La mia verità

«Nessuna disinformazione è innocua; anzi, fidarsi di ciò che è falso, produce conseguenze nefaste. Anche una distorsione della verità in apparenza lieve può avere effetti pericolosi» scrive papa Francesco. La verità dov’è? Una riflessione nell’editoriale dell’ultimo numero di Insieme. 

di Salvatore D’Angelo

È sempre più complicato segnare un limite tra ciò che si reputa giusto e ciò che è giusto; tra ciò che si ritiene reale e la realtà. Mentre è facile piegare la verità alla mia verità. Questioni prospettiche amplificate dalle piazze virtuali che, nella loro talvolta apparente democrazia, consentono di affermare tutto e il contrario di tutto. Di operare al limite della distorsione.

C’è una nuova legge? Uno schieramento la demonizza e un altro la idealizza. La verità dov’è? Nel mezzo. No. L’accordo non è sempre frutto di chiarezza. Le mediazioni, a volte, diventano terreno di scambio.

E allora? È nostro compito – nostro in qualità di cittadini – approfondire, informarci confrontando le fonti di notizia, leggere, documentarci. Specialmente quando si parla di temi di grande sensibilità che attengono ai diritti civili.

Non è facile, come tutte le cose che chiedono uno sforzo non solo fisico ma soprattutto intellettuale. Un risultato è sicuramente l’essere consapevoli, a più livelli, che c’è qualcosa che non quadra. Da quando si è incominciato a parlare di post verità o fake news, sembra si sia aperto il vaso di Pandora. È come se tutti avessero spalancato gli occhi sul potere dell’informazione e della disinformazione. Sull’uso strumentale che se ne può fare. Un passo in avanti grazie anche agli strumenti di fact-checking.

Tuttavia occorre fare meglio. Infatti, si continua imperterriti sulla strada della divisione. Davanti al dramma della pandemia scatenata dal Sars Cov-2 c’è chi dubita della necessità di vaccinarsi. L’opinione prende il posto delle competenze; la dietrologia ha la meglio sulla salute. A rimetterci è l’umanità.

«Con la post-verità non occorre sforzarsi di ingannare nessuno. Non si devono costruire prove false. Quel che conta è avere la forza di imporre la propria versione, indipendentemente dai fatti. Basta ripetere concetti semplici e accattivanti, anche se infondati, perché a nessuno conviene verificarli», ha affermato Lee McIntyre, docente di Etica ad Harvard e autore del libro “Post-verità”.

Molto chiaro il pensiero di papa Francesco che, nel commentare la tentazione di Adamo ed Eva nel Messaggio per la 52esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha scritto: «Nessuna disinformazione è innocua; anzi, fidarsi di ciò che è falso, produce conseguenze nefaste. Anche una distorsione della verità in apparenza lieve può avere effetti pericolosi. […] Ecco perché educare alla verità significa educare a discernere, a valutare e ponderare i desideri e le inclinazioni che si muovono dentro di noi, per non trovarci privi di bene “abboccando” ad ogni tentazione».

Un compito a cui siamo chiamati come comunità ecclesiale, per essere persone pronte all’ascolto e che attraverso la fatica di un dialogo sincero lasciano emergere la verità (cfr. Papa Francesco, Messaggio per la 52esima GMCS).

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