Colpisce il fatto che, nel cuore del Cammino sinodale, sia stata scelta l’icona di Betania, che non è un cammino, ma una sosta, un fermarsi in una casa.
Ci raggiunge un primo insegnamento, che se non ti fermi non puoi camminare, se non stai non riesci ad andare, che se non sei non puoi fare, perché nessuno dà quel che non ha.
La sosta non serve soltanto a riprendere fiato, ma contiene una finalità educativa importante: ti devi fermare non solo per riposare, ma per ascoltare, uomini, creature e il creato; e impari che si ascolta riposando sul cuore del Maestro e fermandosi ai suoi piedi, come avviene a Betania, in modo che l’acqua possa ritornare limpida e permetterti di vedere il fondo.
Ci chiediamo: le nostre Chiese impegnate nel Cammino sinodale si stanno fermando per ascoltare il Maestro, per ascoltarsi, o continuano ad agitarsi proponendo programmi improponibili e alzando il volume degli strumenti?
Se non abbiamo il coraggio di fermarci, che non vuol dire bighellonare pigramente da qualche parte, e di fermarsi accanto al Maestro, difficilmente si procederà nel Cammino sinodale, e perderemo un altro treno.
Certo, a volte siamo più affascinati dal fare di Marta, perché cerchiamo l’alibi per non pensare, per non affrontare le situazioni, per eludere, nascondere e rimandare i problemi.
Ascoltare veramente, senza infastidirsi, è una croce, una fatica, una pazienza sofferta; è un esercizio pedagogico, un’arte, che richiede persone pacificate, non con risposte preconfezionate, ma capaci di leggere oltre la corteccia e i tremolii del cuore.
Solo Gesù, Maestro di ascolto, sa ascoltare nel profondo e noi, umili, ci poniamo alla sua sequela per fare delle nostre comunità cristiane luoghi sereni, oasi di silenzio, dove Marta e Maria vivono in pace e costruiscono pace, perché ci insegnano che è utile l’ascolto di Maria ed anche il da farsi di Marta, senza mai perdere però la parte migliore.
Maria di Nazareth, Cattedrale del silenzio, sostando ai piedi della Culla e della Croce, ha mostrato con la sua vita da dove si parte per essere missionari dell’amore, popolo e non massa che insieme cammina.
+ Giuseppe Giudice, Vescovo
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