Padre Gennaro Sorrentino: «Le strade si aprono solo percorrendole»

È stata inaugurata ieri a Roma la nuova Provincia redentorista Europa Sud, che sarà guidata da padre Gennaro Sorrentino, superiore della comunità redentorista di Pagani. Padre Gennaro, lo scorso 29 novembre è stato eletto provinciale. Il cammino vocazionale, le emozioni e gli obiettivi per questo nuovo incarico.

È stata inaugurata ieri la nuova Provincia redentorista Europa Sud, composta dalle ex province di Roma, Napoli, Madrid, Lisbona e Francia.

Con solenne celebrazione eucaristica che si è tenuta presso la Chiesa Redentorista di San Gioacchino a Roma si è insediato anche il consiglio provinciale, guidato da padre Gennaro Sorrentino, superiore della comunità redentorista di Pagani.

«Sei il segno di ciò che lo Spirito può fare». Sono le parole che Rogerio Gomes, padre generale della Congregazione del Santissimo Redentore, ha rivolto a padre Gennaro Sorrentino, nominato lo scorso 29 novembre provinciale della nuova provincia redentorista del Sud Europa. La votazione si è svolta a Trois-Épis, nella regione dell’Alsazia, alla presenza di 40 confratelli provenienti dalle 5 province di Napoli, Roma, Madrid, Parigi e Lisbona che la nuova provincia ingloba.

Un nuovo sì che si innesta in una prima e più importante chiamata, quella al sacerdozio.

In una mite e soleggiata mattina di dicembre, nel bellissimo complesso della basilica di Sant’Alfonso a Pagani, dove sono conservate le spoglie del fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, abbiamo ripercorso insieme i primi passi della sua donazione a Dio, che oggi lo chiama a vivere un nuovo e impegnativo compito.  

Classe 1967, padre Gennaro Sorrentino è nato a Lettere, in provincia di Napoli, quinto di sei figli. «La mia era una famiglia umile – racconta –, mio padre era contadino, mamma invece faceva la casalinga. Oggi comprendo in maniera più nitida che senza l’educazione ricevuta in famiglia non sarei la persona che sono».

La vocazione al sacerdozio è nata in parrocchia, gestita dai padri redentoristi, che ospitava un grande seminario di formazione, dalle scuole medie al ginnasio. «Ho sempre respirato la spiritualità redentorista, per me dunque è stato quasi scontato scegliere la famiglia religiosa all’interno della quale vivere la mia vocazione sacerdotale – aggiunge –. Alcuni dei formatori di allora oggi sono miei confratelli. Nei loro confronti ho un grande debito di riconoscenza e gratitudine».

Terminata la formazione presso il seminario di Colle Sant’Alfonso a Torre del Greco, è ordinato sacerdote il 30 maggio del 1993, a 26 anni. È l’inizio di una vita nuova, innestata in Dio, con il carisma dei redentoristi.

Padre Gennaro riassume così il cuore della spiritualità della Congregazione del SS. Salvatore: «La peculiarità dei redentoristi risiede nel modo di “stare” con la gente, è alimentata da una grande capacità di ascolto a cui si aggiunge l’impegno a farsi compagno. Si tratta di una spiritualità semplice, che guarda all’uomo, alla persona. Oggi si parla sempre più spesso di tutor, nei programmi pastorali sentiamo discutere di direzione spirituale che è uno dei fulcri del cammino redentorista: formare le coscienze».

Per dieci anni dopo la sua ordinazione, dal 1989 fino al 1999, padre Sorrentino si è occupato principalmente di missioni popolari e predicazione. «Dove arriva un prete giovane si raccolgono sempre frutti abbondanti», racconta parlando di quegli anni ricchi di grazia.  Nel 1999, a 32 anni, viene mandato a Palermo. Ci resta 12 anni, fino al 2011 come superiore e parroco. «È stato un periodo molto bello dal punto di vista pastorale, quando si vive una missione tu getti un seme e un altro lo vede crescere, qui invece ho potuto raccogliere anche i frutti, molto abbondanti. La parrocchia era grande, 20.000 anime, ed io ero anche il responsabile di una comunità di redentoristi di sette confratelli». 

Nel 2011 arriva a Pagani e si dedica principalmente alle missioni con diversi incarichi provinciali.  Nel 2015 è mandato a Materdomini come parroco ed economo del santuario di San Gerardo Maiella, l’altro santo redentorista. Nel 2019 viene eletto vicario provinciale e ritorna qui a Pagani come superiore e parroco della basilica di Sant’Alfonso. Dopo quattro anni ricchi di impegni e passione, lo Spirito soffia ancora chiamandolo ad un compito inedito. Lo scorso 29 novembre infatti è eletto superiore della nuova provincia redentorista del Sud Europa. Si tratta di una nuova provincia che assorbe 5 antiche province. 

«Quello che  mi aspetta è un bel compito, una grande sfida –  racconta –, è come quando nasce un bambino che non ha nulla e bisogna provvedere a tutto. Certo, ci sono le costituzioni generali della Congregazione, esistono le costituzioni e gli statuti delle vecchie province. Adesso bisogna mettere insieme le particolarità, volendo fare un esempio chiarificatore possiamo dire che le province hanno i genitori in comune ma, successivamente, hanno sviluppato tradizioni proprie per processi secolari». 

Chiedo a padre Gennaro quali sono i primi passi che intende compiere e che obiettivi si è dato per questo nuovo incarico per il quale chiede a tutti il sostegno della preghiera. «In questo momento mi preme avviare un processo che non so bene dove ci porterà né quanto tempo richiederà.  Ovviamente, per fare questo, bisogna avere obiettivi di medio termine.  Quello che mi sono posto è la conoscenza reciproca: appena sarà possibile desidero visitare le comunità in formazione e quelle degli anziani, depositari di una saggezza da mettere a frutto». 

Il cammino ufficiale della nuova provincia del Sud Europa, è, dunque, stato inaugurato ieri con la Celebrazione Eucaristica a Roma, nella parrocchia redentorista di San Gioacchino in Prati, alla quale ha partecipato il consiglio, composto da sette confratelli: un portoghese, due spagnoli, due francesi e due italiani. 

«Ciò che andremo a realizzare – conclude il sacerdote – è un processo avviato dal capitolo generale 30 anni fa, richiamato nel penultimo capitolo tenuto in India e in quello dello scorso anno che si è svolto a Ciampino. Capitoli che hanno sancito in maniera definitiva quello che sta accadendo. Il lavoro riguarda due aspetti, c’è una ristrutturazione ad intra, siamo chiamati a ripensarci, ed una riconfigurazione, che è quello che è sotto gli occhi di tutti. Il fine per cui tutto questo si compie è la missione. Certo, anche noi, come tante altre congregazioni facciamo i conti con un calo di vocazioni, ma l’obiettivo perseguito è la missione». 

Il compito, sicuramente arduo, è capire a quale tipologia di missione lavorare e come realizzarla, ma le strade si aprono solo percorrendole. Buon lavoro padre Gennaro.

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