Le debolezze del Sud

Ma perché il Sud è più esposto alla nuova crisi? Dalle anticipazioni del Rapporto si evidenziano soprattutto due motivazioni che riguardano famiglie e imprese.
Foto di Welcome to All ! ツ da Pixabay

Il divario tra Nord e Sud del paese non accenna a diminuire. La differenza è sempre più marcata, in un tempo di profonde crisi dove si accavallano carenza dell’approvvigionamento energetico e celere aumento dei prezzi causate dall’invasione dell’Ucraina. È proprio nelle più deboli che le azioni di intervento dovrebbero ricevere maggiori attenzioni, anche se il tema del Mezzogiorno non sembrerebbe centrale nei programmi dei partiti politici.

Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2022 raffigurano un paese a doppia velocità da un lato, e dall’altro un Sud con un sistema di infrastrutture sociali ed economiche più esposto alle intemperie dei tempi di guerra. Lo scorso anno anche i territori del mezzogiorno hanno partecipato alla ripresa.

Il Pil è cresciuto del 5,9%, un aumento importante, sebbene sia stato inferiore a quello della media nazionale fissato al 6,6%. L’indicazione era accolta come una buona notizia, perché offriva lo spazio alla speranza di rimettere in moto un modello di sviluppo.

Lo shock ucraino – come lo chiama lo Svimez – interrompe subito il percorso appena avviato.

Le previsioni non sono delle migliori. Nel 2022 l’inflazione crescerà soprattutto nel Mezzogiorno (8,4% rispetto al 7,8% del Centro Nord). Inoltre rallenterà anche la crescita del Pil, che, se nel 2022 dovrebbe attestarsi su un 2,9% per il Sud, rispetto al 3,6% del Centro Nord, nel 2023 diminuirà allo 0,9%, rispetto all’1,7% – avvisano gli analisti – sempre se la situazione internazionale non peggiorerà.

Ma perché il Sud è più esposto alla nuova crisi?

Dalle anticipazioni del Rapporto si evidenziano soprattutto due motivazioni che riguardano famiglie e imprese. In primo luogo, l’inflazione colpirà la parte della popolazione più povera, perché più esposta all’aumento dei prezzi dei beni necessari, e al Sud i nuclei familiari meno abbienti sono oltre un terzo della popolazione. In secondo luogo, la crisi energetica avrà un effetto più duro sulle piccole e medie imprese – proprio quelle che caratterizzano maggiormente il tessuto economico del territorio – e sarà più grave rispetto al resto del paese perché i costi dei trasporti sono doppi rispetto alle altre aree.

Infine dalla presentazione dello Svimez emerge la mancanza di un piano industriale che preveda un’attenzione particolare alle zone in ritardo. Gli analisti osservano che i finanziamenti del PNRR premiano soprattutto le imprese a forte innovazione e digitalizzazione che sono poco presenti nel Sud del paese, così anche le risorse per la ripresa economica a medio termine finiranno per premiare l’Italia Centro-Settentrionale. Ancora una volta emerge la necessità di un’attenzione e alla cura del territorio per favorire lo sviluppo che non può avere per tutti gli stessi tempi e le stesse strade.


Andrea Casavecchia

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