Processioni: il Vescovo incontra le commissioni per i festeggiamenti

Presentato il documento che racchiude il contributo del Cammino sinodale diocesano alla riflessione sulla pietà popolare.

«Le nostre feste popolari rappresentano una parte rilevante della nostra identità religiosa, punto di arrivo di un cammino che si protrae durante tutto l’anno Pastorale». Inizia così il documento che racchiude il contributo del Cammino sinodale diocesano alla riflessione sulla pietà popolare. Un documento redatto dai referenti del Cammino sinodale diocesano, don Fabio Senatore e Giovanna Civale, dopo aver raccolto i contributi delle diverse comunità parrocchiali nell’ambito del cantiere della pietà popolare.

«La festa ci ricongiunge come comunità e diventa occasione di crescita nella fede. Rappresenta un’opportunità preziosa per vivere un momento di convivialità con tutta la comunità, aprire una parentesi nella quotidianità e rinsaldare ancora di più i legami all’interno della comunità e mostrare agli altri il bello di farne parte», prosegue ancora il documento, che poi afferma: «La festa offre, inoltre, una opportunità per evangelizzare. Riteniamo infatti che le feste siano momenti privilegiati per una evangelizzazione nuova, se liberate da tante incrostazioni e da tutto ciò che fa da cornice. Esse non dovrebbero mai tradire il compito di essere offerta di evangelizzazione per tutti e invito ai lontani a ritornare a vivere con Cristo nella Chiesa».

Il testo redatto dai referenti del Cammino sinodale diocesano recita anche: «L’emergenza pandemica ha rappresentato un’opportunità. Essa infatti, con le sue restrizioni, ha permesso di apprezzare maggiormente l’aspetto liturgico delle nostre feste, spesso messo in ombra dai festeggiamenti civili».

Le proposte delle comunità parrocchiali

Nel documento, che è stato consegnato dai referenti al vescovo Giuseppe, vengono messi anche in evidenza alcuni aspetti che, secondo quanto emerso dal confronto nelle parrocchie, meriterebbero di essere revisionati, quali la gestione del denaro, la formazione dei fedeli, l’attenzione agli eventi civili collaterali alle feste religiose.

Non mancano, quindi, le proposte concrete: «Conoscere la vita del testimone di santità che si festeggia. Valorizzare di più il significato dei segni della pietà popolare, spiegando magari i segni liturgici e il significato di alcuni gesti, soprattutto nelle processioni. Creare un cammino sinodale e non avallare differenze e disomogeneità tra le diverse realtà parrocchiali nella preparazione di feste e di eventi che fanno da cornice».

«In tutte le fasi della preparazione non si perda mai di vista il vero obiettivo coinvolgendo tutta la comunità, anche i ragazzi e le scuole – recita ancora il documento -. La festa sia un momento per intervenire in quelle situazioni di bisogno presenti nel proprio territorio: anziani, persone con disabilità, chi vive nella solitudine, ragazzi che sono sempre più distanti».

L’intervento del vescovo Giuseppe

Intanto, dopo che il vicario generale – su invito del Vescovo – aveva incontrato i vicari foranei per tracciare il cammino da compiere in vista della annunciata ripresa delle processioni, nella mattinata di martedì 28 febbraio ha avuto luogo presso la Curia diocesana una assemblea del clero. Nella serata di mercoledì 1° marzo, poi, mons. Giuseppe Giudice ha incontrato presso la parrocchia di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore i rappresentanti delle commissioni e dei comitati per i festeggiamenti delle comunità parrocchiali della diocesi.

«La pandemia è stata l’occasione per riflettere, per fermarci, non per affossare la pietà popolare, che è una ricchezza. Quest’anno non è trascorso inutilmente» ha ribadito mercoledì sera il Vescovo, che poi ha aggiunto: «Abbiamo avuto bei riscontri a livello nazionale, perché come diocesi abbiamo avuto il coraggio di fermarci su questo tema».

Oggi «occorre, in un grande equilibrio, saper mettere insieme liturgia e pietà popolare, con le tante ricchezze che ci sono, ma tenendo conto anche delle esagerazioni» ha proseguito il presule, sottolineando che «la processione è una Chiesa in uscita, ma si può uscire per passeggiare, per dare fastidio, o si può fare una uscita missionaria».

L’invito a rileggere le norme pastorali

Mons. Giudice ha poi fortemente invitato ad approfondire le norme pastorali diocesane, diffuse quasi dieci anni fa, nel 2014, ma ancora in larga parte sconosciute: «Farò avere a tutti questo documento. Utilizziamolo, leggiamolo con le comunità in preparazione alla festa».

Il Vescovo ha rivolto poi un altro invito: «Tornando nelle vostre comunità, guardando alle vostre feste, domandatevi: “Dove sono le esagerazioni? Dove c’è qualcosa che non va? Dove occorre cambiare? Come posso fare?”. Incominciamo mettendo a posto quello che non va dentro le nostre case, dentro le nostre comunità. E poi, camminando si apre cammino. Vigiliamo con prudenza. Dobbiamo essere, come dice il Vangelo, come colui che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie. Le cose vecchie si buttano, le cose antiche si conservano, si restaurano».

Il vescovo Giuseppe ha evidenziato anche la necessità di prestare attenzione al rapporto con le istituzioni («Dobbiamo saper cambiare insieme»), annunciando la diffusione, prossimamente, di una lettera per la ripresa delle processioni con le indicazioni da seguire.

Mons. Giudice ha annunziato anche la volontà di istituire un tavolo permanente per aiutare questo cammino «in una comunione che non sia di facciata ma reale».

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