Gelosia, distorta forma d’amore

Il primo modello di comportamento che si va assimilando è quello all’interno della famiglia d’origine
Foto di Goran Horvat da Pixabay

Il Dio della Bibbia è spesso apostrofato come un Dio geloso ed è chiaro che in questa accezione con gelosia si intenda un amore incondizionato e fedele anche oltre i tradimenti del suo popolo.

Noi siamo sempre tentati di farci schiavizzare da tanti altri idoli e in questo Dio ci chiede quell’esclusività nella relazione che metta Lui al primo posto per la verità e il bene di noi stessi.

Ben diversa è la gelosia degli uomini che è, invece, un sentimento che prende facilmente le sembianze di peccato quando non sappiamo contenerne l’irruenza.

Caino e Abele

Pensiamo alla gelosia di Caino per il fratello Abele, le cui primizie sono predilette dal Signore. È in un vortice di invidia e gelosia che si compie il primo omicidio della storia e se siamo onesti possiamo immedesimarci nello stato d’animo di chi non sente per sé l’amore esclusivo del Creatore.

Gesù stesso nel raccontare la parabola dei due fratelli, mette in evidenza il sentimento di gelosia del fratello che non ha mai lasciato la casa paterna e vede il Padre fare festa per il fratello pentito che ritorna dopo aver dilapidato la sua parte di eredità.

L’antidoto alla gelosia risiede nella capacità di riconoscersi guardati, apprezzati e contemplati come una meraviglia unica e irripetibile, guardati con gli occhi di Dio e in second’ordine dalle persone che ci amano, ma questa consapevolezza è spesso offuscata da tante nubi che ci impediscono la capacità stessa di lasciarci amare così.

C’è nella gelosia una radice di male che si annida in potenza in tutte le relazioni e in special modo in quelle sentimentali.

Non vi è bisogno di fare esempi per richiamare alla mente quanto in un rapporto di coppia possa essere presente questa dimensione che ha a che fare con la nostra costante tentazione di voler possedere l’altro, renderlo oggetto come un bene di cui disporre a piacimento, prescindendo dalla sua libertà.

Amore analfabeta

Purtroppo dobbiamo riconoscere quanto le nostre giovani generazioni subiscano una sorta di analfabetismo di ritorno e si trovino a balbettare l’amore senza farne reale esperienza. I numerosi casi di femminicidio a cui continuamente assistiamo hanno all’origine una distorta interpretazione della gelosia.

Essa non è più o soltanto un legame esclusivo con l’altra persona che la rende unica agli occhi del partner per le sue doti e caratteristiche; la donna – è più frequente così – è un bene da possedere, di cui godere a piacimento in ogni circostanza, la cui libertà è sottomessa al desiderio e quando questo non è soddisfatto può dare sfogo alla violenza più cieca.

La famiglia è il primo modello comportamentale

Si fa un gran parlare nel dibattito pubblico della necessità di un’educazione all’affettività e di certo molto può essere fatto in sede scolastica dove i ragazzi vivono la maggior parte del loro tempo “sociale”. Ma è indubitabile che il primo modello di comportamento che si va assimilando è quello all’interno della famiglia d’origine.

Avere dei genitori che vivono la loro relazione esprimendo con gesti, atteggiamenti e parole un’eccessiva gelosia è sicuramente un elemento che non aiuta i figli a crescere nell’amore e a sviluppare legami improntati alla serenità e al rispetto reciproco.

È da qui che possono scaturire manie sottilmente persecutorie che inducono a voler controllare l’altro nel suo tempo, nelle sue frequentazioni, nella sua intimità. Non possiamo nasconderci che sia difficile prevenire questi atteggiamenti di possessività. Eppure spesso i ragazzi, che pure cercano di affrancarsi e di vivere autonomamente la loro vita affettiva senza parlarne in famiglia, sono spesso vittime di loro stessi prima che dei loro partner. Sono invischiati in legami non trasparenti e ricettacolo di potenziali sopraffazioni.

Potremmo dire che ogni famiglia dovrebbe essere un poco più gelosa delle sue nuove generazioni e con garbo, ma anche determinazione voler dare dei messaggi, trasmettere uno stile, un modo di voler bene in cui prevalga la dimensione della gratuità e del rispetto.

Il linguaggio dell’amore

Siamo in un tempo di grandi cambiamenti, ma quando si parla il linguaggio dell’amore non abbiamo da accampare esperienze più sofisticate dei nostri predecessori.

I vantaggi delle nuove tecnologie non sono di per sé virtuosi quando si tratta di crescere nella generosità reciproca ed essere capaci di vivere le proprie emozioni.

Gli strumenti per comunicare l’amore restano quelli del dialogo, della condivisione, del donarsi reciproco, un bagaglio di esperienze che non si leggono su un manuale di istruzioni o interrogando l’Intelligenza artificiale.

L’amore è e resta l’affare serio per eccellenza e niente come il buon esempio in famiglia può farlo fiorire in tutta la sua ricchezza.


Giovanni M. Capetta/Sir

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