Ricordare

Il messaggio di mons. Giuseppe Giudice, affidato alle colonne di Insieme, per il ventesimo anniversario della frana di Sarno. “Quando si contano i morti – e tanti! – l’anniversario non può mai essere celebrativo” ha scritto il Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. 

Ricordare è il verbo che, in questo anno pastorale, accompagna il ritmo della nostra comunità diocesana. Ricordati di Gesù Cristo è il titolo degli Orientamenti pastorali, offerti
alla nostra Chiesa per orientare ed illuminare il cammino verso il Regno, sempre insidiato o rallentato. Ricordare quest’anno, per Sarno e per tutto l’Agro, nel XX anniversario della frana, diventa un esercizio utile e necessario per non dimenticare, per riflettere ancora, e per verificare il nostro comportamento verso la madre terra, chiedendoci se ne abbiamo appreso la lezione difficile e faticosa.

Quando si contano i morti – e tanti! – l’anniversario non può mai essere celebrativo, ma ha il dovere, che nasce proprio dal rispetto per chi ha perso la vita e nella vita tutto, di essere riflessivo, meditativo, orante.

Mi piace ripetere, chiedendo in prestito le parole di Giuseppe Ungaretti dinanzi allo sfacelo della guerra: “ma nel mio cuore nessuna croce manca; è il mio cuore il paese più straziato”.

Con questo strazio nel cuore, addolcito forse dal tempo e sicuramente dalla preghiera e dalla carità, noi vogliamo avvicinarci in punta di piedi alla data del 5 maggio 1998, scolpita nella carne di tanti, e raccogliere, in un unico abbraccio, tutti coloro che hanno dato mani e cuore nel fango.

Come Vescovo, raccogliendo le voci silenziose di molti che ancora portano ferite nel cuore, invito a partecipare ai due momenti che presiederò in quella giornata. Al mattino, con i giovani della scuola; e al vespro per la celebrazione della santa Messa nella Concattedrale di San Michele Arcangelo in Episcopio. Presenterò ai giovani il libro del professore Giuseppe Palmisciano: “La Carità” di Ludovico da Casoria. Ho scelto questo momento per dire ai giovani, in questo tempo complesso e confuso, che l’amore e la cultura ricostruiscono e riedificano anche le antiche rovine. Presento un santo del sud per ricordare che solo uomini nuovi, della novità del Vangelo, possono edificare il nostro sud e i nostri sud.
Non ci illudiamo, perché senza santità non può esserci vero progresso e civiltà; e ben sappiamo che, nei momenti più bui della storia, i santi come luci si sono accesi nelle nostre città e paesi, indicando ancora la strada giusta e riaccendendo il focolare della speranza.

Alla sera, presiederò l’Eucarestia, per affidare nuovamente le anime dei defunti alla misericordia del Signore, e per indicare nella celebrazione eucaristica il luogo teologico per la costruzione e ricostruzione della nostra vita, spesso bistrattata e lesionata. In comunione con tutta la Diocesi, in questo anniversario, accompagno nel silenzio orante e adorante tutti e ciascuno.

+ Giuseppe, Vescovo

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