Suor Olimpia compie 90 anni. Festa a Poggiomarino

La storia vocazionale di suor Olimpia che oggi spegne 90 candeline.

La storia vocazionale di suor Olimpia che oggi spegne 90 candeline. La lunga intervista ripercorre anche la storia delle Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thuouret, presenti a Poggiomarino dal 1909.

A Poggiomarino, 21.947 abitanti e una superfice pari a 13,28 kmq, c’è un solo istituto religioso femminile, le Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thuouret.

Suor Olimpia, seduta al tavolo della cucina nell’appartamento in cui le religiose vivono dal 1996, ricama. Il chiacchierino è la sua specialità. Mette da parte la tela quando le chiedo di raccontare in che modo ha capito che il Signore la chiamava alla vita religiosa. «A 4 anni già dicevo di voler diventare suora», ricorda. Una fede respirata in famiglia, 9 figli e una mamma molto dolce che li portava a Messa ogni giorno. «Per la Novena di Natale andavamo in Chiesa alle 5:00 del mattino. Mi sono sempre chiesta come facesse quella donna a tirar fuori dal letto 9 bambini!».

L’esperienza della clausura

Quella di suor Olimpia è la storia di una vocazione nella vocazione, a 20 anni entra nell’istituto fondato da santa Giovanna Antida Thuouret ma dopo 32 anni, all’età di 52 anni, si risveglia in lei il desiderio mai sopito della clausura. «Un sacerdote mi raccontò di una suora missionaria che a 60 anni era entrata in clausura a Roma». Qualcosa si smuove nel suo cuore. Continua la sua vita attiva, fatta di mille impegni ma un giorno sente una voce dal Tabernacolo: “Io ti fermerò”.  La religiosa si confronta con il Vescovo perché questo desiderio non si spegne, va a fare gli esercizi presso le suore di San Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal e decide di entrare in monastero. Pensa: «qui passerò il resto dei miei giorni». Ma il Signore ha in serbo altri progetti per lei, perché dopo 14 anni, a causa di importanti problemi di salute dovuti al rigore della vita monastica, suor Olimpia è costretta a lasciare la clausura e rientra nell’ordine di santa Giovanna Antida, che non ha mai dimenticato. In tutti gli anni passati in clausura ha dormito con la regola di santa Giovanna sotto al cuscino e pregato per le sue suore.

La vita a Poggiomarino

Oggi vive in questo grazioso appartamento insieme a suor Maria e alla madre superiora, suor Caterina, che è arrivata a Poggiomarino il 23 settembre del 2018. Viveva in una casa della congregazione a Cava dei Tirreni, sempre raffreddata a causa del clima non troppo mite della città. Non poteva immaginare che in fatto di clima anche Poggiomarino non scherza e che con un po’ di pioggia le strade si allagano e la città resta paralizzata e isolata.

Suor Olimpia saluta gli amici di Poggiomarino

La vita delle suore

All’ingresso dell’appartamento c’è una cappella, è Gesù ad accogliere ogni visitatore. Le suore vivono qui dal 1996 ma il legame della congregazione con la città di Poggiomarino è più antico, risale al 1909 quando, dopo l’eruzione del Vesuvio, il Comune chiese la presenza delle religiose a cui affidare l’educazione dei bambini. Per 87 anni – dal 1909 al 1996 – le suore hanno gestito l’asilo Regina Margherita di Savoia nel quale sono si sono formate intere generazioni di piccoli poggiomarinesi. Suor Maria conserva un album ricco di foto, bambini sorridenti, struttura curata e piena di fiori. Un pizzico di nostalgia vela il suo sguardo. Originaria di Maddaloni in provincia di Caserta, la religiosa ha 80 anni ed è  arrivata a Poggiomarino nel 1962. Racconta: «La scuola materna aveva tanti bambini, non c’erano posti sufficienti per far fronte a tutte le richieste di iscrizione. Le mamme, pur di affidarci i figlioletti, dicevano: domani porto io la sediolina!».

Una foto d’epoca della Scuola Regina Margherita di Savoia

La loro casa era aperta a tutti, all’Azione Cattolica, ai bambini, una struttura al servizio delle persone. Tra quelle mura sono nate quattro vocazioni sacerdotali: quella di padre Enrico Ascolese, di don Vincenzo Sirignano, di don Giuseppe Danese e padre Antonio Maria Finelli.

Il pericolo della chiusura

Un bel giorno – era il 1996 – scaduta la convenzione, le suore furono richiamate a Napoli. Più di 80 anni di storia seppelliti in un batter di ciglia. La casa era già chiusa, ogni cosa diligentemente impacchettata: bisognava solo partire. Ma suor Maria non riusciva a rassegnarsi. «Quella notte non ho dormito – ricorda –, sono andata vicino al Tabernacolo e ho detto a Gesù: Signore, le suore della Carità vanno via da Poggiomarino e tu non fai nulla?». La preghiera è diventata ancora più intensa: «Signore, chiudi i mie occhi, non permettere che io veda tutto questo».

Una nuova casa

Il Signore non resta insensibile all’accorata preghiera della religiosa. Il mattino seguente, di buonora, arriva padre Silvano Controne, stimmatino, parroco della comunità Sant’Antonio di Padova. Bussa con forza alla porta e chiede di parlare al telefono con la madre provinciale. In quegli anni, la casa provinciale Regina Coeli era a Napoli. Chiede un appuntamento e aggiunge: «Vengo a Napoli insieme alle suore, ma dopo le riporto a Poggiomarino!». Suor Maria ricorda l’ardore del sacerdote: «Le suore di Poggiomarino non gliele dò, trovo io una casa per loro». E così fece. Da 24 anni le suore vivono in un condominio, il fitto è pagato dalla parrocchia.

Il servizio

Oggi queste tre suore svolgono un servizio davvero prezioso: sono ministri straordinari della santa Comunione, animatrici spirituali del gruppo diversamente abili, fanno visita agli anziani delle tre case di riposo di Poggiomarino. Fanno il doposcuola, d’estate organizzano corsi di ricamo e chiacchierino, hanno un centro di ascolto. Arrivano ovunque c’è bisogno, sempre alla ricerca silenziosa di persone abbandonate o bisognose di aiuto. Perché la carità più grande è quella nascosta.

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