Anziani, generazione a rischio

Condizione degli anziani allarmante ad un anno dalla pandemia.

A un anno dalla pandemia, la condizione degli anziani diventa sempre più allarmante, tra solitudine e povertà.

Ea il 10 marzo del 2020 quando l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato il Covid-19 “pandemia mondiale”. A distanza di un anno, ci si ritrova a combattere ancora contro lo stesso nemico, mentre si contano i danni e le macerie che ha lasciato al suo passaggio.

«Mentre in tutto il mondo si cerca di far fronte alle molteplici conseguenze – si legge in un comunicato congiunto Caritas Italiana e Focsiv –, una di queste risulta drammaticamente confermata: il virus non solo ha colpito maggiormente gli anziani, ma li ha resi più fragili, sia fisicamente che psicologicamente.

Le restrizioni, più o meno drastiche, per contrastare il contagio hanno ridotto drammaticamente lo spazio vitale di chi è in età avanzata, con un impatto negativo sullo stato fisico, ma soprattutto sullo stato di fragilità psicologica e cognitiva di queste persone. L’isolamento domestico non ha consentito agli anziani neppure una minima attività fisica ed ha acuito in loro la percezione della perdita, il senso di paura per il futuro e quello di isolamento, costringendoli a rinunciare ai legami affettivi con i propri familiari.

81 anni l’età media delle vittime

Come registrato dalle Nazioni Unite il Covid-19 colpisce di più le persone anziane, tanto da stimare che le persone oltre gli 80 anni si ammalino 5 volte di più delle altre età. Un dato del quale siamo ben consapevoli in Italia, dove l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è di circa 81 anni ed è più alta di 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione. A pesare il maggior numero di patologie, che si sovrappongono andando avanti con gli anni.

Ci sono poi discriminazioni sanitarie, tanto più pesanti in quanto ledono gravemente diritti e dignità delle persone. Se, ad esempio, gli anziani sono anche disabili la loro condizione è ancora peggiore e gli effetti della pandemia le rende ancora più isolate. Un isolamento che, se da un lato le protegge dal contagio, dall’altro le condanna ad una solitudine con gravi conseguenze psicologiche. Di Covid si muore anche così, in modo indiretto.

Senza contare poi che spesso le persone più anziane, soggette ad altre malattie, non vengono curate proprio a causa dell’emergenza Covid-19 che assorbe le poche risorse sanitarie esistenti. Il Covid-19 ancora una volta mette in luce le cause strutturali che sono alla base delle discriminazioni e dell’iniquità sociale».

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Caritas Italiana e Focsiv, la federazione cristiana di volontari nel mondo, promuovono una campagna di riflessione e impegno sui temi della fame, della povertà, del lavoro, dell’educazione, delle disuguaglianze, attraverso la raccolta fondi Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Il “manifesto” lanciato dalla due organizzazioni per la presentazione della raccolta fondi è una vera e propria chiamata all’azione:

«La grave situazione che stiamo vivendo interpella personalmente ognuno di noi, nella nostra responsabilità, e nella nostra capacità di vivere in modo consapevole. Da tale urgenza è necessario partire, perché la costruzione di un mondo più giusto,  accogliente e quindi sicuro per tutti, è questione che ci riguarda, nessuno escluso.

L’impegno necessario parte da un cambiamento degli stili di vita di ognuno di noi, ma deve proseguire con la promozione di azioni piene di significato, e con una efficace azione nei riguardi di chi ha la responsabilità di stabilire le regole e fissare le politiche pubbliche, orientando anche le scelte di mercato.

Non sarà solo col distanziamento sociale o risparmiando sulla plastica che cambieremo il mondo. Un cambiamento strutturale ha bisogno di una presa in carico da parte dei decisori politici. La base di tutto ciò è sentirsi parte della famiglia umana, e l’urgenza di un cambiamento per un mondo più giusto e sostenibile».

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