Mariangela Correale: la campionessa gentile

Mariangela Correale: la campionessa paralimpica di Freestyle si racconta sulle pagine di Insieme: «Tutti possiamo fare qualcosa se crediamo in noi stessi e abbiamo alle spalle una famiglia che ci sostiene».
Mariangela Correale insieme a Salvatore D’Angelo al Premio Euanghelion 2024

Ha gli occhi color del mare e una grinta da far impallidire Mariangela Correale, classe 1987, originaria di Sarno, campionessa paralimpica di Freestyle.

Mariangela è nata con una malattia rara, l’acondroplasia, chiamata anche nanismo acondroplasico, caratterizzata da un mancato sviluppo armonico della “cartilagine di accrescimento”, quella parte dell’osso che nel bambino non è ancora saldata e che permette l’allungamento progressivo dell’osso stesso. La diagnosi è arrivata due giorni dopo la nascita.

Trattandosi di una patologia di cui si sapeva poco, la famiglia era impaurita ma ha avuto la forza e la determinazione di far crescere Mariangela senza condizionamenti. «A casa non mi hanno mai fatto sentire diversa – racconta -, l’unica cosa che mi manca è l’altezza. Da piccola ho fatto tutto quello che fa una bambina senza le mie difficoltà».


 Mariangela, un metro e 50 centimetri di altezza, si definisce un piccolo bonsai. Per arrivare a questo risultato (partiva da un’altezza di un metro e 29 centimetri) si è sottoposta a diversi interventi di allungamento. Non tutti sono andati bene, ci sono state delle complicazioni che hanno reso necessario sottoporsi ad altre operazioni. Finora se ne contano dieci. «Eppure – dice Mariangela – se dovessi tornare indietro, rifarei tutto».

Per aiutarla a prendere decisioni consapevoli, la sua mamma le ha sempre suggerito di informarsi. Ha partecipato così a innumerevoli convegni che parlavano di acondroplasia, ha incontrato tante famiglie che condividevano la sua stessa esperienza e conosciuto medici che se ne occupavano: «È necessario informarsi perché ogni dottore ha la sua tecnica». Ha vissuto il primo ricovero a 16 anni, nel giorno del suo compleanno. A causa delle diverse complicanze, Mariangela non può fare a meno delle stampelle e usa la carrozzina quando deve percorrere tratti lunghi. Ma con grande grinta e convinzione ripete: «Rifarei ogni cosa».


Lo sport ha radicalmente cambiato la sua vita.

«Sono un piccolo bonsai ma da bambina ho fatto di tutto: ho portato la bici senza rotelle, sono andata sui pattini. Mia mamma non mi ha mai impedito di fare nulla, mi diceva sempre: se te la senti, prova». 


 L’incontro con la Gabry Dance, scuola di danza specializzata in danza sportiva e paralimpica, avviene per caso. «Nel 2008 seguivo la trasmissione Amici, mi piaceva uno dei partecipanti, Luca Napoletano, cominciai a seguirlo nelle diverse tappe». Dopo qualche anno il cantautore italiano, nato ad Avellino, viene a Poggiomarino per la manifestazione “Musica e Testimonianza”.

Quella sera Mariangela vede esibirsi i ragazzi della Gabry Dance: «Avevano diverse disabilità ma io vedevo semplicemente dei ragazzi» dice. Chiede di conoscere il loro maestro, Gabriel Cretoso, tecnico della Federazione Italiana Danza Sportiva. «C’è qualcosa che io posso fare?» gli domanda. Netta e incoraggiante la risposta del maestro: «Cerca di cominciare presto, perché hai perso già troppo tempo». É l’ottobre del 2014.

Nei giorni successivi va a trovarlo in palestra con la mamma. «I ragazzi che avevo visto esibirsi si muovevano senza stampelle, io senza stampelle cado», spiega.

Il maestro Cretoso le parla della danza in carrozzina: «Le ruote saranno le tue gambe e con le braccia farai i volteggi» le dice. La ragazza in quei giorni doveva andare in pellegrinaggio a Lourdes, si prende quel tempo per decidere. Al ritorno comincia questa nuova esperienza. «Per questo sport non basta una semplice carrozzina – aggiunge -, il maestro si è subito adoperato per una raccolta fondi. Da quel momento ho spiccato il volo». 

Nel 2015 vince il primo campionato italiano di Freestyle classificandosi al primo posto e ad agosto entra a far parte della Nazionale Italiana Paralimpica di Weelchair: «Una grande soddisfazione per me e per Gabriel». A novembre dello stesso anno partecipa, a Roma, al primo mondiale classificandosi settima. «Da quel momento sono cominciati i nostri viaggi per le varie classificazioni e la mia vita è cambiata». Lo sport è stato il suo riscatto, un aiuto fondamentale a livello psicofisico, la finestra che le ha fatto scoprire il mondo.

«Tutti possiamo fare qualcosa se crediamo in noi stessi e abbiamo alle spalle una famiglia che ci sostiene» dice. Poi aggiunge: «E se si ha fede».

È questo l’ingrediente segreto di Mariangela, che frequenta la parrocchia di Sant’Alfonso a Sarno fin da bambina. A 6 anni entra in Acr, fa la chierichetta, per un periodo vive anche l’esperienza scout. «In quegli anni in parrocchia c’era don Antonio Mancuso e quando si organizzavano le uscite, mi chiedeva sempre: Mariangela, tu vieni?», ricorda.

Poi è ritornata nella grande famiglia di Azione Cattolica, attualmente ricopre il ruolo di consigliere diocesano e membro dell’equipe adulti. Non un impegno ma una chiamata. Con ironia aggiunge: «Il Signore non chiama mai quando abbiamo tempo libero!».

Attualmente è educatrice ACR (gruppo 6-8) nella parrocchia di Sant’Alfonso di Sarno affidata don Marco Siano, si è inventata la tessera sospesa sulla analoga esperienza del caffè. Un modo per dire grazie per quello che ha ricevuto e dare, a chi si trova in difficoltà, la possibilità di vivere questa entusiasmante esperienza di fede. Un bel gesto, da autentica campionessa gentile.  

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