Il Battistero di Santa Maria Maggiore, storia e prospettive future

Il Battistero di Santa Maria Maggiore in Nocera Superiore – foto Salvatore Alfano

Diciamolo pure e senza troppi giri di parole, il contesto urbanistico dell’Agro nocerino-sarnese è a dir poco scomposto e confusionario, costituito da un complesso di stratificazioni storiche che ha visto il periodo della cosiddetta “speculazione edilizia” trionfare su tutte. Una muraglia di cemento e ferro si è imposta sulla composta visione precedente e ha, irrimediabilmente, obnubilato la vista del bello.

In tutto questo degrado alcuni elementi architettonici eroicamente sopravvissuti ora si trovano isolati e scollati da un contesto abitativo a cui non appartengono più.

Giacciono come oasi della memoria nel deserto urbano attuale a ristorare la sete di bellezza di quanti vi posano lo sguardo.

Quasi al limite del confine diocesano, verso oriente, nel cuore dell’antica Nuceria, trova posto uno di questi baluardi della “resistenza” architettonica: il Battistero di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore.

Osservando dall’esterno questo mirabile esempio di architettura paleocristiana leggiamo la pianta centrale del Tempio ruotare intorno ad un grande spazio cilindrico mentre, al suo interno, l’anello centrale, quello in cui è situata la grande vasca battesimale, è delimitato da quindici coppie di colonne di diverso colore, con capitelli decorati in marmo, sormontate da archi su cui poggia la grande cupola. Gli architetti bizantini fecero largo uso di materiali di reimpiego, spolia, provenienti dagli edifici dell’antica città in disarmo e furono maestri assoluti nel creare uno spazio che si dilata ben oltre le sue dimensioni reali.

Degli adattamenti successivi alla sua edificazione si ha traccia evidente nelle due cappelle laterali, riccamente affrescate in epoca medievale (XIV-XV secolo), di dimensioni e forma diverse. Al loro interno troviamo il racconto della vita di Cristo.

Proprio in questo luogo di culto e di memoria, sorto intorno al VI secolonel villaggio di Santa Maria Maggiore, oggi Comune di Nocera Superiore, con le mostre promosse dal Museo diocesano, “Diario di famiglia” di Lorenza Mazzetti e “Divinitas” di Onofrio Pepe, curata da Teobaldo Fortunato, si è proposto un percorso in cui le opere diventano uno dei registri visivi dell’edificio. Questa particolare capacità è tuttavia merito non solo degli artisti quanto del luogo che ospita le opere. Abbiamo avuto prova che con il giusto allestimento la struttura può essere un pregevole spazio espositivo.

Eppure, ora, come spero in futuro, dobbiamo renderci conto che il Battistero non potrà mai essere ridotto a mero contenitore, la sua bellezza, che risiede nella profonda sacralità che si percepisce appena entrati nel suo spazio avvolgente, impone che tutto ciò che vi sia collocato, anche solo momentaneamente, abbia con esso una prospettiva dialogica.

Così come le sapienti maestranze che lo hanno concepito ed edificato sono state in grado di armonizzare la complessità dei materiali recuperati dall’area circostante e hanno compiuto lo sforzo necessario per modificare le forme antiche, portatrici di una cultura non più attuale verso la conversione lenta ma inesorabile al nuovo credo cristiano, proiettandoci definitivamente verso la natura divina, altrettanto noi dovremo essere capaci, o almeno provare a sviluppare forme di gestione e promozione di uno dei beni più significativi della Campania.

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