A schiovere. Vocabolario napoletano di effetti personali. Così Erri De Luca racconta i suoi ricordi, la vita e le immagini spesso fissate nella memoria come una foto in bianco e nero, ma con un milione di chiaroscuri: a schiovere…
In ogni vocabolo antico e vissuto emerge l’eco di voci tra i vicoli, tra i pavimenti umidi dei bassi, senza luce, con al centro la “vrasera” , unico fuoco della casa nei lunghi inverni. Le cucine sono luogo di scambio di ogni genere: pettegolezzi “inciuci”, racconti “cunti”, premonizioni ed esortazioni verso un futuro incerto, in costruzione, come molte case del dopoguerra, quando erano cessati gli allarmi e nessuno doveva più preoccuparsi di trovare rifugi sotterranei.
Parole che sono voci dunque, persone e ricordi che arrivano nella mente dello scrittore e rivivono fino al lettore, catapultato in una lingua antica e sonora, come poche. Erri De Luca porta il suo mondo tra parole forse in disuso, ma che hanno origini greche, latine, arabe; Napoli che rinasce e che lotta ogni giorno per la sopravvivenza della propria cultura e della propria gente.
Scorrendo le pagine si trovano figure e personaggi teatrali, rappresentativi di una società variopinta e dinamica, che sembrano quasi attori e registi della propria vita, di situazioni inaspettate. Così lo scrittore racconta in uno scorrere lento, quasi sconnesso che conduce ed include tante vite, sentimenti, ricordi molto vivi ed anche comici, caratteristici.
Erri De Luca ha scritto molto della propria vita nei suoi romanzi, della sua città natale; nel vocabolario di effetti personali riesce ancora e di nuovo a sorprendere il lettore e a regalare immagini poetiche e ricche di significato, con un balzo alla quotidianità diventata più rude, complessa e meno sensibile alle miserie umane. Ancora una volta, con la sua abile penna, riesce a regalare un gioiello ai suoi lettori, mettendo sulle pagine parole quasi sconosciute, ma evocative ed attuali, presenti e potenti, molto sonore e marcate, come solo il napoletano sa essere.
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