Nell’ultimo anno gli occhi di Nathalie e i suoi racconti sono stati la nostra finestra sull’Africa. Nathalie Yabre è una giovane burkinabè che la nostra redazione, insieme alla Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno e alla Caritas diocesana, ha deciso di aiutare nella realizzazione del suo sogno, diventare giornalista, sostenendola negli studi.
Avete imparato a conoscerla anche voi lettori attraverso le nostre pagine e un pezzetto di quel sogno è diventato anche vostro grazie al sostegno che non ci avete fatto mai mancare. Nathalie è arrivata nei nostri cuori grazie all’opera dell’associazione “Braccia Aperte Onlus”, l’organizzazione umanitaria nata nel 2015 con sede ad Angri.
«Nel dicembre 2018 – racconta il presidente dell’associazione, Stefano Sabatino – ci siamo recati nel villaggio di Kaibo, situato nel Dipartimento di Bindé, nella Provincia di Zoudwéogo, in Burkina Faso, durante una delle missioni che organizziamo per realizzare i progetti che finanziamo attraverso le attività svolte durante l’anno. Lì abbiamo conosciuto Nathalie».
È una delle poche ragazze della sua generazione che ha avuto la possibilità di poter continuare gli studi e si è resa disponibile per fare da interprete con il capovillaggio e gli anziani che non capivano il francese perché parlavano solo “moore”, la lingua della loro etnia.
«Ci ha raccontato il profondo desiderio di poter frequentare gli studi di giornalismo, presso l’Istituto di Scienze e Tecnica dell’Informazione e della Comunicazione, nella capitale Ouagadougou».
E ora quel sogno sta per realizzarsi, come ci racconta lei stessa, durante una delle videochiamate fatte con Stefano. «Quest’anno per me è stato davvero intenso – racconta la giovane – a causa del pressante impegno che i miei studi hanno richiesto e che ora volgono a termine. Inoltre, è stato un anno complicato vista anche la situazione del mio Paese, attraversato da una profonda crisi di sicurezza, con un colpo di Stato e, soprattutto, dal jihadismo, ma che grazie a Dio sembra che stia iniziando a rientrare nella normalità».
Il Burkina Faso è tra i 10 Paesi più colpiti al mondo dai cambiamenti climatici (insieme a Somalia, Haiti, Gibuti, Kenya, Niger, Afghanistan, Guatemala, Madagascar e Zimbabwe), e la siccità è aggravata dai conflitti in corso e dalla crescita dei livelli di povertà.
«Nel mio villaggio – racconta Nathalie –, la siccità ha avuto un impatto molto negativo, perché ha portato a un ritardo nella semina e di conseguenza ad uno scarso raccolto. Per di più, durante la stagione delle piogge, che durano solo tre mesi, le forti precipitazioni hanno rovinato la produzione agricola di quest’anno, complicando ulteriormente la vita degli abitanti della nostra comunità».
Una situazione che di certo non permette di guardare serenamente al proprio futuro, ma che non ha spezzato la tenacia di Nathalie: «Gli studi procedono bene e il 2024 sarà il mio ultimo anno. A giugno dovrò tenere la mia discussione di fine studi sul tema “Il calcio femminile burkinabé: una disciplina in ricerca di notorietà” e come elaborato finale dovrò produrre un reportage video sulla realtà del calcio femminile in Burkina Faso. Il mio grande sogno è diventare una giornalista sportiva. Il mio modello di riferimento è Lilian Gatounes, commentatore di grandi eventi calcistici su Canal Plus».
Una risolutezza di certo dettata anche dalla responsabilità di essere una figura di riferimento per le ragazze del suo villaggio e per i suoi fratelli e sorelle: «Soprattutto alle ragazze della mia generazione dico di perseguire sempre e con coraggio i propri ideali, guidati dalla forza della passione».
E di questo ringrazia gli amici italiani che l’hanno sostenuta: «Sarò orgogliosa di essere un’ambasciatrice del mio villaggio e mi sentirò responsabile di incoraggiare i miei fratelli e sorelle a credere sempre nei propri progetti, per costruire una vita e un futuro migliori per il nostro Paese. Ringrazio di cuore gli amici italiani che mi sostengono negli studi. Grande è la mia riconoscenza, perché senza di voi il mio sogno di fare la giornalista non si sarebbe mai realizzato. Spero che un giorno potrò venire in Italia per abbracciarvi tutti».
Le fiabe africane a scuola
Tra le attività che l’associazione “Braccia Aperte” porta avanti c’è anche quella di sensibilizzazione e conoscenza della cultura africana tra i più giovani. Iniziative indispensabili per avvicinare quotidianità completamente diverse, ma capaci di arricchire.
«In questi anni, grazie alla sensibilità dei dirigenti scolastici – racconta Sabatino – siamo stati in alcune scuole del territorio per raccontare i progetti di scolarizzazione e le attività che realizziamo tra Togo, Costa d’Avorio, Senegal e Burkina Faso. Le immagini e i nostri racconti rendono viva e concreta una realtà che per i nostri ragazzi è inimmaginabile e a volte distorta da tanti luoghi comuni».
All’attività di informazione, da gennaio i volontari dell’associazione hanno avviato presso la Scuola secondaria di I grado “Galvani-Opromolla” di Angri il progetto incentrato sulle fiabe africane finanziato dal PNRR: «Partendo dal racconto delle fiabe africane più conosciute, come ad esempio la raccolta di Nelson Mandela, i ragazzi impareranno la modalità di scrittura per poi cimentarsi nella creazione di nuovi personaggi, con varie caratterizzazioni. Lo scopo finale sarà quello di farli confluire in una fiaba originale che, grazie all’ausilio dei docenti di lingua straniera, saranno tradotte in almeno due lingue».
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