Santa Maria Materdomini

A Nocera Superiore sorge uno dei santuari mariani tra i più antichi della Campania, Santa Maria Materdomini.

La sua storia è legata al ritrovamento di un’immagine della Madonna intorno al quale c’è una lunga leggenda, tramandata fino ai nostri giorni.

Nel 1041, nel luogo in cui ora sorge la Chiesa e il monastero c’era solo una fitta boscaglia, abitata da animali pericolosi. La leggenda narra di un pericoloso drago che non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Di fronte al santuario, sui monti, ancora oggi si scorge un castello, abitato dal signorotto del tempo, al cui interno c’era anche una prigione.

Un prigioniero riuscì a scappare e venne nel luogo dove oggi sorge il maestoso santuario perché, sosteneva, era un luogo di culto. Riuscì a scampare agli attacchi del drago uccidendolo e si recò sotto una quercia per ringraziare la Madonna. Da quel giorno, i contadini iniziarono a disboscare il terreno e a costruire campi da destinare all’agricoltura.

Le apparizioni. L’albero sorgeva nel fondo di una signora di nome Caramarì a cui, in seguito, apparve più volte la Madonna, con una richiesta particolare: sotto la quercia dove era solita riposare era nascosto una sua icona. Bisognava scavare e ritrovarla. Furono necessari diversi tentativi per ritrovare l’immagine, conservata tra due lastre di marmo. Qualcuno ha sostenuto che in quel luogo ci fosse una costruzione precedente, poi crollata; altri studiosi hanno ipotizzato che la comunità avesse abbattuto la cappella per nascondere il luogo sacro e nascosto l’effige per impedirne la distruzione (iconoclastia).

All’inizio fu costruita una piccola cappella, il santuario è cresciuto un po’ alla volta intorno al punto centrale in cui è custodito il quadro che non è mai stato spostato. Custodi del santuario inizialmente furono i Frati Umiliati, detti Preti Bianchi, ai quali nel 1631 subentrarono i Monaci Basiliani che lasciarono nel 1829 la cura del santuario ai Frati Minori.

Eventi prodigiosi. La storia del santuario, fino ai nostri tempi, è costellata di fatti prodigiosi. Sul portone di legno del 1833, che immette nella basilica, in dodici formelle, sono raccontate le vicende che accompagnarono il ritrovamento del dipinto e vengono riportati i primi miracoli ottenuti per intercessione della Madonna. Una delle formelle riporta la scena di una giovane madre inginocchiata dinanzi all’icona, le braccia protese, implora Maria.

Le era morto il figlio e aveva domandato che la salma non fosse accompagnata al cimitero, bensì nel santuario a Materdomini. Venne accontentata e nella chiesa il figlio ritornò in vita. Altre formelle ricordano la guarigione di un bimbo cieco, la restituzione dell’uso delle gambe a un paralitico, la liberazione di un ossesso.

Il segno del soprannaturale ha richiamato tantissime persone. Ogni anno la notte del 14 agosto la pietà popolare si manifesta in tutta la sua magnificenza.

In questo santuario è possibile lucrare l’indulgenza plenaria concessa da papa Niccolò II il primo maggio, giorno della dedicazione della Chiesa, e il 15 agosto.

Per maggiori informazioni www.santuariomaterdomini.org

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