S. Alfonso 2016. Confessionale, luogo della Pasqua

Il vescovo ha parlato di Misericordia, confessione e riscoperta della coscienza nell’omelia per la festa di Sant’Alfonso Maria de Liguori. Questa mattina il pontificale nella Basilica di Pagani dove si conserva il corpo del Dottore della Chiesa

Alfonso Maria de Liguori cantore e interprete della Misericordia. Monsignor Giuseppe Giudice ha colto questi aspetti della vita del Dottore della Chiesa nell’omelia pronunciata questa mattina nella Basilica di Pagani, nel giorno della festa di Sant’Alfonso.

Il vescovo diocesano ha colto gli aspetti più importanti della Misericordia e della confessione, leggendoli alla luce dell’esempio del fondatore dei Missionari Redentoristi.

«Alfonso Maria de Liguori è un uomo che non si è fermato nella valle, non ha parlato di Misericordia, ma ha accolto la Misericordia. Possiamo imparare tanto da questo uomo impastato di misericordia, che ha esercitato la misericordia con estro e fantasia, che non si è rinchiuso in un recinto ecclesiale, ma le sue doti le ha messe al servizio di tutti, da quel giorno che in via dei Tribunali si è accorto che la giustizia umana a volte difetta. Alfonso ha il coraggio di dire: mondo ti ho conosciuto! Cambia la sua vita e si converte».

Attraverso questa conversione, che non è pentitismo, il Dottore della Chiesa ci invita a ritornare alle coscienze. Un appello che rivolge costantemente anche papa Francesco. «Vogliamo ricostruire le città, vogliamo la pace, che non ci sia la guerra? Bisogna ricostruire l’uomo dal di dentro. Bisogna ridare forza alla moralità», ha detto il vescovo.

Come? «Il credente si metta in cammino e vada verso il confessionale, che diventa luogo della Pasqua, luogo dove si è accolti nella fragilità. Il confessionale non è, non sia la camera dove bisogna essere tormentati».

Monsignor Giudice ha rivolto anche un pensiero a chi giudica con facilità: «Alfonso ci fa fermare e ci dice: senti, tu che stai giudicando, tu che guardi la pagliuzza nell’occhio del fratello, ma c’è una trave nel tuo occhio? Perché lo fai? Nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie e città – ha continuato il vescovo –questo criticare, questo continuare a demolire, questo uccidere, questo ferire è presente… e poi attraversiamo la porta della misericordia. Come siamo falsi davanti al Signore!». Insomma, una condanna alla doppia morale che non deve esserci nella Chiesa: «C’è da ridere quando arrestano uno che ha rubato un pollo e non il grande che ha ucciso i polli».

Il vescovo ha dunque esortato: «Riprendiamo carissimi sacerdoti e fedeli la confessione, è lì che il Signore ci attende».

Infine, l’invito ad applicare l’accoglienza della Misericordia, così come ha fatto Sant’Alfonso: «Raccogliamo questo gesto: le nostre parrocchie non si organizzino sugli eventi, ma rimettano al centro il confessionale e l’eucaristia, perché la mia vita, la nostra vita, si riprenda».

 

Salvatore D’Angelo

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