«Come degli zombie». Nando Misuraca: «Canto la sicurezza sul lavoro per ricordare il mio papà»

Nando Misuraca è il figlio di Bruno, morto a 53 anni inghiottito da una voragine durante il lavoro. Il musicista racconta, nel giorno dell’anniversario della tragedia che ha sconvolto la sua famiglia, la solitudine dei familiari delle vittime e il suo impegno musicale per denunciare le storture del Paese.
Nando Misuraca

Quando si parla di lavoro «non dovrebbe esistere un posto sbagliato e un momento sbagliato». Nando Misuraca ha sperimentato sulla propria pelle il significato di queste parole.

Le ha pronunciate ricordando la tragedia di cui è stato protagonista, «perché insieme ai caduti sul lavoro, muore anche la loro famiglia, si diventa come degli zombie».

Venticinque anni fa, il 5 maggio 1999, suo padre Bruno, geometra, morì inghiottito in una voragine apertasi sotto un cantiere al rione Materdei di Napoli.

I vigili del fuoco ritrovarono il corpo dell’allora 53enne dopo tre giorni di ricerche.

«Fummo avvisati quasi subito dalla ditta con la quale lavorava mio padre. Io ero a scuola. A casa c’erano mia madre e mio fratello. Ci recammo sul posto e il dramma fu chiarissimo», racconta nel suo studio di registrazione del Vomero.

Nando Misuraca bambino con il papà Bruno

All’epoca Nando non poteva immaginare che nel suo futuro ci sarebbe stata una carriera da cantautore impegnato nel denunciare il male della nostra società.

«Siamo nel 2024 e siamo messi peggio. Il problema si è incancrenito. Ci sono delle vere e proprie metastasi», afferma.

Lui è un superstite delle tante, troppe, morti bianche: «Gli anni successivi sono stati brutti, drammatici, terribili. Passare dall’essere figlio di una famiglia medio borghese a superstite di un caduto sul lavoro è drammatico». 

Intorno alla famiglia il vuoto, come quello in cui il padre era precipitato per 30 metri: «Essere figlio di un caduto sul lavoro è un dramma nel dramma, perché non c’è un’adeguata rete sociale di supporto ai familiari. Noi siamo stati soli e ci siamo salvati perché avevamo famiglie di origine molto stabili. Se fossi stato in altre condizioni economico-sociali forse mi sarei perso».

Un baratro amplificato «dalla mancata attuazione delle leggi che sono prevaricate dal malaffare e dalla superficialità».

Comincia il percorso di rielaborazione abbastanza tardi, intorno ai 30 anni: «Avrei voluto farlo prima ma non avevo il giusto supporto».

Nel frattempo, matura artisticamente. Arrivano i primi successi, fino alla svolta della musica impegnata con la canzone Anime bianche: «La scrissi per attraversare ed esorcizzare il mio dolore. È mio padre che racconta l’incidente».

Il brano fu ascoltato da un amico impegnato con la Cgil, che lo propose ai vertici campani del sindacato: «Fu scelta come simbolo della battaglia per la sicurezza sul lavoro».

La musica di Misuraca è una musica di impegno. Sta girando l’Italia con Inconsapevoli eroi: «Racconto di persone che sono diventate loro malgrado dei simboli perché hanno cambiato il proprio microcosmo».

Personaggi come il padre e Giancarlo Siani, ma anche la storia di una migrante salvata dal medico di Lampedusa Pietro Bartolo.

Chiede il rispetto dei diritti e della dignità delle persone. E sul fronte lavoro auspica: «Percorsi che partano dalle scuole per una cultura del lavoro; più formazione per i lavoratori e più controlli da parte degli ispettori».

In particolare, non abituarsi a queste notizie, non essere indifferenti: «A volte penso che questo sia un argomento che non interessi a nessuno. È un’amarezza. Mi capita di vedere chi fa gli scongiuri. In Italia esistono morti di serie A e di serie B. Se muori sul lavoro non vali nulla. Il procedimento giudiziario è ancora in Cassazione. In 25 anni non abbiamo avuto mai un risarcimento».

Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts