato condiviso in ogni angolo della terra, dovunque un povero prete ha celebrato, celebra e celebrerà una Messa. Raccolgo, come una provocazione aperta all’approfondimento, il mistero eucaristico in dodici canestri, affinché nulla vada perduto e ogni credente sia sempre più cosciente del dono di quel pane.

E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete

i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero

e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani

d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

(Gv 6, 12-13)

  1. L’Eucaristia è il dono di Gesù, è il suo donarsi. L’Eucarestia è la vita di Gesù donata, che si fa pane spezzato e vino versato per la fame e la sete di tutti.
  2. L’Eucarestia è il dono del Padre. E il Padre, amando il mondo, non ha trattenuto il Figlio per sé, ma lo ha donato per tutti noi. Il Padre ama i figli donando il Figlio; e gli uomini, divenuti figli nel Figlio, si sentono amati dal Padre, non più orfani o servi.
  3. L’Eucarestia è il dono dello Spirito Santo, perché è Lui ad accompagnare il donarsi del Figlio consegnato dal Padre. È lo Spirito Santo, invocato, che fa di un po’ di pane il corpo eucaristico, di un sorso di vino il sangue dell’Agnello, e di una folla il popolo sacerdotale.
  4. L’Eucarestia è il dono della sera in cui fu tradito; nasce dalla comunione al banchetto ardentemente desiderato; ed è un invito a partecipare alla cena dell’Agnello e alla festa di nozze. Prendete e mangiate, prendete e bevete!
  5. L’Eucarestia è il frutto e il segno della Pasqua; è il mistero pasquale consegnato per sempre alla Chiesa nei segni sacramentali. È sempre una celebrazione della vigilia, attesa dell’Amato dai cuori amanti.
  6. L’Eucarestia, consegnata alla Chiesa di tutti i tempi, fa la Chiesa nel tempo, cioè la fa esistere oggi, non come una reliquia del passato, ma viva fino al suo ritorno. Fate questo in memoria di me! Ascoltando il Maestro, la Chiesa sa cosa deve fare, affinché la memoria nostalgica diventi un memoriale, presenza del Risorto oggi e nostro contemporaneo.
  7. L’Eucarestia, nel tempo del pellegrinaggio, nutre la Chiesa e diventa pasto spirituale. È il pane dei pellegrini, è il nutrimento energetico che la sostiene nel suo andare e nel suo sostare, aprendola alla missione, che è innanzitutto compassione per l’umano. La Parola convoca la Chiesa, ma è il Pane che nutre e fa crescere, mentre compito del Pastore è guidare.
  8. L’Eucarestia manifesta il mistero della Chiesa, Croce e Banchetto. Tanti chicchi formano un solo pane, diversi acini servono per un solo vino; e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo. Un solo corpo con molte membra, unite in modo armonico e ben compaginate che formano il corpo ecclesiale, la sua Chiesa.
  9. L’Eucarestia è una caparra, un anticipo di Pasqua che ci viene dato nel tempo per preparare il corpo risorto di tutta l’umanità. L’Eucarestia è dono sacramentale dato nel tempo della Chiesa, che fa la Chiesa ed è fatta dalla Chiesa. Di là, nel Regno, l’ostia si scioglierà e lo vedremo faccia a faccia. Non ascolteremo più la sua lettera, non ci fermeremo più dinanzi alla sua immagine perché Egli, il Risorto, sarà più della lettera, più dell’immagine, più dell’ostia, il Vivente.
  10. L’Eucarestia è palestra di umiltà. È nel mistero pasquale, morendo ai vizi e risorgendo alle virtù, che si viene triturati e pigiati per divenire nutrimento per la vita del mondo. Umiltà che sa attendere il lievitare del pane e il fermentare del vino negli ampi spazi del cuore per la festa della carità.
  11. L’Eucarestia è farmaco di immortalità. Guarisce le nostre malattie spirituali, fascia le nostre ferite, è collirio per i nostri occhi, forza per la nostra stanchezza, ci rimette in piedi dopo ogni caduta e in cammino dopo ogni sosta. Il pane degli angeli è farmaco che, curandoci, ci fa intravedere la nostra casa, il Cielo.
  12. Nell’ultimo canestro scorgo un biglietto su cui è scritto Grazie. È il riassunto e il significato del dono di quel pane nel cesto della Chiesa. Il grazie eucaristico non è parola di cortesia, ma è un grazie sostanziale, nutriente e saporito, che avviene e si invera ogni volta nel mistero pasquale di Cristo.

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

 

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