La fede di un padre: la straordinaria storia di Gennaro

L’incredibile storia di Gennaro, diventato papà all’improvviso, con la moglie in sala operatoria per un’emorragia celebrale.

Gennaro Apreda è diventato papà la mattina del 23 aprile del 2020. In meno di 24 ore si è ritrovato con la moglie Mariachiara in Rianimazione e la figlia Vittoria in Terapia Intensiva Neonatale. In mezzo alla tempesta più buia, ha deciso di affidare a Dio il timone della sua vita.

Gennaro è diventato papà la mattina del 23 aprile 2020, la piccola Vittoria è nata alle 7.30 del mattino al termine di una lunga notte avvolta dal mistero, in cui scienza e fede si sono alleate affinché la vita potesse trionfare sulla morte.

Il giorno prima sua moglie Mariachiara, al sesto mese di gravidanza, aveva avvertito un forte dolore alla testa. Quando Gennaro è arrivato a casa, gli operatori del 118 l’avevano già soccorsa diretti all’ospedale di Sorrento dove vive la famiglia. «C’era un’emorragia cerebrale in corso – racconta – e i medici del Pronto Soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia decidono di trasferirla all’Umberto I di Nocera Inferiore». Nel nosocomio nocerino ci sono tutti i reparti per offrire una concreta speranza di salvezza sia alla mamma che alla bambina che porta in grembo.

Tutto nelle mani della Vergine del Rosario

In poche ore di un giorno apparentemente comune la sua vita è rivoltata come un calzino e Gennaro si ritrova in macchina a seguire l’ambulanza che accompagna Mariachiara a Nocera Inferiore. Nel tratto di autostrada tra Pompei e Scafati scorge imponente il santuario dedicato alla Vergine del Rosario. Il nome scelto per la bambina – Vittoria – è un omaggio a Lei, Regina delle Vittorie. Istintivamente mette tutto nelle sue mani: «Madonna mia, ti prego, fammi questo miracolo» dice sottovoce. E gli eventi di quella notte sono tutti intrisi di grazia.

Mariachiara ha una grave sofferenza cerebrale, è in pericolo di vita. Alle 21.30 inizia il difficile intervento chirurgico per asportare l’ematoma. Ci sono anche gli infermieri della Terapia Intensiva Neonatale con la divisa addosso e la corona del Rosario nella tasca. Mariachiara e la sua bambina vengono affidate alla Santa Vergine ma si invoca anche l’aiuto di santa Teresina di Lisieux e dei suoi genitori santi. L’intervento è lungo e complesso, i medici non riescono a fermare l’emorragia. Si teme il peggio e lo sconforto sembra prendere il sopravvento. In quei momenti così concitati, in cui i medici non sanno se fermarsi o continuare, un infermiere si fa coraggio e mette sotto la gamba sinistra della giovane donna un’immagine di santa Teresina: l’emorragia si ferma all’istante. L’intervento si conclude alle due di notte. Quando i medici escono dalla sala operatoria comunicano ai familiari che la speranza nell’esito positivo dell’intervento ha preso il posto della disperazione. Alle 7.00 del mattino decidono di far nascere anche Vittoria. La bambina viene alla luce alle 7.45, pesa appena 840 grammi, viene intubata a trasferita in TIN.

Nel cuore della pandemia, dopo una notte estenuante, Gennaro Apreda si ritrova con la moglie in rianimazione e la figlioletta in Terapia Intensiva Neonatale.

Come si fa a resistere a un dolore così grande?

«Mi ero un po’ allontanato dalla fede – dice –. Mia mamma vive da 40 anni il Cammino neocatecumenale, io invece ad un certo punto, preso dagli impegni e dalle responsabilità della vita adulta, mi sono un po’ smarrito».

Nei mesi difficili che seguono quella notte si aggrappa ad un brano del Vangelo di Marco che aveva sentito proclamare anni prima da un giovane sacerdote, don Arturo Aiello, a cui era affidata la comunità di San Michele Arcangelo a Piano di Sorrento. È lo stesso Vangelo che papa Francesco ha scelto il 27 marzo del 2020 per chiedere al buon Dio la fine della pandemia nel cuore di una Piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia battente. I discepoli sono in barca con Gesù quando si scatena una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca. Il Maestro a poppa dorme e i discepoli si sentono persi. Lo svegliano e gli chiedono: «Non t’importa che siamo perduti?».

A Gennaro piaceva don Aiello (nominato Vescovo nel 2006 da papa Benedetto XVI e dal 2017 Vescovo di Avellino), era carismatico e sapeva parlare al cuore dei giovani. Andava volentieri a Messa da lui per ascoltarlo. Commentando quel brano del Vangelo di Marco, disse: «Gesù ci spiega una cosa semplice: se ti sei affidato a me, devi continuare a farlo, anche se imperversa la tempesta».

Rileggendo quelle pagine Gennaro comprende che è quello che il Signore gli chiede in quest’ora buia: «Avevo messo tutto nelle Sue mani, dovevo continuare a fidarmi di Lui». Due sono le armi a cui si aggrappa: al mattino punta la sveglia alle 6.30 per essere a Messa alle 7.30, di sera invece recita il Santo Rosario su Skipe insieme al gruppo “Con la voce di Maria” che dal 14 marzo dello scorso anno ha scelto di affrontare la pandemia sgranando la corona.  

E il Signore mantiene la sua promessa

Una mattina, mentre è in chiesa a Pompei, arriva una telefonata: Mariachiara si è svegliata. È un primo passo. La giovane donna che ancora non sa di essere diventata mamma ha aperto gli occhi. Il suo corpo però è ancora immobile. Ci vorrà tutta la determinazione di Gennaro per farla trasferire a Crotone, presso l’Unità di Risveglio dell’Istituto S. Anna.

«Hanno trattato Mariachiara come una figlia – ricorda commosso e grato –, in particolare il primario, la dottoressa Lucca». Grande il debito di riconoscenza della famiglia Apreda verso l’equipe che ha seguito con premura e attenzione la giovane donna, dimessa solo quando i medici hanno ritenuto che fosse pronta per prendersi cura della sua bambina, seguita per ben 9 mesi dagli angeli della Terapia Intensiva Neonatale dell’Umberto I. «Mi sono stati tutti molto vicini, all’inizio non riuscivo ad andare da Vittoria, Mariachiara era in Rianimazione ed io ero disperato – ricorda Gennaro –- Mi hanno chiamato, mi hanno spiegato che la mia presenza era importante per la bambina». Le poche volte che è riuscito a far visita a Mariachiara a Crotone sapeva di lasciarla in buone mani.

Il primo incontro tra mamma e figlia

Contro ogni previsione Mariachiara torna a casa prima di Vittoria, così il primo toccante e commovente incontro tra mamma e figlia avviene in TIN, sotto lo sguardo commosso di medici e infermieri che le hanno fatto da mamma e da papà per ben 274 giorni.

Adesso la famiglia si è finalmente riunita nella sua casa a Sorrento. Il percorso di ripresa di Mariachiara richiede tempo e pazienza. Anche la piccola Vittoria ha ancora bisogno del supporto dell’ossigeno. Su di loro veglia con premura Gennaro che in mezzo alle tempeste della vita ha avuto il coraggio di lasciare a Dio il timone della sua vita. «La strada è ancora in salita ma il Signore ce la spiana giorno dopo giorno». I miracoli esistono e vanno raccontati.

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