Parole chiave per un nuovo inizio

Mettiamo in agenda per la stagione incipiente delle “parole chiave” da non perdere di vista: parole che aiutino concretamente a orientare l’azione e sollecitino anche delle riflessioni in ciascuno.
Foto di Pexels da Pixabay

Settembre, tempo di progetti. Mentre le scuole scaldano i motori e avviano la programmazione delle attività didattiche, le famiglie si concentrano sull’organizzazione autunnale.

Nel territorio, intanto, si rinnovano le proposte finalizzate all’aggregazione e all’intrattenimento giovanile: la fascia pomeridiana, dopo la scuola, può offrire valide occasioni formative e di socializzazione. Insomma, la progettazione comune genera buone aspettative.

Certo l’estate 2023 lascia una eredità difficile da gestire e metabolizzare, le cronache hanno registrato drammatici casi di sopraffazione e violenza tra giovani e giovanissimi ed episodi poco edificanti hanno coinvolto anche adulti educatori.

È il caso, quindi, di mettere in agenda per la stagione incipiente delle “parole chiave” da non perdere di vista: parole che aiutino concretamente a orientare l’azione e sollecitino anche delle riflessioni in ciascuno di noi.

Identità – Il percorso di ricerca e costruzione dell’identità in adolescenza prende le mosse da un forte momento di crisi, la pubertà. Quest’ultima è caratterizzata da inedite esperienze emozionali dovute al cambiamento corporeo e al manifestarsi di nuove pulsioni. Il rapporto con il mondo, con la famiglia e con il proprio sé subisce un vero e proprio capovolgimento. Emerge in questo scenario la necessità di una vera e propria riorganizzazione del proprio io, che dovrebbe avvenire attraverso un sano confronto con i pari per poi trasformarsi in una proficua ricerca di senso. Il modello della società liquida e virtuale non aiuta a “puntellare” certezze, i modelli identitari ed etici vacillano sulle sabbie mobili del cambiamento e del paradosso. In quale modo possiamo aiutare e sostenere i nostri giovani nel percorso di costruzione della propria identità? Questa è una domanda che non può restare senza risposta.

Fiducia – Senza fiducia non esiste alcuna prospettiva e nessuna possibilità di crescita. Quanta fiducia abbiamo nei nostri ragazzi? La domanda è meno banale di quanto potrebbe sembrare. La fiducia non può riguardare soltanto il futuro ed essere sintetizzata nella frase “Siamo certi che diventerai…”, ma deve radicarsi nell’esercizio quotidiano. Fiducia vuol dire consentire ai propri figli di affrontare e risolvere le criticità che incontrano ogni giorno senza sostituirsi a loro. Vuol dire: trovare la forza e il coraggio di guardarli cadere e fallire, farsi da parte nei loro momenti di scelta e di approfondimento dei propri desideri o dei propri dispiaceri. Fiducia vuol dire “esserci”, non “essere al loro posto”.

Responsabilità – Su questo tema l’approfondimento dovrebbe essere ampio e intergenerazionale. Come responsabilizzare i giovani, se nell’esercizio della responsabilità anche gli adulti educatori si rivelano spesso manchevoli e superficiali? Una società improntata all’individualismo, squilibrata sulla rivendicazione dei diritti e poco centrata sul compimento dei propri doveri, imperniata non di rado su una percezione egotica della libertà personale non avrebbe bisogno di rifondare sé stessa prima di orientare i giovani?

Reciprocità – Il termine reciprocità supera anche la rivoluzionaria cultura dell’empatia, e cioè “il mettersi nei panni dell’altro”. Porsi in una posizione di “reciprocità” vuol dire stabilire una relazione di corrispondenza e parità tra individui, vuol dire comprendere che quanto “emana” dal nostro essere e agire inevitabilmente incide sull’esistenza dell’altro e la influenza.

Inclusione – La società di oggi, complessa, multietnica, variegata esprime molte richieste di inclusione. Ma non si può includere realmente senza avere consapevolezza della propria e altrui identità, senza conoscere e comprendere chi abbiamo di fronte. Quando avremo imparato a farlo, potremmo insegnare davvero ai nostri figli come si vive insieme a chi è “diverso”, ma “uguale” a noi.

Ci sono pure altri astri da cui non dovremmo distogliere lo sguardo durante la navigazione nell’insidioso mare della crescita e della formazione dei nostri giovani: i principi democratici e costituzionali, il concetto di umanesimo, il senso del bene comune… Iniziamo intanto a gettare buone basi e ad avviare un lavoro sinergico e solidale, avremo molte pagine da scrivere nelle nostre agende di educatori.

Silvia Rossetti

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