Da Casolla all’intera regione. L’opera di Addatis si espande

Le prime fondazioni dopo quella di Nocera Poiché suore ed orfane aumentavano di giorno in giorno, Maria Consiglia Addatis si mise alla ricerca di una nuova casa. Ecco come andarono le cose
Le ospiti di una casa delle Suore Serve di Maria Addolorata
Venerabile Maria Consiglia Addatis

Dopo alcuni anni dalla fondazione di Casolla, Maria Consiglia Addatis, infaticabile nel perseguire gli intenti che si era prefissi, chiese ed ottenne dal vescovo Raffaele Ammirante il permesso di aprire nel villaggio di Sant’Egidio una casa per l’istruzione catechistica. Seguiamo da vicino come andarono le cose.

Annota il diarista: «Fu scelto il paese detto Sant’Egidio al di sopra dei Pagani. Ed il giorno 28 giugno 1878 partì da Napoli per Nocera, e quello istesso dì verso le ore 9, venne inaugurata l’opera della Dottrina cristiana con l’intervento del Vescovo, del parroco, di altri sacerdoti e di molto popolo nella chiesa di Maria SS. Delle Grazie di cui occorreva la festa. Ma l’opera non poté essere proseguita a motivo della casa non adatta e per altri impedimenti e ragioni. Laonde dopo cinque giorni d’immense sofferenze ella e la consorella dovettero ritornare all’eremo di Casolla».

Da Casolla all’intera regione

Poiché suore ed orfane aumentavano di giorno in giorno, Maria Consiglia si mise alla ricerca di una nuova casa: «Molte se ne erano già vendute, alcune negli anni precedenti; ma niuna si potette rinvenire corrispondente al bisogno. Finalmente ai principi dell’anno 1888 se ne prese una in affitto in Arienzo. La casa non rispondeva alle esigenze richieste da una comunità religiosa. E dopo cinque anni, il 27 novembre 1893, suore ed orfane si trasferirono a San Vitaliano, diocesi di Nola, su interessamento del vescovo monsignor Agnello Renzullo».

San Vitaliano

La casa di San Vitaliano presentava «assai difficoltà», si legge nel Diario. Si trattava di «difficoltà interne, per molte spese che doveano farvisi, affinché potesse aggiustarsi per il monistero e l’orfanotrofio, e per le urgenti riparazioni, specialmente per il fabbricato interno diviso dall’esterno per un grande cortile e per la chiesa da edificare. Difficoltà esterne, per i molti debiti gravati su di essa proprietà, ed altri pericoli». Se le prime difficoltà «si lasciarono in mano alla Divina Provvidenza» per appianare le seconde si diede un incarico all’avvocato Guglielmo Borrello. L’11 ottobre del 1893 venne «firmato l’instrumento». Tra il 14 e il 15 ottobre i proprietari lasciarono la casa e quando tutto era pronto Maria Consiglia fece trasferire suore e orfane da Arienzo.

San Potito di Roccapiemonte

Contemporaneamente arrivò la proposta di un monastero abbandonato nel villaggio di Castel San Giorgio. La struttura, estinte le ultime monache, era passata al Comune, che propose «condizioni che non potevano accogliersi».

Mentre si discuteva sul prezzo, Maria Consiglia ebbe una lettera da monsignor Luigi Del Forno in cui le si proponeva un’altra casa in Roccapiemonte. Questa era in buono stato e le condizioni assai migliori. L’atto di compravendita avvenne il 22 settembre 1894. La casa apparteneva alla giurisdizione dell’abbazia di Cava de’ Tirreni. La chiesa fu dedicata al Cuore di Gesù. A partire dal 1909 l’attività prevalente esercitata dalle suore fu quella dell’orfanotrofio, cui in un secondo momento si aggiunse la scuola materna.

Nel 1896 fu aperta la casa di Isernia su richiesta di monsignor Agnello Renzullo. L’istituto nasceva sul monastero di Santa Chiara, distrutto in seguito al terremoto del 1805. Il successore monsignor Francesco Paolo Carrano continuò le trattative. Espletate le pratiche, il Vescovo venne promosso alla sede de L’Aquila. Gli successe monsignor Nicola Merola, che prese possesso il 6 gennaio 1894. Durante il suo governo le suore entrarono con le prime orfane nella nuova casa. La data ufficiale di apertura fu il 19 maggio 1896. L’istituto fu dedicato a San Pier Celestino.

Suor Agnese Pignataro
Tratto da “Una donna di garbo plasmata dallo Spirito”

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