Rifugiati ucraini: impegno per un’accoglienza diffusa

Il Vescovo ha incontrato i rifugiati che sono stati accolti nel Palazzo vescovile di Episcopio in Sarno
Il Vescovo parla con alcuni rifugiati (Foto Insieme)

Rifugiati ucraini accolti nella Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno: lavora a pieno ritmo la macchina dell’accoglienza coordinata dalla Caritas diocesana. È stato individuato il sistema della «accoglienza diffusa», così la definita il vescovo Giuseppe Giudice. Il presule ieri mattina ha visitato i profughi accolti nel Palazzo vescovile di Episcopio di Sarno.

Accompagnato dal direttore della Caritas diocesana, don Enzo Di Nardi, dal parroco della concattedrale, mons. Antonio Calabrese, e dal responsabile dell’ANSPI (associazione degli oratori che coordina gli aiuti ad Episcopio, ndr), Antonio Lombardo, il Pastore diocesano ha incontrato le 20 persone arrivate domenica notte.

Gli accolti

Si tratta di mamme con i propri figli e di alcune ragazze. C’è anche un uomo, tra i pochi arrivati nell’Agro, si chiama Valerio ed ha 59 anni, è sfuggito alla guerra perché con gravi patologie. C’è anche una donna che conosce la Valle del Sarno perché da bambina è stata accolta dopo la tragedia di Chernobyl; è qui con i figli.

La mascotte del gruppo è una bambina di tre anni che insieme alla mamma è fuggita da Odessa. Ha percorso a piedi la strada fino al confine con la Moldova, camminando a piedi per sette notti e sette giorni. È arrivata in Italia con la bronchite. Lunedì è stata sottoposta a dei primi controlli ed è in rapida ripresa.

La piccola mascotte del gruppo di rifugiati (Foto Insieme)

Nei giorni scorsi alcuni medici – un pediatra, un odontoiatra e un medico chirurgo – hanno visitato i rifugiati. La piccola ha accolto la delegazione vescovile con un grande sorriso, mentre giocava apparentemente spensierata nel grande giardino dello storico palazzo dei vescovi sarnesi.

Il sistema della «accoglienza diffusa»

«Abbiamo preferito un’accoglienza diffusa, in più punti della Diocesi, per evitare di creare ghetti dove far arrivare i rifugiati. Lo abbiamo potuto fare grazie alla disponibilità delle parrocchie, delle famiglie e di alcune strutture diocesane», ha detto mons. Giuseppe Giudice.

Infatti, i 122 rifugiati accolti per ora dalla Caritas diocesana sono distribuiti in nove strutture. Si tratta di sette parrocchie – Gesù Risorto a Pagani, San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, Maria Santissima di Costantinopoli a Nocera Superiore, San Giovanni Battista a Roccapiemonte, Santa Maria delle Grazie ad Angri, San Francesco d’Assisi di Sarno, San Bartolomeo Apostolo a Nocera Inferiore –, del convento di San Francesco ad Angri, del Palazzo vescovile di Sarno e di Casa Betania a Roccapiemonte.

Ci sono anche rifugiati diversamente abili

Tra le persone accolte ce ne sono anche alcune disabili. Sono state sistemate quasi tutte nei locali della parrocchia di San Francesco d’Assisi di Sarno, che in totale ospita 30 scampati alla guerra. Alcuni, invece, si trovano già in alcune famiglie e altri arriveranno nei prossimi giorni.

Il Vescovo insieme a don Enzo Di Nardi parla con alcune ragazze accolte a Sarno aiutato dall’interprete Katia Forino, originaria dell’Ucraina ma residente da 21 anni a Pagani (Foto Insieme)

Il Vescovo ha rimarcato: «Facciamo tutto questo come Chiesa. Il Maestro ci ha detto: “Ero straniero e mi avete accolto”. L’accoglienza in questo momento è per questo popolo ucraino. Un popolo fiero, già conosciuto in questa zona perché tanti hanno lavorato qui».

Chiesa supplente

Un’opera fatta col cuore, consapevoli che la macchina degli aiuti va sempre migliorata: «Certamente qualche volta la Chiesa deve essere anche supplente perché di fronte a questi episodi c’è tanta emotività. Ci chiediamo: “ma poi chi rimane?” Chi davvero ci crede. L’accoglienza – ha ribadito – deve essere attenta, intelligente, anche prudente. Dobbiamo integrare bene le persone aiutandole per un periodo perché l’idea loro è di ritornare nella loro terra».

«Il bene va fatto bene, altrimenti il bene non fa bene – ha ricordato il presule –. L’accoglienza è fatta col cuore attraverso la Caritas, i tanti sacerdoti, le famiglie e gli operatori. Bisogna vivere questo tempo con grande disponibilità».

La condanna della guerra

La condanna del conflitto: «La guerra è una pazzia. La parola guerra non dovrebbe esserci più nel nostro vocabolario. È una tragedia per l’Europa». Infine, il richiamo a non fare dell’accoglienza un «fenomeno da baraccone», con speculazioni dal punto di vista mediatico e social. «Dobbiamo raccontare con la consapevolezza che queste persone stanno soffrendo e fuggendo da situazioni difficili. Come Chiesa vogliamo dare una risposta molto semplice, ma concreta», ha detto mons. Giudice.

Il Vescovo si era espresso con parole dure contro il conflitto in occasione della Messa per la pace celebrata in Cattedrale lo scorso 5 marzo. In quell’occasione ringraziò l’Agro per la grande solidarietà e vicinanza dimostrata al popolo ucraino.

Salvatore D’Angelo

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