Commemorazione dei defunti: il Cantico delle creature per l’incontro con sorella morte

Il messaggio del Vescovo: «Vogliamo tentare di camminare con san Francesco cercando di balbettare la parola sorella anche per la morte»
Il Vescovo benedice le tombe dall’esterno della cappella madre del cimitero di Nocera Inferiore

La Commemorazione dei defunti rappresenta sempre un momento di grande impatto riflessivo, emotivo e spirituale. La comunità cristiana è invitata a pregare per i defunti, visitare i cimiteri, riflettere sul senso della morte.

Come ogni anno, il vescovo monsignor Giuseppe Giudice ha preparato un messaggio per la Diocesi invitando a riscoprire il Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi, di cui nel 2026 ricorrerà l’ottavo centenario della composizione.

Nel 2026 si ricorderanno anche gli otto secoli dalla morte del patrono d’Italia. È un invito a ritrovare, nelle parole del poverello d’Assisi, la capacità di lodare Dio in ogni stagione della vita, persino nella fragilità e nella sofferenza.

San Francesco compose (o dettò) il Cantico nel tempo della prova, segnato dal dolore fisico e spirituale. Eppure, da quella debolezza sgorga un inno di gioia e gratitudine.

«Il Cantico non è scritto a tavolino, in un tempo di salute, forza ed esuberanza, ma nel momento fragile della malattia. E proprio questo fatto è sorprendente, cioè che san Francesco canta la bellezza del creato e delle creature, la lode al Creatore, nel tempo della sofferenza, quando nulla inviterebbe alla riconoscenza, alla gratitudine e alla lode».

È questo il cuore del paradosso cristiano: saper cantare la vita anche nel buio della morte: «Il Cantico è per questo motivo un inno pasquale elevato nei giorni del Venerdì santo, che prelude alla Risurrezione».

Ogni creatura è fratello e sorella

Ogni creatura «è fratello e sorella; non estraneo, non nemico, non distante, non concorrente, ma semplicemente e con letizia ognuno è fratello e sorella», scrive il presule.

Ed è in questa scoperta, «fortemente cristologica, la fonte della pace e il ripudio di ogni guerra». Ed anche, «e direi soprattutto, per sorella morte, dalla quale nessun uomo vivente può scappare, egli loda il Signore».

È «un cammino non scontato, non semplice e non facile, ma è il cammino di chi si fa piccolo, minimo, per poter entrare nel Regno».

Monsignor Giudice invita la comunità, pellegrina di speranza, a «tentare di camminare con san Francesco cercando di balbettare la parola sorella anche per la morte».

Un percorso non semplice, che chiede «conversione e riconciliazione», per il quale il Serafico Padre può sorreggerci «con la sua testimonianza». Insieme a lui «ci aiutino i nostri defunti che già hanno attraversato quella porta stretta che conduce al cielo, e là, ne siamo certi, essi ci attendono».

I versi di san Francesco

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts