Il cammino dell’Associazione si fa sempre più impegnativo e ben strutturato, coinvolgendo un numero crescente di aderenti all’apostolato. Accanto al gruppo di Pagani, nascono progressivamente altri gruppi nei paesi dell’Agro e anche al di fuori dei suoi confini.
Inizia a farsi strada, con gradualità, l’idea di creare un organo di collegamento con gli ammalati e con quanti desiderano conoscere e rimanere in contatto con il mondo della sofferenza. Ci troviamo negli anni tra il 1965 e il 1970, un periodo in cui tutto è in lenta evoluzione e si avvertono ancora gli effetti del dopoguerra. Il desiderio di comprendere la situazione umana e sociale del tempo è sentito da tutti, così come si percepisce l’esigenza di un cammino cristiano più chiaro e deciso.
Nasce il ciclostilato Araldi della Croce
Così, da un’attenta riflessione e dal desiderio condiviso di lasciare un segno concreto, prende forma il progetto di dare vita a uno strumento di comunicazione che fosse al tempo stesso canale sociale e mezzo di apostolato, in linea con una delle finalità dell’Associazione: diffondere «direttamente e indirettamente la buona stampa e in particolare quella cattolica». Prende così vita il ciclostilato Araldi della Croce.
Sfogliando alcune copie dell’epoca, mi colpisce subito quanto fosse già ben strutturato: c’è la pagina dello Spirito, quella dedicata alla vita dell’Associazione, lo spazio riservato alle lettere indirizzate all’incaricato diocesano, la rubrica «Riceviamo e pubblichiamo», articoli di approfondimento su realtà ecclesiali, sulla moda, sullo sport. Tutto ciò che si era immaginato prende forma concreta, con sorprendente completezza.
È emozionante, per me, avere oggi tra le mani non solo i ciclostilati originali, ma anche le matrici incise a macchina, i disegni realizzati con cura, e infine quel ciclostile manuale, che abbiamo gelosamente conservato e di cui solo ora comprendo appieno il valore simbolico. In quegli strumenti c’è il cuore pulsante di un sogno diventato realtà, l’anima di un apostolato vivo e creativo.
La lettura di quel giornalino ciclostilato è oggi una vera miniera di informazioni: racconta con ricchezza e dettaglio la vita dell’Opera. La pagina dedicata alle attività dell’Associazione, in un certo senso, prende il posto dei preziosi verbali dai quali ho attinto finora. Trascritti lì, quegli eventi diventano memoria condivisa: per chi non li ha vissuti, una scoperta; per chi c’era, un’occasione per rivivere e rinnovare l’impegno nell’apostolato verso i sofferenti.
1971, cambia la veste tipografica
Una svolta significativa per questo organo di collegamento avviene nel 1971: si passa dal ciclostilato alla stampa tipografica. Nel numero di dicembre 1971 di Araldi della Croce, bimestrale di vita cristiana, stampato presso la Tipografia S. Gerardo Maiella di Materdomini (Avellino), compare un testo a firma della direzione, che riporto integralmente: «SI RICHIEDE IL BOLLETTINO A STAMPA. Così ci diceva l’Eccellentissimo Mons. Iolando Nuzzi, Vescovo di Nocera dei Pagani quando andammo ad ossequiarlo nell’episcopio di Campagna e gli presentammo il modestissimo ciclostilato ‘Araldi della Croce’. Il volere del Vescovo corrisponde al nostro antico desiderio. Rimanevamo incerti per vari motivi; soprattutto per il fattore finanziario. Ma per volontà del Vescovo e del Padre, volontà di Dio e nel nome del Signore iniziamo la stampa di questo periodico di vita spirituale a conforto di una umanità sofferente. Il nostro non ha alcuna pretesa. Vuole affiancarsi alle riviste grandi e piccole che specificatamente si rivolgono al mondo della sofferenza per contribuire ad un sollievo spirituale e ad una elevazione morale e sociale di quanti soffrono… Il nostro ciclostilato cambia solamente la veste tipografica, ma né il fine e né l’impostazione. Rimane fedele alla sua tradizione ed alla sua missione e al suo titolo. Nato tra i ‘Figli della Croce’ è diretto a quanti soffrono nel nome della Croce e si gloriano di appartenere a questa Famiglia. Chiediamo pertanto la collaborazione di tutti perché ‘ARALDI DELLA CROCE’ venga diffuso e sostenuto».
Queste parole testimoniano con forza lo spirito che ha animato quel passaggio: la fedeltà alla missione originaria unita al desiderio di raggiungere sempre più cuori, con mezzi più adeguati e duraturi.
In queste parole risuona un profondo senso di apostolato verso chi soffre, ma anche un impegno delicato e consapevole nel mondo della stampa, il quale ha il compito di diffondere e custodire i valori cristiani. Vi leggo un desiderio immenso di edificare, sostenere e formare tanti fratelli e sorelle ammalati, ma anche numerosi gruppi, sparsi in ogni parte, che scoprono e testimoniano il grande valore della sofferenza, da vivere come «vocazione e missione» nella Chiesa e nel mondo.
Don Gaetano Ferraioli, direttore Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza
Questa rubrica, curata da don Gaetano Ferraioli, intende approfondire la vita e l’opera del Servo di Dio Alfonso Russo (1943–2013), fondatore della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza
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