Storia del costume di ciascun luogo

Le peculiarità dell’Agro nocerino sarnese, le cui primizie sono state decantate anche dalla Letteratura. Il focus con Vincenzo Salerno, direttore del Centro di ricerca “Domenico Rea”.

«Paesi e villaggi orgogliosissimi, l’un contro l’altro armati ad antico, oggi, nonostante il consumismo livellatore, continuano ad avere spiccate differenze.

Lunghissima e sottile provincia quella di Salerno, ha mari e montagne, pianure e colli contigui.

Dentro il cerchio di pochi chilometri, tre, quattro, cinque, si può passare da un ambiente schiettamente di montagna ad uno marinaro e piscatorio.

Le diversità scattano spontanee, ma dove resistono con straordinaria evidenza è nella gastronomia, che è anche un poco la storia del costume di ciascun luogo». 

Foto di Salvatore Alfano

Nella geografia letteraria di Domenico Rea la città di Salerno e la sua provincia – dove Rea crebbe, essendo però napoletano di nascita – s’identificano nei topoi che, meglio di qualsiasi altra rappresentazione, sanno cogliere le molteplici sfaccettature identitarie della Campania Felix.

E non a caso il cibo – prodotto della terra, oppure cucinato – è per l’autore di Spaccanapoli il tratto in comune che racchiude, dentro di sé, anche la storia e la cultura di tanti posti così diversi.

Emblematico esempio di questo originale accostamento tra territori e sapori è quello dell’Agro sarnese nocerino (che Rea, senza differenze, chiama pure Agro nocerino, Agro sarnese, Valle del Sarno); e soprattutto della sua Nofi, città immaginaria facilmente identificabile con Nocera Inferiore, dove lo scrittore trascorse la sua infanzia e dove ambientò il suo romanzo più famoso, Ninfa plebea

«Il salernitano rimane la patria dei peperoni, delle carote, dei finocchi maschi, delle zucche, dei pomodori lunghi come navigli di San Marzano e di quelli piccoli e sodi come sassi di Tramonti.

Rimane soprattutto una terra – nell’Agro nocerino – dove gli alberi da frutto – di tutti i frutti che Dio si è sfiziato a pensare e a far nascere – costituiscono vere e proprie giungle. Terra a coltivazione intensiva, ebbe una solenne pagina elogiativa del presidente Luigi Einaudi e Mussolini, risalente a Roma dalle Calabrie (sic), fece fermare il treno e, stupito e ammirato, si fece una passeggiatina».

Vincenzo Salerno*

*Professore associato in Letterature comparate all’Università di Salerno, Direttore del Centro di ricerca “Domenico Rea”

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