Angelo Solimena è ritornato al suo posto. Dopo 41 anni la Deposizione è ritornata nella navata laterale della chiesa di San Matteo di Nocera Inferiore. Si chiude così un cerchio, dopo lo stupore e la gioia per il ritrovamento e, soprattutto, le celebrazioni che hanno accompagnato le ultime settimane.
La ricollocazione e il ritrovamento dopo 41 anni dal suo furto, avvenuto nel 1983 nella chiesa di San Matteo Apostolo, è stato una festa. Quelli del trafugamento erano gli anni del post terremoto del 1980. Molti gli oggetti e le opere vittime non solo della calamità naturale, ma della criminalità organizzata e dei ladri d’arte.
Per anni la chiesa madre nocerina era rimasta senza quell’immagine, che solo nel 2021 ne riaccolse una copia. Poi lo scorso aprile, durante una gita scolastica con i suoi alunni ad Urbino, il professor Mario De Luise scorse il dipinto e lo associò a quello trafugato. Una felice e competente intuizione che ha consentito di riportare a casa la Deposizione, con una cerimonia tenutasi il 30 maggio.
Le parole del parroco e del procuratore della Repubblica
«Una gioia grande», ha commentato il parroco don Raffaele Ferrentino. Ma non è stato semplice, come ha rilevato il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore, Antonio Centore: «L’intervento della Procura è stato indispensabile per il sequestro del bene, però c’è stato un problema tecnico che ha rischiato di far saltare l’operazione in quanto la tela non era dello Stato, ma di un ente ecclesiastico e, quindi, non inusucapibile». Pericolo scongiurato, tant’è che a poco più di un mese dalla denuncia la tela è stata riportata a Nocera Inferiore.
Il comandante del nucleo tutela del patrimonio culturale dei carabinieri, Massimiliano Croce, nel corso della cerimonia di svelamento ha evidenziato: «In questa vicenda ci sono delle componenti alquanto inusuali: va segnalata la collaborazione da parte di un privato cittadino che, per il suo alto senso civico, ha individuato l’opera e si è rivolto alla Soprintendenza e ai carabinieri del nucleo tutela. Ma va anche segnalato che un’opera trafugata era esposta in una galleria nazionale».
Indagine in corso
L’indagine della Procura nocerina prosegue, ci sono diversi punti da chiarire fino ad arrivare agli autori del furto del dipinto di Angelo Solimena, papà del grande Francesco.
«L’operazione è stata possibile grazie alla banca dati dei beni illecitamente sottratti. È unica al mondo perché sono presenti 1.300.000 opere da ricercare e 7 milioni di eventi delittuosi. Abbiamo cercato di capire se le immagini in database e quella tela si avvicinassero».
Ma non è bastato: «È stato necessario sviluppare ulteriori accertamenti perché sulla tela c’erano delle differenze. In questo caso – ha detto il comandante Croce – è stato essenziale l’occhio dell’operatore specializzato. Guardando i particolari è emerso che era stato fatto un restauro, con la modifica della parte superiore».
Successivamente al sequestro stiamo cercando di ripercorrere tutta la catena delittuosa: «La galleria si trova l’opera perché era stata concessa in comodato d’uso da parte di una fondazione bancaria, che l’aveva acquistata da un antiquario che l’aveva acquisita nel 1984 subito dopo il furto, avvenuto nel 1983. Da qui stiamo ripercorrendo tutta la filiera criminale che ha determinato quest’azione delittuosa», ha concluso.
Insomma, le indagini sono tutt’altro che concluse.
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