Un mondo al rovescio

Il punto nell’editoriale del numero di dicembre di Insieme a cura del direttore Salvatore D’Angelo.

Augurare buon Natale non è politicamente corretto. Dei nomi propri hanno più dignità di altri. Tutelare la vita, dal concepimento alla morte, è roba da talebani. Chiedere di celebrare una Messa in una cappella ospedaliera è quasi un affronto; trasformarla in sala d’attesa è, invece, possibile. I predicatori della diversità e dell’inclusione finiranno per escludere e rendere diversi: dall’et et all’aut aut.

Non si sentiva certo il bisogno della polemica prenatalizia, dopo anni passati a mettere e togliere il presepe dalle scuole. Ci ha pensato un documento interno alla Commissione europea, poi ritirato alla chetichella. Linee guida sulla comunicazione inclusiva, che però escludevano la maggioranza degli europei. Non avrebbero potuto augurare buon Natale, ma buone festività. Meglio non chiamare i figli Giuseppe e Maria ma, che so, Jessica o Ivano di verdoniana memoria o i più islamici Mohammed o Aisha. Schizofrenia.

Dopo l’imbarazzo generale è stato tutto ritirato. «Il prezioso principio dell’inclusione non dovrebbe causare l’effetto opposto dell’esclusione», ha detto il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea.

Il vademecum era stato elaborato da Helena Dalli, commissaria all’Uguaglianza indicata dal governo di Malta. Nel suo Paese era conosciuta per i legami con l’ex premier Joseph Muscat, cacciato dopo l’uccisione di Daphne Caruana Galizia. Prima di essere assassinata, la giornalista scrisse di Dalli: «Una ministra per l’Uguaglianza che pratica clientelismo e nepotismo».

Sposiamo quanto affermato dallo scrittore Antonio Scurati sulle colonne del Corriere della Sera: «Smettiamola una buona volta di ingannarci, raccontandoci che dalla repressione di noi stessi possa nascere la libertà degli altri. La predicazione ossessiva e persecutoria delle pratiche di diversity and inclusion sta diventando l’ideologia egemone del nostro tempo».

Allo stesso tempo merita una riflessione la battaglia contro la vita in corso nel nostro Paese. Aborto ed eutanasia sono sbandierati come conquiste di libertà. Chi la pensa diversamente è tacciato di oscurantismo. E via con report che segnalano la presenza di tanti medici, infermieri e operatori sanitari obiettori. Per fortuna! Se Maria e Giuseppe non avessero tutelato la vita oggi non avremo alcun Natale da festeggiare.

«È necessario che al non essere impediti ad agire secondo i propri convincimenti di coscienza, o all’essere costretti ad agire contro questi, si accompagni anche, positivamente, la possibilità di esprimere tali convincimenti in pubblico, di darne testimonianza non solo attraverso gli atti di culto, ma anche attraverso comportamenti concludenti che siano significativi del credo religioso», scriveva Giuseppe Dalla Torre in Laicità cristiana.

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