Anno scolastico 2024-2025, già si ode il suono delle prime campanelle. L’ultimo ingresso ci sarà il 12 settembre, giorno di inizio fissato dalla Regione Campania. In molte scuole si comincerà già dal 10.
Puntuale il messaggio di mons. Giuseppe Giudice, che ruota intorno al concetto di inclusione e rispetto. Valori che, ricorda il Pastore diocesano, sono proprio i piccoli ad insegnare agli adulti.
Il Vescovo si serve di alcune sollecitazioni di sant’Agostino. Citazioni dotte, quelle del Vescovo di Ippona, ma allo stesso tempo concrete e comprensibili da tutti.
Nel messaggio pubblicato integralmente sul sito della Diocesi, mons. Giudice richiama una serie di impegni che il mondo della scuola è chiamato a portare avanti nel prossimo anno scolastico.
«Al suono della campanella vi accolgo sull’uscio della scuola per offrirvi il mio Messaggio e augurarvi un proficuo anno scolastico 2024/2025», l’incipit del testo.
Mons. Giudice parla a tutti: «Un saluto a tutti, dal più piccolo che ancora assonnato varca la soglia dell’asilo nido, a chi si appresta a vivere l’ultimo anno della secondaria di secondo grado, entrambi segni concreti di speranza. Un saluto ai dirigenti, ai docenti, al personale ATA, agli alunni e alle famiglie; a tutti un augurio di speranza e di incoraggiamento».
«Si ricomincia, conoscendo bene le criticità che di anno in anno si ripropongono, a cominciare dalla dispersione scolastica ed altre questioni note, fino alla domanda cocente del rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Nonostante il ripetersi di puntuali problematiche è importante che ci siamo per ricominciare e appassionare», prosegue.
Inclusione
«“Tutti a scuola per una scuola di tutti” ci ricorda di coniugare il verbo includere, non in modo sregolato e selvaggio, ma capace di escludere pregiudizi e sterili discussioni», richiama il Pastore diocesano.
E sono i piccoli a guidare i grandi: «Mentre noi adulti ragioniamo, sono i piccoli ad insegnarci il grande valore dell’inclusione, che è capacità di rispetto dell’altro. Basta osservarli in una classe come sono capaci di vivere, studiare e giocare insieme, attingendo a quella riserva di stupore e novità, che purtroppo difetta nei nostri zaini».
Alla scuola di sant’Agostino
Qui il richiamo a sant’Agostino, di cui cita un passaggio dell’Epistola 162 e uno tratto dall’Epistola 166.
«Gli uomini fanno fatica nell’imparare, dal momento che gli scritti concisi non riescono a capirli e quelli molto estesi non amano leggerli; e fanno parimenti fatica nell’insegnare, in quanto mettono inutilmente davanti poche cose agli stupidi e molte ai pigri” (Epist. 162,9).
«Ad imparare ciò che è necessario nessuna età mi può sembrare troppo tarda, perché, se bene ai vecchi convenga di più insegnare che imparare, tuttavia si addice di più imparare, che ignorare quello che devono insegnare»” (Epist. 166, 1,1).
«Passione e metodo, conoscenze pedagogiche e psicologiche, capacità di sintesi sono doti richieste per insegnare ed imparare, sapendo anche che non è mai troppo tardi per imparare, mettendo però da parte la tentazione di voler solo e sempre insegnare», afferma il presule.
La condizione discepolare
«La condizione discepolare, se siamo umili, ci accompagna per tutta la vita».
«Ogni scuola, se ben fatta, include docenti e discenti ed esonda come un fiume oltre le aule scolastiche per raggiungere le famiglie, la città, che hanno bisogno di un soffio di rinnovata cultura, di autentica civiltà e leale cittadinanza», rimarca.
«Buon anno scolastico a tutti, a tutto il ricco e variegato mondo della scuola, cosciente di scrivere oggi un nuovo capitolo di storia, fatta di inclusione e rispetto e illuminata dalla fiaccola della speranza che mai deve spegnersi in ogni ambiente di vita se vuole essere educativo», conclude il vescovo mons. Giuseppe Giudice.
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