“Gli darò il tuo nome”. La famiglia Adiletta ha affidato Daniele a san Giuseppe

La storia della famiglia Adiletta e del piccolo Daniele. Nato con una grave cardiomiopatia, oggi sta meglio dopo essere stato affidato a san Giuseppe, il padre putativo di Gesù, con la promessa di dargli anche il suo nome, e alla Vergine Maria.
Un’attenzione speciale per i piccoli. Bimbo che gioca (Foto Esi Grünhagen-Pixabay)

Daniele, capelli chiari e meravigliosi occhi grigi, ha compiuto due anni a maggio. Chi guarda il suo volto sereno difficilmente riesce a intuire la battaglia che ha dovuto affrontare, appena nato, insieme ai suoi genitori. 

Alessia Crescenzo ed Enrico Adiletta si sono sposati nel 2016, nel 2017 è arrivato il primo figlio, Francesco. Dopo 4 anni la famiglia cresce e il 4 maggio del 2021 nasce Daniele.

Il bambino viene alla luce a Roma, presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Durante la gravidanza il ginecologo si accorge che il piccolo ha una fragilità cardiaca e consiglia ai genitori di farsi seguire dall’ospedale del Papa.

Daniele nasce con una cardiomiopatia dilatativa, una malattia cardiaca rara. Ha una dilatazione del ventricolo sinistro e un’insufficienza mitralica severa, la frazione di eiezione, che misura la capacità del ventricolo cardiaco di contrarsi e di espellere sangue ad ogni battito, è al di sotto del 20%. Valori normali devono superare il 50%. 

Appena nato, è immediatamente portato in Terapia intensiva neonatale e comincia subito la terapia farmacologica mentre la mamma, in ambulanza, è trasferita all’Ospedale San Pietro. 

Inizia per la famiglia un tempo faticosissimo, Daniele ha avuto bisogno di 8 ricoveri ospedalieri.

«All’inizio si parlava di trapianto di cuore e cuore artificiale – racconta Alessia –. In ospedale vedevo bimbi con tante difficoltà e così chiedevo alla dottoressa: ma Daniele camminerà? Parlerà bene? Avrà dei problemi? La riposta era sempre la stessa: “dipende da come evolve la situazione, il Signore deve proteggervi”. Quante lacrime abbiamo versato in quei mesi!».

Un tempo in cui affidarsi a Dio era l’unica certezza a cui aggrapparsi. 

In un modo apparentemente casuale la vita di questa famiglia incrocia i passi di san Giuseppe. «Mia cognata vive a Roma e un giorno mi ha portato una piccola immaginetta del Santo di una chiesa a lui dedicata a Ciampino». Alessia comincia ad affidarsi a lui e continua a farlo seduta tra i banchi della stessa chiesa o tra quelli del santuario della Madonna del Divino Amore, immerso nel verde alle porte di Roma.

La giovane mamma mette tutto nelle sue mani e gli fa una promessa: se il bambino supererà questo brutto periodo, gli metterà Giuseppe come secondo nome. Ma non si ferma qui. «Se dovessi avere un altro figlio, gli dice, gli darò il tuo nome. Anche se sarà una bambina» aggiunge.

La famiglia Adiletta nel giorno del battesimo di Giusy

Il percorso ospedaliero del piccolo Daniele è lungo, il bambino affronta otto ricoveri, deve fare i conti prima con una insufficienza renale, poi con un’infezione del catetere venoso centrale.

A quattro mesi cominciano a somministrargli un farmaco usato fino ad allora solo su neonati di sei mesi. Mamma e papà, dandosi il cambio, sono sempre al suo fianco mentre cercano di garantire tutta la serenità possibile a Francesco che di anni ne ha appena quattro.

Quando incontro Alessia con lei c’è una sua carissima amica, Francesca Siano. Un’amicizia nata tra i banchi di scuola che ha saputo resistere all’usura del tempo.

In quei mesi difficili la ragazza, che vive il suo cammino di fede nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Lavorate di Sarno, accompagna la famiglia Adiletta con la preghiera, coinvolge altre amiche di Alessia e insieme si ritrovano su skipe per recitare il Santo Rosario.

Il 2 ottobre del 2021, memoria dei santi Angeli Custodi, Alessia e Francesca vanno a piedi a Pompei e affidano ogni cosa alla Vergine.

La situazione clinica di Daniele, affidato ai genitori di Gesù, poco alla volta si stabilizza. Con la sola terapia farmacologica la frazione di eiezione arriva al 40% e, dopo otto lunghi mesi, il 10 gennaio del 2022 la famiglia torna definitivamente a casa. Da quel momento il piccolo è seguito, sempre al Bambino Gesù, in regime di day hospital.

Dopo due mesi, il 17 marzo, due giorni prima della solennità di san Giuseppe, Alessia scopre di essere incinta. Un mese e mezzo dopo, il 4 maggio, Daniele spegne la sua prima candelina e dopo pochi giorni, il 15 maggio, riceve il sacramento del Battesimo nella parrocchia di Sant’Anna in Fiano e Fosso Imperatore dalle mani di don Mario Ceneri. Alessia mantiene la promessa e il bambino viene battezzato con il nome di Daniele Giuseppe.

La prima tutina del bambino

Sempre a maggio, mese mariano per eccellenza, Alessia ed Enrico scoprono di aspettare una bambina. È giunto il tempo di mantenere la seconda promessa fatta al Santo. Giuseppina nasce il 31 ottobre del 2022 e riceve il sacramento del Battesimo il 19 marzo del 2023. 

Racconta Alessia: «Ho vissuto la gravidanza e il parto di Giusy con grande serenità, quasi come se il Signore avesse voluto in qualche modo consolarmi rispetto all’esperienza completamente diversa fatta con Daniele. Pochi giorni dopo il parto, io e la bambina siamo tornate a casa, dovrebbe essere sempre così. Giusy mi ha restituito un po’ di normalità».

Daniele oggi è un bambino sereno che conduce la vita di un piccolo di due anni, divisa tra scuola e famiglia. «Sento spesso parlare di mamme speciali – dice Alessia – io penso solo di essere una mamma fortunata. Daniele è un bambino miracolato, la frazione di eiezione deve migliorare di un altro piccolo 5% per poter dire di essere nella normalità».

I genitori conservano in un quadretto la prima tutina di Daniele, che il bambino non ha mai potuto indossare, con un biglietto di ringraziamento per la Madonna. Voleva donarlo al santuario della Madonna del Divino Amore dove tante volte hanno pregato e dove si fermano dopo ogni controllo di Daniele. Ma qui, ormai da due anni, non accettano più ex voto.

Così, insieme a Francesca, scriveranno un nuovo biglietto e lo porteranno al santuario di Pompei per ringraziare i genitori di Gesù per la grazia ricevuta e per il dono dell’amicizia che rende più dolci le prove della vita.

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