All’epoca ero parroco e fui invitato alla festa di compleanno di un giovane della parrocchia. A causa dei numerosi impegni non riuscivo sempre a partecipare, anche se cercavo ogni volta un modo per far sentire la mia presenza. Quella volta, però, ero lì di persona, per condividere la gioia della festa.
Festa di giovani e animata dai giovani; festa di giovinezza e di allegria, senza eccessi e cose inutili. Ad un certo punto si abbassano le luci, si alza la musica e, al ritmo delle mani, viene portato in sala un grande pacco infiocchettato, sostenuto da un gruppo di amici.
Che sorpresa! Ma ancor più grande fu la mia meraviglia quando, aperto il pacco, saltò fuori un ragazzo vestito da Pinocchio: la favola, infatti, era il tema della festa. Spalancai gli occhi nel riconoscerlo: era un ragazzo che seguivo, ospite di una struttura presente in una delle mie parrocchie, dedicata a giovani con disabilità.
Una voce dal microfono: Pinocchio vai da mastro Geppetto!
E Pinocchio venne da me. Mi guardava come per chiedere perdono per l’ennesima bugia. Quel ragazzo, travestito da Pinocchio, portava sulle spalle una storia difficile, segnata da abbandoni e sofferenze, soprattutto dopo la morte della giovane madre. Era poi approdato nelle mie parrocchie e, fin da subito, lo presi in affidamento morale, per difenderlo dai tanti gatti e volpi che si incontrano lungo la strada.
In parrocchia e nel gruppo si sentiva accolto, protetto, voluto bene, e rispettato anche nella sua disabilità. Altri lo invitavano spesso, anzi, direi che lo utilizzavano, trasformandolo in una sorta di “pacco” da esibire nelle loro feste, non sempre improntate a valori cristiani. Attraverso i social avevo visto diverse immagini che non rispettavano la sua dignità, e da allora gli avevo proibito di parteciparvi. Fu per questo che, alla festa di Pinocchio, quasi mi chiedeva scusa e perdono. Capii che si era trattato di un’eccezione e lo invitai a essere più prudente, a parlarmi ogni volta degli inviti che riceveva per le feste.
Forse quella sera comprendemmo insieme che ogni vita è un dono, una sorpresa; che la disabilità, spesso, è altra ed è degli altri; e che ogni persona possiede una dignità infinita. Per questo, ogni burattino – se accolto e aiutato – può diventare un bravo ragazzo.
Scrive Collodi: “I miracoli non crescono sugli alberi, Pinocchio! I miracoli avvengono nel cuore”.
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.
- A Lavorate l’anno pastorale ricomincia nel segno della grazia
- Maria Santissima delle Tre Corone
- L’icona che consolò la Valle e il mondo intero
- Accompagnare la vita
- «Il presepe: simbolo di accoglienza e pace»

