I giorni del dolore

Mons. Gioacchino Illiano. Foto di Salvatore Alfano.

Intervista esclusiva a mons. Gioacchino Iliano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, che ricorda la notte nera di Sarno, a vent’anni dalla frana. 

di Antonietta Abete

Ricordare la frana di Sarno a 82 anni è come aprire un capitolo doloroso della propria vita e della Chiesa locale per lasciarsi di nuovo ferire. Il ricordo emerge attraverso le immagini, tre scene che hanno segnato quei giorni e che fanno parte di quel bagaglio di ricordi indelebili che mons. Gioacchino Illiano porterà per sempre nel cuore.

Il pomeriggio del 5 maggio il Vescovo era a Siano, nella terra in cui e cresciuto e ha esercito il ministero sacerdotale, quando ci fu il primo smottamento e le prime 5 vittime. Rientra a Nocera preoccupato per partecipare ad un incontro della Caritas, c’è anche il dottor Raffaele Catalano, responsabile della pastorale degli anziani. Il medico è di Sarno e riceve continue telefonate dalla moglie che lo implora di tornare a casa. Piove tantissimo e a Episcopio c’è stata una prima frana nel pomeriggio. Quella sera, a mezzanotte, perderanno entrambi la vita in viale Margherita.

Le forze dell’ordine chiedono alle persone di rimanere in casa per non bloccare le strade, così segue con apprensione la lunga diretta di Telenuova. Raggiunge Sarno il giorno dopo. Insieme a don Antonio Calabrese – che aveva passato la notte con trenta persone nella Concattedrale di Sarno  e solo al mattino era stato portato giù al mercato ortofrutticolo da un elicottero –, accompagnati dalle forze dell’ordine, da Foce salgono a Sarno. La tragedia gli si staglia di fronte nella sua sconvolgente violenza. Ed ecco la prima immagine: tra il fango vede una mamma che stringe al petto il suo bambino, con la faccia rivolta verso il cielo. «Una tragedia nella tragedia», sussurra. I piedi affondano nel fango, dalla grande e sconfinata massa di melma emergono parti di corpi senza vita: mani, braccia, gambe.

L’Apocalisse. «Ho sentito il bisogno di pregare».

Ritorna a Nocera e convoca la Caritas, la Forania di Sarno e i frati francescani di Foce: «Chiamai padre Terenzio, allora responsabile della Caritas e insieme a padre Pietro Lombardi e padre Pierluigi Ciocchi stabilimmo il nostro quartiere generale dai pavoniani, presso la parrocchia Sant’Alfredo. Ciascuno assunse la responsabilità di un settore dell’accoglienza e dei soccorsi. La Chiesa scese immediatamente in campo, offrendo assistenza spirituale e un contributo materiale, in stretta collaborazione con le autorità e la popolazione». La parrocchia Santa Maria delle Grazie, a San Valentino Torio, guidata da don Gaetano Ferraioli, diventa il quartier generale della Caritas che raccoglie e distribuisce mezzi economici e materiali. Tutto dettagliatamente riportato nella pubblicazione “Non solo fango”, curata dalla Caritas diocesana con il contributo della Caritas svizzera: la cronaca degli eventi, quella dei soccorsi e una sezione con i progetti per le zone colpite.

“Un libro bianco per una notte nera calata su Sarno – scrive nella prefazione il Vescovo – perché ciò che offende i morti e uccide ancora i vivi è sempre il dimenticare”. 

La seconda immagine è legata alla domenica del dolore, quella dei funerali di 95 vittime celebrati il 10 maggio nello stadio comunale alla presenza di numerose autorità politiche. Alle spalle, giornate di fatica e dolore. «Ci siamo preparati per la Celebrazione nello spogliatoio del campo sportivo, c’erano un centinaio di sacerdoti, l’ultimo ad uscire sono stato io. Tra le bare e quel popolo numeroso che piangeva, in mezzo a tutta quella disperazione scorgo una bara piccolissima, sembrava una scatola bianca delle scarpe. Mi sono dovuto aggrappare al pastorale per non cadere, è stato un momento terribile».

[…] L’intervista completa è disponibile sul numero di maggio di Insieme, in distribuzione in edicola e nelle parrocchie della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno.

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