Naufragio nel Crotonese, Caritas: “Penalizzare gli interventi di salvataggio in mare fa aumentare uno squilibrio di umanità”

Don Marco Pagniello:“È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare”
(Foto ANSA/SIR)

“Di fronte a simili tragedie, la Caritas Italiana richiama tutti alla propria responsabilità per trovare soluzioni adeguate di fronte al fenomeno globale delle migrazioni, che guardino al bene comune e non a interessi di parte”. Lo dice il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, in seguito alla notizia del naufragio nel Crotonese.

“È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare. Questo naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Caritas Italiana ribadisce l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa con le Istituzioni e i diversi Paesi, affinché l’Italia e l’Europa siano all’altezza delle loro tradizioni, delle loro radici e del loro umanesimo”.

La questione delle migrazioni, della fuga dalla miseria e delle guerre, sottolinea il direttore di Caritas italiana, “non può essere gestita come fosse ancora un’emergenza”.

“Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano sul campo non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile”.

Ricordando come già il Consiglio Permanente della Cei, alla vigilia delle elezioni, ribadì che “è tempo di scelte coraggiose e organiche, non di opportunismi, ma di visioni”, don Pagniello evidenzia che “è tempo che i diversi attori si confrontino per trovare una soluzione corale e costruttiva, per il bene di tutti”. “L’accoglienza delle persone che arrivano e arriveranno sul nostro territorio è per noi un fatto importante, che ci impegna, al di là della discussione sull’opera delle Ong e del loro ruolo nel mare Mediterraneo – conclude –. Caritas Italiana, per conto della Chiesa che è in Italia e in collaborazione con altre organizzazioni e il Governo, col progetto dei corridoi umanitari pone un ‘segno’: si possono, dunque si devono, organizzare vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi per mare e che diano prospettive reali alle persone migranti”.

Filippo Passantino

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