Proviamoci

Editoriale del direttore Salvatore D’Angelo, dal nuovo numero di Insieme in distribuzione. Scuola, famiglia, politica: quale alleanza educativa per i nostri figli? 

di Salvatore D’Angelo

Un frame del video amatoriale che ha immortalato il raid punitivo messo a segno lo scorso 22 ottobre a Roccapiemonte.

Non so se avete letto il libro o visto il film La paranza dei bambini. Se non l’avete fatto, recuperateli. Lasciano un’amarezza, quasi uno spaesamento, una perdita di speranza, mitigati solo dal fatto – e nemmeno tanto – che si tratti di opere intellettuali. In questi casi entrambe portano la firma di Roberto Saviano.

Finzione artistica, ma fino ad un certo punto. Si ispirano a fatti realmente accaduti.
Sfogliando le pagine, scorrendo le immagini, vi imbatterete in alcune scene sempre più familiari. Forcella, Ponticelli, i Quartieri Spagnoli, Scampia sono anche qui, dietro l’angolo. Non solo nei tg o sui giornali. Nella nostra finta terra tranquilla, quegli episodi si ripetono tra i cortili dei centri storici e tra le palazzine dei quartieri popolari.

La droga nascosta nelle intercapedini delle scale, dietro le edicole votive, lo spinello passato a scuola, sono scene dei nostri giorni, dei nostri luoghi.

Non bisogna distogliere lo sguardo, far finta di nulla, quando il ragazzino prende in giro il compagno secchione; quando una bambina appassionata di libri viene schernita dalla coetanea. È necessario indignarsi quando si assiste a una spedizione punitiva di decine di adolescenti, come avvenuto qualche giorno fa a Roccapiemonte, partita da paesi vicini perché bisognava dare una lezione a un coetaneo, urlando improperi e brandendo mazze.
Un’orda di bestie che corre per le strade della nostra terra con auto e motorini, sbarbatelli annichiliti dall’alcol e dalla droga, dalla cultura del branco e della prevaricazione, finché qualcuno non si farà male e si piangerà, allora si tappezzeranno le strade di striscioni e si faranno volare palloncini, tra la disperazione generale. Angeli, si dirà.

Possiamo ancora accorgerci di quanto accade intorno a noi. Non dobbiamo continuare a mettere le bende sugli occhi, altrimenti saremo complici, colpevoli quanto o forse più di questi ragazzi.

Se mio figlio indossa le sneaker all’ultima moda, che costano anche mille euro, se cambia continuamente smartphone, se esce alle 22.00 e non torna prima dell’alba, se a scuola ha uno scarso rendimento, da genitore dovrei pormi qualche domanda. Soprattutto se lo stipendio di mamma o papà a stento è sufficiente a mettere un piatto a tavola.

La scuola, la Chiesa, la politica, dovrebbero e potrebbero fare di più e meglio, ma senza l’alleanza dei genitori il lavoro diventa difficile e rischia di essere infruttuoso. In famiglia si percepiscono le prime avvisaglie ed è in famiglia che vanno apportate le prime correzioni. I pesci di paranza sono quelli che risalgono verso la rete attratti dalla luce delle lampare. I nostri ragazzi risalgono verso la criminalità e il menefreghismo attratti dai neon del facile guadagno e della gratuita sopraffazione.

Proviamo a staccare l’interruttore dell’accecante illuminazione artificiale. Facciamo passare i raggi caldi e luminosi di un bacio materno, dell’attenzione paterna, della condivisione con i nonni, dei giochi con i cugini, della serenità seppur tra le quotidiane difficoltà.

Releghiamo l’amarezza, la perdita di speranza, lo spaesamento alle trame di film e di romanzi. Proviamoci.

 

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