Chi c’è in casa?

La realtà che il Rapporto descrive è quella delle persone fragili – e delle loro famiglie – sempre più numerose nel chiedere assistenza domiciliare, relazioni serene, cura della persona.

C’è un lavoro di cui i media non parlano molto sia per l’ambiente, la casa, in cui viene svolto sia per le sue caratteristiche che lo intrecciano con le piccole cose di ogni giorno: è il lavoro domestico di cui parla il 5° Rapporto Domina – Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico – relativo al 2023 e presentato nei giorni scorsi.

La realtà che il Rapporto descrive è quella delle persone fragili – e delle loro famiglie – sempre più numerose nel chiedere assistenza domiciliare, relazioni serene, cura della persona.

In Italia sono oltre un milione i cosiddetti “datori di lavoro”, cioè famiglie che si rivolgono a persone perlopiù straniere, anche se stanno aumentando quelle italiane, per l’accompagnamento di persone fragili e in particolare anziane.  Il dato è destinato a crescere per i noti motivi demografici.

Le famiglie, secondo il Rapporto Domina 2023, spendono all’anno 7,7 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari a cui si aggiungono 6,6 miliardi di euro per la componente irregolare con un risparmio di 9 miliardi per lo Stato qualora dovesse provvedere a ricoveri nelle residenze socioassistenziali.

Rimane irrisolto in rilevante misura il problema della regolarizzazione dei rapporti di lavoro casalingo, il sommerso è molto più diffuso in questo settore che in altri ed è importante rimuovere le cause, economiche e culturali, che portano a mantenere e anche a giustificare l’irregolarità.

La recente legge delega sul sostegno degli anziani (23 marzo 2023, n.33) si profila anche come un contributo alla soluzione del problema.

Nelle situazioni fragilità della porta accanto ci sono storie che si incrociano: quella di una famiglia che attraversa momenti di fatica e quella di uomini e donne, soprattutto stranieri e migranti, che a loro volta hanno alle spalle e vivono disagi e sofferenza. Diverse espressioni culturali, sociali, economiche e anche religiose si incontrano in una stanza attorno a una persona fragile.

“Mettersi in ascolto di questo intreccio narrativo oltre la rigidità della pur importante dinamica della domanda e dell’offerta – scrive nella prefazione al Rapporto Domina, Pier Davide Guenzi del pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia – consente di declinare quella dimensione di partecipazione e di solidarietà che non può mai mancare anche nell’ambito domestico”.

Semplici e apparentemente insignificanti momenti di vita domestica si trasformano in impreviste occasioni di conoscenza reciproca e possono cambiare il modo di vedere e giudicare l’altra e l’altro.

C’è un’altra narrazione che a volte affiora in questo intreccio, è quella delle diverse fedi che si esprimono in alcuni momenti lieti o tristi della vita di una famiglia. Non è fatta di parole difficili, i messaggi passano attraverso un ricordo, una ricorrenza, un segno.

Può essere che nulla accada, può essere che rimangano tracce.

Paolo Bustaffa

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