La prima campanella

Professori e studenti ritornano tra i banchi di scuola e di università per un nuovo anno carico di incognite e aspettative.
campanella

“È il primo giorno di scuola, finalmente non vedevo l’ora. Io son pronto e certo anche tu. Grandi qualche centimetro in più”. La prima campanella dell’anno scolastico 2023/24 ha riportato in classe gli studenti italiani scuotendoli dal torpore di questa calda estate, ma con un occhio vigile al calendario, sognando ponti e vacanze di Natale.

Anche quest’anno la scuola si conferma un mondo in continuo cambiamento. Lo sanno bene i dirigenti scolastici impegnati a gestire i fondi per il Piano Scuola 4.0 previsto dal PNRR, per acquistare i laboratori innovativi che consegneranno alle nuove generazioni competenze digitali e trasversali. Una sfida non da poco che si somma a quella delle reggenze e della mancanza di docenti.

Ma in una scuola che cambia, non cambiano le emozioni del primo giorno di scuola, ugualmente condivisa da docenti e studenti. La prima campanella conserva il suo fascino senza tempo a qualunque età.

«Io devo sedermi vicino a Gianluigi, perché è il mio migliore amico già dalla scuola materna». Elisa ha le idee chiare sul suo primo giorno di scuola alle elementari e me le elenca mentre sfoggia il suo nuovo corredo scolastico in mostra in maniera ordinata sul lettino: zaino, astuccio, le penne rosse e blu cancellabili e i quaderni “con il rigo per scrivere bene”, mi dice. Chiara, la sorella maggiore, dall’alto della sua quarta elementare, le ha detto che a scuola non può più giocare come faceva alla scuola materna, ma lei seria mi dice: «Io e Gianluigi giochiamo a bassa voce».  È un pò scettica per il nuovo grembiule blu appeso su una gruccia in cameretta. «Quello bianco era più carino, ma ora tutti avremo quello blu e saremo tutti uguali. Ai piedi, però, metterò le scarpe coloratissime. Ci vuole un pò di colore».

Ha deciso che la scuola elementare si affronta con piglio deciso, anche se la mamma le ha detto che in classe sarà la più piccola. Compirà i 6 anni a fine dicembre: «Sono la più piccola, ma non la più bassa. Bea e Marco sono più bassi di me e io corro più veloce. In prima conoscerò altri 8 compagni nuovi. Chissà se sono alti».

A sentirla parlare non sembra temere il primo giorno di scuola, ma un dubbio le resta: «Perché la maestra Giusi non può venire alla scuola elementare con noi? È pure più vicina a casa sua!».

E i palpiti crescono ad ogni prima campanella. «Sono molto emozionata di iniziare le scuole medie – racconta Maira Mancusi, al suo “esordio” alla Scuola Secondaria di I grado dell’IC “Giovanni Amendola” di Sarno -. Mi fa sentire più grande, è come se avessi fatto un bel passo avanti nella vita. E poi, finalmente non dovrò più indossare il grembiule». E alle prime volte si accompagnano le raccomandazioni dei genitori: «Mi dicono che devo essere educata e comportami bene. La prima impressione è importante».

Un approccio che sembra valere a tutte le età: «Spero di non deludere le aspettative. Quest’anno scolastico segna un traguardo nella mia vita. Ho ottenuto il passaggio di ruolo». A parlare è Rossella Garofalo, di Nocera Inferiore, che dopo 10 anni di insegnamento a Roma, è entrata come docente di ruolo all’Istituto Comprensivo di Montecorvino Pugliano. «Sono entrata nel mondo della scuola dapprima come educatrice, la figura professionale che affianca l’insegnante di sostegno. Poi ho deciso di lavorare con i bambini in maniera più incisiva dedicandomi alla formazione e alla laurea in scienze dell’Educazione ho affiancato quella in Formazione Primaria. Ci si mette sempre in discussione e la prima campanella sarà una sfida importante».

Segna l’entrata nell’età adulta, invece, il passaggio dalla scuola dell’obbligo alla vita da matricola universitaria e mentre cresce la consapevolezza tremano un po’ le ginocchia.

Vittorio Polichetti, 18 anni, è iscritto all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale: «Il mondo universitario che mi si pone davanti, per ora, lo sto vivendo in modo ambivalente. Da un lato, infatti, resta un po’ di malinconia per tutta quella che era la mia vita scolastica, il liceo, i professori e la routine che avevo. Dall’altro, però, mi sentivo maturato e avevo voglia di cambiare, conoscere nuove persone e fare nuove esperienze. Nonostante tutto – continua -, l’ansia e la paura restano perché la vita universitaria è molto diversa da quella scolastica. Tuttavia, sentivo il bisogno, già negli ultimi mesi di scuola, di affrontare nuove sfide e ho aspettative molto alte, sia per quanto riguarda la qualità dell’insegnamento, delle conoscenze, dei professori, sia per quanto riguarda me, per come affronterò le nuove sfide che mi si porranno davanti. E anche se un nuovo inizio come questo può spaventare, è bello poter cominciare da zero e mettersi in gioco».

Un nuovo inizio e nuovi tremiti anche per la coetanea Vittoria Lanzara, iscritta alla facoltà di Economia e Commercio all’Università degli Studi di Salerno: «Traguardo tanto ambito quanto temuto. Il liceo è finalmente finito ed è ora di lasciare spazio a nuove conoscenze, nuove sfide, nuovi traguardi ma anche nuovi fallimenti. Le aspettative sono tante, anche le paure, ma l’importante è godersi questi momenti che non torneranno indietro».

Vittoria, così come Vittorio e le migliaia di altri studenti che quest’anno si sono diplomati, hanno visto gli ultimi anni del loro percorso scolastico segnati dalla pandemia e dalle relative restrizioni, che hanno minato formazione e rapporti umani: «Il liceo è stato un lungo percorso, ricco di bei momenti e difficoltà, a causa soprattutto dell’emergenza sanitaria che ci ha costretti in casa con le video lezioni. Sono stati momenti difficili – racconta – che ci hanno fatto capire il valore della quotidianità tanto disprezzata, quando, invece, ciò che veramente avremmo voluto era andare a scuola e vivere la nostra vita adolescenziale. Non vedo, dunque, l’ora di poter frequentare l’ateneo che ho scelto per crearmi una nuova routine che negli anni passati è venuta a mancare».

E allora, buon anno scolastico a tutti!

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