La signora del pomodoro

Diana Attianese è una giovane imprenditrice, leader di Italianavera, l’azienda di sughi pronti che esporta nel mondo la bontà dei nostri prodotti locali.

di Mariarosaria Petti

 

Le estati trascorse da bambina in una San Marzano sul Sarno che profuma di pomodoro, conserve e genuinità. È da un ricordo infantile che parte l’avventura imprenditoriale di Diana Attianese, figlia d’arte, che ha saputo fondere la tradizione familiare nel comparto dell’industria conserviera con la passione per il design e le competenze nel mondo del marketing. Nasce così nel 2014 Italianavera, l’azienda di sughi e affini, che ha sede a Sant’Egidio del Monte Albino.

I ricordi di una bambina. «Quando ero piccola, con mio padre assistevo alle produzioni, respiravo l’odore forte del pomodoro. Mi è rimasto impresso. Ricordo le tecnologie rudimentali: il bagnomaria, la pelatura manuale» racconta Diana nel suo ufficio. La ragazzina che osserva curiosa l’evolversi dell’azienda conserviera Attianese cresce e intraprende gli studi universitari in Economia, alla LUISS Guido Carli di Roma: «Mi sono laureata in management industriale, perché volevo approcciarmi alla realtà familiare, poi ho scoperto che tra le mie attitudini c’era anche quella per il marketing e la moda» spiega l’imprenditrice. Una strada che la conduce a lavorare per alcuni grandi brand di abbigliamento, come Silvian Heach e Pianurastudio: «Mi occupavo di coordinare i punti vendita del franchising. Ero affascinata dall’organizzazione degli eventi e delle sfilate». La vita di Diana sembra aver imboccato il giusto binario fino a quando non scocca una scintilla: «Ho lasciato tutto, avevo bisogno di creare qualcosa di mio per essere protagonista del mio sogno». Il divario generazionale nello stile di conduzione dell’azienda di famiglia è forte, tanto da far comprendere all’allora trentenne che non c’è posto per lei accanto a suo padre. Intanto si abilita alla professione di dottore commercialista e revisore dei conti e comincia a lavorare tra bilanci e scadenze: «Un mondo troppo grigio per me».

Italianavera è un marchio al femminile, non solo perché pensato da una donna: «In dialetto napoletano diciamo ‘a pummarola, perché il pomodoro racconta la storia delle donne.

L’intuizione di Diana nasce ai fornelli con sua zia. L’oro rosso si mescola ad altri prodotti di qualità del nostro territorio: capperi, basilico, ortaggi. Nascono i sughi pronti, elegantemente confezionati secondo il design studiato dall’imprenditrice. «Con pasta e pomodoro non si sbaglia mai!» esclama felice. «Ho pensato ad un prodotto di qualità e della tradizione, con un packaging curato nei dettagli, per andare incontro alle esigenze delle donne di oggi, in perenne corsa tra impegni lavorativi e familiari» spiega la donna, che di conciliazione dei tempi di vita ne sa molto. «Ho avviato la mia attività e dopo poco è nata mia figlia, alla prima fiera ho partecipato insieme a lei e a mia madre, che mi ha dato una mano con la piccola». Italianavera è un marchio al femminile, non solo perché pensato da una donna: «In dialetto napoletano diciamo ‘a pummarola, perché il pomodoro racconta la storia delle donne. Ho voluto riprendere la sinuosità del corpo femminile nella scelta del logo aziendale, affinché tutto fosse ispirato alla donna – afferma la leader –. Vorrei lasciare un segno in questo territorio, perché sono convinta che ancora qualcosa di bello possa essere costruito». Traguardi più importanti l’attendono: «Sogno di affermare sempre di più il brand Italianavera, aprendo uno showroom e lanciando anche una linea di abbigliamento, per sancire una fusione tra fashion, food e furniture, le tre “F” del Made in Italy».

Attualmente Diana è affiancata da due collaboratrici in ufficio, contando su uno staff di tre cuoche e un operaio per una produzione di circa 25 mila vasetti all’anno, distribuiti in Germania, Inghilterra, Svizzera, Francia, Belgio, Austria, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Canada e Giordania. «Quando mi telefonano da New York per complimentarsi dei miei prodotti, stento a crederci, forse per inconsapevolezza emotiva» confessa.

Grazie all’ingegno di una donna, nel modo si può conoscere e apprezzare il sapore buono della Valle del Sarno, gustando la storia e la tradizione di un popolo in attesa di riscatto.

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