Le tre virtù teologali

È necessario riscoprire la fede, la speranza e la carità per vivere con cuore rinnovato.

Dio conosce infiniti modi per salvare, più di quanto noi possiamo pensare, tutta l’umanità. È il perno su cui si è incentrata la predicazione del cardinale cappuccino padre Raniero Cantalamessa nelle tre prediche di Avvento. 

Il tema scelto dal religioso è stato “Sollevate porte i vostri frontali (Salmo 24, 7-8). Fede, speranza, carità, le tre porte da aprire a Cristo che viene”. La motivazione è molto semplice: la porta della fede, della speranza e della carità può essere aperte da ogni credente con il concorso di Dio. La grande porta che l’uomo può aprire o chiudere a Cristo è una sola e si chiama libertà.

Il religioso ha avviato la sua riflessione sulla fede e il suo legame con la salvezza, perché nella chiesa cattolica il punto di partenza è la dichiarazione Nostra aetate del Vaticano II che ha avviato un dialogo tra le religioni, basato sul reciproco rispetto e sul riconoscimento dei valori presenti in ognuna di esse. Si è andata così affermando la convinzione che anche persone al di fuori della Chiesa possano salvarsi.

Il credente deve sempre ricordare la lotta tra bene e male e prendere una sincera e forte posizione. L’ultima parola spetterà sempre a Dio, giusto e santo. Il predicatore della Casa Pontificia ha ribadito che ogni buon cristiano, alla luce del magistero corrente di papa Francesco, deve sempre stare dalla parte dei poveri, dei deboli, delle vittime, di quelli che portano il peso maggiore di ogni sventura e di ogni guerra. Da qui l’invito a tutti i presenti: «Andiamo dunque incontro a Cristo che viene, con un atto di fede che è anche una profezia».

padre Vincenzo Calabrese

Dopo la venuta di Gesù la morte non è più un atterraggio ma un decollo. Non è più la fine per sempre della vita ma è l’inizio di una nuova.

Padre Cantalamessa ha osservato come manchino le categorie necessarie per rappresentarci in che cosa consista la vita eterna con Dio. Ma riflettere sulla speranza cristiana significa riflettere sul senso della nostra esistenza. Da qui l’esortazione a rendere ragione della speranza teologale, che ha un ruolo importante da svolgere nei confronti dell’evangelizzazione e nel cammino personale di santificazione. 

Riguardo alla virtù della carità, nella terza e ultima predica di Avvento, padre Cantalamessa ha esortato a credere fermamente nell’amore di Dio. L’atto di carità tradizionale non dovrebbe cominciare dalle parole “Mio Dio, ti amo con tutto il cuore” ma con l’espressione “Mio Dio credo con tutto il cuore che tu mi ami”. 

Dobbiamo accogliere l’amore di Dio rinascendo nello Spirito Santo. Quella novella Pentecoste tanto auspicata da Giovanni XXIII nell’indire il Concilio è ciò che desideriamo tutti. Una novella Pentecoste per tutta la Chiesa e per il mondo intero perché ci sia sospirata pace per tutti noi e per tracciare insieme i sentieri di pace come ci ha esortato a fare papa Francesco.

padre Vincenzo Calabrese

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